Prezioso amico degli ultimi Un “prete-psicologo” garbato

merano. Mi si consenta un ricordo personale e particolare di don Gianni Cosciotti, recentemente stroncato dal Covid 19. Una dipartita inattesa quanto improvvisa che ha aperto una ferita profonda nel...


Riccardo Bucci


merano. Mi si consenta un ricordo personale e particolare di don Gianni Cosciotti, recentemente stroncato dal Covid 19. Una dipartita inattesa quanto improvvisa che ha aperto una ferita profonda nel tessuto sociale della comunità meranese. Una città oggi sgomenta, affranta di fronte all’uscita di scena di questo straordinario sacerdote che per lunghi anni ha seminato a piene mani la sua saggezza di religioso acuto, attento, diligente osservatore e quindi prezioso consigliere.

Sempre pronto ad offrire una parola di conforto, di speranza a quanti (e sono veramente tanti) nei lunghi anni della sua missione meranese bussavano alla sua porta. Una porta sempre aperta, come aperta verso orizzonti di autentica carità cristiana senza se e senza ma era la sua visione del mondo. Con le sue luci, le sue ombre, e proprio dove si allungavano le tenebre più scure e angoscianti, come nel mondo delle dipendenze, è riuscito a portare il suo illuminante conforto. Per lunghi anni insegnante alle medie “Negrelli”, ha guidato le parrocchie di Lana e di Santo Spirito, quindi per dare forma concreta al suo impegno nel recupero delle persone con problemi di dipendenza aveva fondato verso la fine degli anni Novanta a Merano l’associazione “Amicizia e solidarietà”, dopo una pluriennale esperienza acquisita presso il sodalizio bolzanino “La Strada - Der Weg”.

La sua dote innata era quella di saper scavare con garbo e incredibile sensibilità (da psicologo istintivo e realista qual era) nell’animo della gente, riuscendo sempre a trovare la chiave giusta per aprire qualsiasi “porta umana”.

Avere un problema e poterlo confrontare con la sua salomonica saggezza significava poter tornare a casa con il cuore gonfio di speranza. Mamme, papà, figli sconsolati, angosciati, spesso anche disperati si sono messi nelle sue mani, consapevoli che assieme a lui si sarebbe trovato in ogni caso la soluzione del problema.

Ricordo che quando gli era stato affidato il timone del Centro di recupero “Josefsberg” a Lagundo la sua incredibile conoscenza dell’animo umano, soprattutto dei giovani, sorprese nientemeno che l’allora presidente del Consiglio Giulio Andreotti in ferie a Merano, che nel Natale di 40 anni fa venne in visita alla struttura a fianco della vecchia stazione a monte della seggiovia del monte San Giuseppe, sopra Foresta. In un suo breve intervento, il capo del Governo ebbe infatti parole di stima e ammirazione per don Cosciotti, avendo notato quale intonato e costruttivo feeling il sacerdote psicologo fosse riuscito ad instaurare con i “suoi ragazzi”.

Ed è a nome di quei ragazzi, quei “tuoi ragazzi” il cui sorriso avrai rivisto ad occhi chiusi attaccato al respiratore su quel lettino della terapia intensiva dell’ospedale di Bressanone, che ti diciamo grazie. Con addosso la struggente malinconia di non aver potuto stringerti una mano, o averti passato sul viso l’ultima carezza per ricambiare quella tua infinita voglia di amare chi aveva bisogno di una parola buona, di un sorriso ristoratore. Con la fede nel cuore, sempre, fino all’ultimo respiro.













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