L’ippodromo al bivio:  «Aiuti oppure chiudiamo» 

L’aut-aut. Dalla Merano Galoppo una lettera a Roma e l’appello agli enti locali «È ora di concretizzare il sostegno promesso, altrimenti il 5 luglio riconsegniamo le chiavi»



Merano. Il cielo era già plumbeo neglim ultimi tempi e il sereno all’orizzonte ora più di prima si allontana. malgrado l’impegno, l’ottimismo e il lavoro avviato nel 2013 per rilanciare l’impianto lavorando soprattutto sul radicamento nel territorio, la merano galoppo è arrivata al bivio: «o ci supportano per davvero, oppure chiudiamo». più che una minaccia, un estremo grido d’aiuto lanciato - a livello nazionale ma anche locale - da una società di gestione che rilevando una struttura appesa a un filo l’ha riportata in alcuni anni al centro dell’attenzione. la chiesa al centro del villaggio, prendendo a prestito un proverbio francese per ricordare il ruolo cruciale dell’ippodromo nella storia della città, riguadagnato nel progetto di sviluppo di merano, anche sotto il profilo turistico, dopo un periodo di appannamento.

A Roma.

Dalla Merano Galoppo, indirizzata agli uffici capitolini che giostrano le redini dell’ippica nazionale, è partita una mail di posta certificata che nel primo rigo esprime l’accumulo di rammarico: «Andare avanti senza certezza, anzi nell’assoluta incertezza, non è più possibile». Firmato Giovanni Martone, presidente della Merano Galoppo. Destinatari la ministra Teresa Bellanova (Politiche agricole), il sottosegretario con delega all’ippica e tre dirigenti del Mipaaf.

Passione.

«Abbiamo sempre lavorato con l’unico carburante che avevamo, la passione, coinvolgendo non solo il territorio ma anche, a livello nazionale e internazionale, nuovo e tanto pubblico presente all’ippodromo, nuovi proprietari che hanno apprezzato il nostro lavoro e hanno investito comprando più cavalli, nuove figure che hanno deciso di credere nel settore». Il riconoscimento dell’ostacolismo come specialità distinta da valorizzare con tutte le sue peculiarità è un tasto su cui batte Martone che denuncia sovvenzioni che continuano a mortificare Maia rispetto ad altri impianti, malgrado «i risultati positivi che sono sotto gli occhi di tutti ma che, nonostante gli enormi sacrifici, ci porta ogni anno a chiudere il bilancio in perdita».

In municipio.

Un rosso di bilancio che, continuando di questo passo, secondo le previsioni di Martone potrebbe raggiungere i 7-800 mila euro: cifre insostenibili, «che non ci possiamo assolutamente permettere. A questo punto meglio fermarci prima. Ho delle responsabilità nei confronti dei soci». L’apertura posticipata e la situazione contingente del Covid hanno innescato un effetto negativo a catena su tutte le voci dei ricavi, a partire dagli ingressi fino agli sponsor, senza dimenticare l’annullamento dei concerti che con successo l’anno scorso erano tornati ad animare l’impianto. Ma il virus pare solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso di un immobilismo letale per il futuro di Maia.

Ieri sera il presidente della Merano Galoppo era in municipio con un messaggio forte e chiaro: al di là del lato nazionale della questione, è ora di manifestare il reale sostegno a favore dell’ippodromo. «Serve un cambio d’impostazione ora, altrimenti chiudiamo perché la situazione non è più sostenibile. Se non riceviamo adeguata risposta, il 5 luglio, ultima giornata di corse della prima parte della stagione, riconsegniamo le chiavi in Comune». SIM

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