La Provincia dirotta a Merano venti senzatetto “bolzanini” 

Sociale. Poche settimane alla chiusura della struttura nell’areale della Fiera: poi il trasloco in via IV Novembre La Protezione civile sta facendo i rilievi nel parcheggio vicino al Cas. Metà delle persone in arrivo lavorano già qui


Sara Martinello


Merano. Tra poche settimane sarà chiusa la struttura nell’area della Fiera di Bolzano, dove ora trova posto una cinquantina di persone senza fissa dimora. Di queste, circa 20-25 saranno trasferite a Merano, nel parcheggio di ghiaia provvisorio accanto al Cas (l’ex dopolavoro) di via IV Novembre.

La situazione di Bolzano.

La decisione arriva da palazzo Widmann: una decina di giorni fa il presidente Arno Kompatscher ha convocato il sindaco Paul Rösch e il suo vice Andrea Rossi – assessore competente per immigrazione e integrazione – per comunicare loro la notizia. Una comunicazione, non una richiesta, precisa Rossi: «Noi comunque abbiamo fatto presente che già abbiamo sul territorio comunale una quota di persone senza fissa dimora, ma le ragioni della Provincia risiedono nella volontà di recuperare lo spazio in Fiera e di ricollocare e distribuire su tutto il territorio provinciale un numero di persone che per Bolzano raggiunge le tre cifre. Una situazione difficile da gestire sia per l’amministrazione del capoluogo, sia per quella provinciale».

Ci sarà uno smistamento anche a Bressanone, a Brunico, a Laives? «Questo Kompatscher non ce l’ha detto. Ci ha detto però che dall’anno prossimo la distribuzione sarà un’operazione uniforme che passerà per le Comunità comprensoriali».

Chi arriverà a Merano.

Alle circa venti persone note a chi si occupa dei servizi a bassa soglia in città si aggiungeranno altri venti, venticinque assistiti, di cui circa la metà ha già un impiego – ma non un’abitazione – a Merano. «Ci sono persone uscite dai Cas, con o senza permesso di soggiorno. C’è chi non riesce a trovare stabilità, ci sono anche concittadini che nella vita hanno dovuto fronteggiare situazioni di fragilità». In settembre troveranno dimora nei prefabbricati che la Protezione civile, ora alle prese con l’analisi dei bisogni (che va dal numero dei container necessari alla valutazione degli allacciamenti), predisporrà nel parcheggio in ghiaia vicino alla stazione.

Il vicesindaco però precisa che «sarà una situazione provvisoria. Quello spazio viene da un’operazione di permuta nell’ambito dei lavori per il tunnel di monte Benedetto e ha un uso a fini di mobilità, quindi come parcheggio o come centro intermodale, il progetto al quale stiamo lavorando per una viabilità più sostenibile. Questo vincolo d’uso però viene scavalcato per via dell’emergenza in atto, rientrando nel pacchetto di misure di contrasto al coronavirus della Protezione civile, col conseguente snellimento burocratico. Se gli automobilisti potranno continuare a parcheggiare lì i loro mezzi dipenderà per esempio dal numero e dalla posizione dei container».

L’alternativa di Rossi.

L’idea di privarsi del parcheggio in ghiaia, sfogo per la viabilità, forse al Comune non piace molto. Rossi ha proposto alla Provincia un’alternativa, una struttura che con un modesto investimento per la ristrutturazione ben si presterebbe a un’accoglienza dignitosa e sicura anche dal punto di vista sanitario. «Ho proposto a Kompatscher e ai funzionari provinciali la vecchia scuola di via Rossini, già usata in passato per corsi di aggiornamento di medici e infermieri. Sarebbe un’ottima alternativa, sul modello della Casa della solidarietà di Bressanone. Il presidente della Provincia ha ringraziato e i funzionari hanno preso nota, poi non sappiamo se la cosa potrà avere uno sviluppo. Vedremo».













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