Per l’areale delle caserme Merano guarda al nord 

Rigenerazione urbana. La riqualificazione prende spunto da Nantes, Eindhoven e Friburgo I 28 ettari possono diventare un polo separato dalla città o un’estensione dei quartieri vicini



Merano. Secondo il Masterplan, il recupero dell’areale delle caserme dovrebbe avvenire tra il 2025 e il 2035. E ancora non sono definiti i tempi del passaggio dei circa 28 ettari di terreno dal Demanio alla Provincia e quindi al Comune, che però ormai da anni cerca di farsi un’idea del possibile utilizzo. Così infatti l’assessora all’urbanistica Madeleine Rohrer nella prefazione al recentissimo rapporto Audis (associazione Aree urbane dismesse): «Polo separato e originale rispetto a una città ben caratterizzata, o appropriazione dell’area come estensione dei quartieri vicini e delle loro funzioni?».

Il documento, 55 pagine consultabili sul sito del Comune, è solo una parte del progetto in tre fasi con più momenti di confronto con la popolazione e con un laboratorio internazionale che dallo scorso marzo è stato rinviato a data da destinarsi. Interessante è proprio lo sguardo ad ampio raggio che Merano in collaborazione con Eurac Research vuole dare al processo di rigenerazione dell’areale, guardando agli esempi di Eindhoven, di Nantes e di Friburgo, «amministrazioni locali che si sono poste il problema di stimolare e guidare questi processi sapendo che non avrebbero potuto pianificarli in modo dirigista, ma che avrebbero solo potuto facilitarne l’innesco attraverso il coinvolgimento attivo di molti attori economici e sociali e un intenso lavoro di confronto», spiega Tommaso Dal Bosco, presidente di Audis. Tra le avvertenze, oltre ai tempi lunghi, quella sull’elevato rischio di reazioni di rigetto da parte della popolazione «e il danno si ripercuoterà sull’intera città, non solo sull’area in questione».

Nonostante le evidenti differenze (prima fra tutte il numero degli abitanti) con Merano, le tre città offrono spunti importanti per la prima fase, quella dell’analisi delle buone pratiche. Per Eindhoven si parla di Strijp-S, per quasi tutto il Novecento quartier generale della Philips, che dagli anni Novanta la abbandonò progressivamente. Il suo sviluppo ha sortito sulla città l’effetto sperato, con la conseguente nomina di “Comunità intelligente” nel 2011 e di “città più inventiva al mondo” nel 2013.

L’Île de Nantes invece è stata sede di cantieri navali fino alla fine degli anni Ottanta. Mentre le amministrazioni cercavano di reintegrarla nel tessuto urbano metropolitano, artisti presero a organizzare sull’isola eventi e spettacoli negli spazi dismessi, dando vita a una piccola comunità creativa. Il rapporto Audis evidenzia che in questo caso l’ente pubblico ha attuato strumenti di dialogo in modo da evitare che il conflitto tra la comunità locale e l’amministrazione deflagrasse e per includere i creativi nel processo come sue risorse qualificanti.

Infine, Vauban, zona di 38 ettari che a Friburgo ha funto da area militare fino alla dismissione nel 1992, col successivo insediamento di diversi gruppi, tra i quali il Susi (associazione con l’obiettivo di promuovere alternative abitative di comunità), mentre il Comune promuoveva la trasformazione in quartiere residenziale. Progressivamente inglobando il Susi in una collaborazione anche istituzionale che da una parte ha aumentato il consenso rispetto all’operazione, e dall’altra ha fatto emergere nuovi spunti. S.M.













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