Nuovo orario: i comunali si mettono di traverso 

Municipio. Nel “giovedì lungo” i dipendenti devono uscire dopo le 13 e rientrare per le 14 «Code ai timbratori in periodo Covid e scarsa utilità per l’utenza: una buona idea applicata male»



Merano. Da ottobre il municipio ha un nuovo orario per il pubblico. Ma la principale novità, il giovedì lungo, fa salire il malcontento tra i dipendenti, che nell’ora della pausa pranzo difficilmente riescono a tornare a casa o a consumare i pasti nei locali convenzionati. La ragione risiede nell’obbligo di timbrare il cartellino per l’uscita dal palazzo solo dopo lo scoccare delle 13 e prima delle 14, col formarsi di code che in tempi di coronavirus preoccupano il personale.

Malcontento tra i dipendenti.

Il nuovo orario è il risultato di un accordo decentrato tra l’amministrazione comunale e le organizzazioni sindacali firmato il 23 settembre da Nerio Zaccaria in qualità di assessore al personale e dai rappresentanti di Asgb, Cgil, Cisl, Uil, Ago e Sulpm. La novità principale è l’introduzione del “giovedì lungo”, che nell’orario 8.30-13 e 14-17.30 accorpa i due precedenti turni pomeridiani del lunedì e del mercoledì, nei quali si registrava una bassa utenza.

«Tra i colleghi c’è un diffuso e condivisibile malcontento. È una scelta sanitariamente opinabile, male articolata e che crea inutili disagi, a fronte di un accordo che per altri versi è interessante e avanzato», segnala un dipendente. Il giovedì infatti per i dipendenti a tempo pieno e per quelli con part-time al 75 per cento la presenza sul posto di lavoro è obbligatoria fino alle 13 e bisogna rientrare entro le 14.

«Questo significa – prosegue – che alle 13 si formano code ai timbratori, perché se prima non si può tutti escono esattamente a quell’ora, visto che il tempo a disposizione per il pranzo non è molto. Alle 14 la scena si ripete, con concentrazione di persone nei corridoi e davanti ai timbratori. Questo in periodo Covid, quando tutte le indicazioni e le disposizioni vanno nella direzione opposta, per distribuire nel tempo entrate e uscite. Un errore macroscopico che può avere serie conseguenze sulla salute di dipendenti e pubblico, davvero stigmatizzato da tutti noi».

Una volta usciti, diversi dipendenti del Comune consumano i pasti nei ristoranti convenzionati, «dove si hanno, tutti insieme, 30 o 40 minuti per ordinare e consumare, con una concentrazione di persone che accresce la preoccupazione circa il rischio di contagio. E chi per vari motivi, che possono andare dall’organizzazione famigliare al desiderio di risparmiare, non usa i vari ristoranti, non può avere un pasto regolare». Il motivo è ancora il tempo: bisogna mettersi in fila per timbrare il cartellino, raggiungere casa propria, preparare il pranzo, consumarlo e quindi tornare in municipio prima che scocchino le 14.

L’utilità per il pubblico.

Va detto che il giovedì lungo permette alla cittadinanza di avere più tempo a disposizione per sbrigare le pratiche amministrative senza dover fare tardi al lavoro o accumulare incombenze burocratiche e impegni famigliari. Tra i dipendenti del Comune però la sensazione è quella di un servizio “a metà”. Così uno di loro: «Se è comodo per il pubblico avere una mattina lunga e un pomeriggio precoce, mettere le due cose nello stesso giorno riduce gli effetti positivi, perché nessuno che approfitti di una di queste due condizioni approfitterà dell’altra nella stessa giornata, mentre potrebbe farlo se in giorni diversi. Insomma, è la cattiva articolazione di una buona idea».

Le considerazioni si fanno più generali: «Questo nuovo orario aderisce a un modello fortunatamente evitabile in una città piccola come Merano, cioè quello della pausa pranzo volante con snack come se fossimo a Milano, dove le distanze casa-lavoro lo rendono inevitabile. È un modello funzionale a città con forte separazione geografica tra casa e lavoro, a esempi tipici di altre realtà, che si vanno inutilmente a scimmiottare».

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