L'allarme

Pandemia e disturbi psicologici, a Merano colloqui aumentati del 50% 

Nel 2020 il consultorio Lilith ha erogato 630 prestazioni per depressione: nel 2019 erano state 402 Cinzia Cappelletti: «Sono in crisi molti giovanissimi. E poi c’è l’economia: lo sblocco dei licenziamenti sarebbe una disgrazia»


Sara Martinello


MERANO. Un anno di pandemia e di misure restrittive ha prodotto un aumento del 50 per cento delle prestazioni per depressione erogate dal consultorio Lilith. Ne soffrono tutti, dagli anziani costretti a casa dalla paura ai giovani, privati delle occasioni di socialità e di formazione in presenza. Da parte sua, il consultorio fa il possibile. Si è reinventato.

A spiegare come è Cinzia Cappelletti, direttrice del Lilith: «Dovevamo farlo, siamo un servizio sociosanitario e dobbiamo garantire servizi essenziali, dalle visite psicologiche a quelle ginecologiche in gravidanza o in gravi condizioni di salute. I primi mesi sono stati critici, poi abbiamo ripreso le consulenze online psicologiche, legali, psicopedagogiche, ostetriche se non era necessario pesare i bambini. In estate abbiamo ripreso i corsi in presenza, all’esterno, trovando spazio dove si poteva. Ora continuiamo con l’online dove si può, visto che così possiamo andare incontro alle ridotte possibilità di spostamento degli assistiti».

Depressione e disturbi d’ansia.

Le prestazioni per depressione sono passate dalle 402 del 2019 alle 630 del 2020, tra depressione (531), depressione post parto (23) e lutto (col raddoppio da 37 a 76). Molto meno marcata la differenza tra i due anni passati per quanto riguarda i problemi legati all’ansia, ma le richieste in questo senso stanno aumentando ora, nel 2021. Bambini e ragazzi che non riescono a vedere gli amici quanto vorrebbero, giovani cui verso la fine delle scuole superiori, nell’assenza della possibilità di svolgere tirocini o viaggi, manca una progettualità. Adulti che per tutto il 2020 hanno cercato di restare a galla e di arrivare a fine mese e che adesso sono stremati. «Finora non sono stati molti, anche perché gli aiuti economici arrivano, benché non immediatamente. Ma che cosa succederà, quando decadranno il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione?», si chiede Cappelletti.

Ragazzi, bambini e natalità.

In merito ai giovanissimi emerge un dato: spesso sono stanchi di stare davanti al computer. E cercano di uscire di casa, di trovare modi per incontrare gli amici all’aria aperta e distanziati. Altri invece si chiudono in casa, con la crescente preoccupazione dei genitori. Cappelletti cita l’importanza della ripresa della scuola «perché davanti al computer si diventa inermi, non si reagisce più, anche a seconda delle modalità di coinvolgimento della classe da parte degli insegnanti». Se tutti in famiglia devono restare a casa, davanti al computer, per le coppie già in crisi la situazione si fa ancora più pesante, e per tutte lo stress aumenta. Eppure le iscritte (e gli iscritti) ai corsi di preparazione al parto sono aumentate. Il motivo? «Avere un bambino è un progetto di vita, una speranza. Allo stesso modo il lockdown ha ridisegnato la condivisione dei compiti domestici e famigliari all’interno della coppia».

Chi si rivolge al consultorio.

Per quanto riguarda le persone anziane, la direttrice del Lilith mette l’accento su due fattori che nel 2020 hanno ridotto la loro partecipazione alle attività erogate. «Prima del vaccino molti erano intimoriti dall’eventualità di essere contagiati, e in generale la terza età ha minori capacità tecnologiche. Abbiamo provato a proporre il corso di movimento online, ma la partecipazione è calata sensibilmente». Nel 2020 le persone che si sono rivolte al consultorio sono state 1.884, 263 in meno rispetto al 2019. L’81,8 per cento sono donne e la maggioranza dell’utenza si colloca tra i 20 e i 64 anni, con un aumento dell’età media rispetto agli anni precedenti. Tra i 1.663 utenti sopra i 10 anni ci sono state 537 persone celibi o nubili, 572 persone coniugate, 318 conviventi, 70 separati, 52 persone divorziate, 24 vedovi e 90 non dichiarati. Invariata la distribuzione per titolo di studio: 447 hanno il diploma di scuola elementare o media, 250 quello di scuola professionale, 848 quello di scuola superiore, specializzazione post maturità o laurea. Due terzi dell’utenza parlano prevalentemente il tedesco (1.244) e un terzo l’italiano (588); i ladini sono 27 e le persone che hanno dichiarato di parlare un’altra lingua 25.













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