Maturità, allo School Village Don Milani ancora un modello 

Gli esami di Stato. A distanza di cinquant’anni, l’insegnamento anticlassista resta attuale per gli studenti meranesi Da quest’anno dà punti anche la relazione sull’alternanza scuola-lavoro, per alcuni un’occasione per crearsi un futuro


Sara Martinello


Merano. Parlano di classi sociali, di inclusione e di pace, gli studenti dello School Village. Alla temutissima seconda prova gli allievi della scuola alberghiera Ritz, del liceo delle scienze umane e di quello delle scienze applicate di Merano si sono fatti trovare preparati, nonostante i test d’ingresso per i corsi universitari a numero chiuso si siano svolti proprio nel bel mezzo dello studio per l’esame di Stato. E per qualcuno è stata fondamentale l’alternanza scuola-lavoro, un’istituzione che nel resto d’Italia ha sollevato pesanti critiche – da un parte per lo sfruttamento dei più giovani, dall’altra per l’introduzione di un’estetica del lavoro negli anni deputati all’apprendimento.

Le frontiere della ricerca.

Giacomo Picone sta per lasciarsi alle spalle la scuola Ritz, indirizzo sala, per un’avventura non da poco. L’alternanza scuola-lavoro l’ha svolta in seconda insieme a un suo compagno in un albergo trovato da una docente dell’istituto meranese, in terza in un esercizio vicino a casa e in quarta in un 3 stelle Michelin di Bergamo. Ed è proprio lì che andrà, passate le vacanze estive. «Lo stage a Bergamo è stato un’esperienza molto positiva – dice –. Mi ha dato una spinta nello studio: infatti quest’anno mi ci sono dedicato con molte più energie rispetto agli anni passati. Insomma, ha risvegliato qualcosa». E gli esami? «Non mi faccio prendere dall’ansia – sorride –, anzi, temevo che sarebbe stato più complicato. Oggi (ieri, ndr) il tema era sull’importanza dell’etichettatura per il Made in Italy: bisognava scegliere un prodotto Dop, Igp, Stg o Ig e un vino del territorio e presentarli a un cliente, spiegando anche le diverse tipologie di abbinamenti. Io ho scelto lo speck e il Quintessenz di Caldaro. Ieri (mercoledì) invece ho scelto il testo argomentativo, quello sul test nucleare del primo marzo del 1954 che portò a una catastrofe umanitaria. È lecito che la ricerca scientifica si spinga fino alla creazione di armi di distruzione di massa?».

Caste sociali e inclusione.

Lo stesso tema, mercoledì, l’ha scelto anche Matteo Deflorian, del liceo delle scienze umane: «Ho parlato dell’illusione della conoscenza e di come l’innovazione tecnologica dovrebbe incidere sulla società». Un’angolazione tra la sociologia e la psicologia, come quella usata da Deflorian per trattare il tema della dispersione scolastica e del ruolo della scuola ieri, alla seconda prova. «Sono partito da una contestualizzazione storica, arrivando al ruolo della scuola odierna e a quello che secondo me dovrebbe essere assunto come obiettivo. Dovrebbe concentrarsi sull’integrazione, sull’inclusione di chi ha un background migratorio o di chi proviene da contesti socioculturali “svantaggiati” rispetto ad altri. Servirebbe incoraggiare la cooperazione tra studenti di diversa estrazione sociale». L’anno prossimo Deflorian vorrebbe studiare Psicologia a Cesena, campus dell’Università di Bologna. Il test era a maggio. «Non direi che ha portato via tempo allo studio per la maturità. Anzi, direi il contrario. Ma sono passato lo stesso». La sua compagna di classe Aida Dial ancora non ha le idee così chiare. Vorrebbe frequentare l’università, sì, ma prima preferisce pensare all’esame di Stato. «L’anno scorso ho fatto l’alternanza all’asilo Viva, quest’anno alle elementari Deflorian. E ho capito – dice con un sorriso – che non farò la maestra, anche se in entrambi gli ambienti mi sono trovata bene». Ieri la prova sull’insegnamento di Don Milani e sulle riforme scolastiche non dovrebbe esserle andata male: «Mi piace molto e avevo studiato bene. E trovo che a distanza di cinquant’anni sia ancora uno spunto utile per la scuola, fatte salve le punizioni corporali, che non condivido».

La mafia vista da lontano.

Tra Ungaretti, Stajano e Sciascia, per l’analisi del testo Manuel Marteddu ha scelto il terzo. «La traccia era su “Il giorno della civetta” – spiega lo studente del liceo delle scienze applicate, dove lo studio del latino è sostituito da un irrobustimento delle lezioni laboratoriali –. Ho citato Falcone e Borsellino e la miniserie “Come un delfino”, che tocca temi personali sullo sfondo della malavita». Un tratto di originalità, quando tutti hanno visto “Gomorra” e “Suburra”. Ieri, invece, la prova di matematica e di fisica. «Ho puntato di più sulla matematica, analisi di funzioni e geometria analitica dello spazio, quindi. Direi che la prova “doppia” rappresenta una difficoltà enorme: ricordarsi tutte le formule di fisica dell’intero triennio può essere complicato». E dopo il liceo? «L?alternanza l’ho fatta al Medical Center, mi interessava la fisioterapia. Però ho capito che preferisco dedicarmi all’informatica, magari a Bolzano».













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