Propaganda e uguaglianza i temi preferiti dai giovani 

Al via ieri l’esame di Stato: gli studenti snobbano “Il giardino dei Finzi Contini” ma puntano su Costituzione, filosofia e internet per arrivare alla «flat tax»


di Sara Martinello


MERANO. Dopo cinque anni sulle sudate carte di leopardiana memoria, anche per gli studenti dello School Village è arrivata la grande prova finale, l’esame di Stato, quello che disegna un confine netto fra il tran tran delle mattine a scuola e le incognite della vita adulta. Ieri, appena finita la prima prova, nel cortile rimbalzavano i commenti. «Ho fatto il tema sulla creatività, che svaso, non potete capire», «Bassani? E chi l’ha mai sentito?», «Vado a casa a mangiare, ripassiamo al bar dopo?».

«Si chiama maturità: ecco, diamo un senso a questa parola. Dobbiamo iniziare a ragionare in modo maturo». Niccolò Tabiadon dell’alberghiero Ritz affronta così l’esame. Per la prima prova ha scelto il tema storico-politico, quello su masse e propaganda. Un matassa difficile da sbrogliare nelle sei ore concesse, «ma ne abbiamo già parlato in classe - spiega Tabiadon -, così ho scritto di come la propaganda di un tempo sia attuale ancora oggi». Perché uno dei compiti della scuola è di dare gli strumenti per leggere il presente e per riuscire quindi a mettere a sistema conoscenza ed esperienza. Elena Camin si è dedicata alla traccia di ambito socioeconomico: «Si parlava di creatività, così l’ho declinata nel campo della cucina. Delle cucine molecolari, per esempio. Perfino la creatività, se mancano studio e ragionamento, può peggiorare il risultato». Nessuno dei due sa dove lo porterà la vita. Il lavoro, soprattutto: a Elena piacerebbe diventare organizzatrice di eventi, mentre Niccolò afferma di voler «lavorare, tirare su un po’ di soldi. In futuro mi piacerebbe aprire una fumetteria-caffetteria, mettendo insieme le mie passioni».

Anche Iris Gimona, ancora del Ritz, ha scelto la traccia sulla propaganda: «I regimi totalitari hanno individuato un nemico unico per le masse, esattamente come sta succedendo adesso. La prova più dura però sarà quella di domani, che per me sarà di economia. Progetti per il futuro? Intanto dall’estate fino a marzo lavorerò come receptionist in un albergo a quattro stelle. Poi mi piacerebbe passare un anno in America, ma è tutto da vedere». Se l’analisi di un brano de “Il giardino dei Finzi Contini” sembra non aver incontrato il favore degli studenti, la traccia sulla propaganda è stata apprezzata, per lo meno al Ritz: Alex Nardelli, della sezione di cucina, ha introdotto nel tema una delle teorie che ora vanno per la maggiore, quella della pluralità delle fonti come garanzia di libertà del giudizio. «Sono partito dai metodi propagandistici impiegati nelle guerre mondiali per arrivare all’oggi. Ora è difficile attuare una dittatura». Qui un suo amico tossicchia: «Non è mica vero». Nardelli allora scende nel dettaglio: «I nuovi modi della comunicazione ci danno la possibilità di scegliere a chi credere e di ascoltare più voci senza che nessuna ci influenzi in maniera decisiva, a patto che abbiamo una conoscenza solida. La creazione di un nemico comune fonda il problema, mentre le dittature si pongono come soluzione per evitare che la gente indichi nello Stato il problema stesso». Nicole Cancelli e Sofia Comberlato, della sezione del Gandhi a indirizzo linguistico, hanno preferito la traccia di ambito artistico-letterario, sulla solitudine nelle opere di Pirandello, di Hopper, di Merini e di Quasimodo. Nell’attesa dell’università: Cancelli studierà Lingue e management potenziando le competenze accumulate in cinque anni di liceo, Comberlato Scienze della formazione primaria o Servizio sociale.

Qualcuno invece si è fatto prendere dal tema di ordine generale, quello sul terzo articolo della nostra Costituzione. Federico Lofoco, della sezione di liceo scientifico del Gandhi, ha ripreso il dibattito scoppiato pochi mesi fa a proposito della parola “razza”. «Oggi è una parola obsoleta, ma va ricordato che la Costituzione è entrata in vigore settant’anni fa. Solo studiando la storia possiamo fare le dovute distinzioni e fare nostro il principio della pari dignità». Istituire paralleli con eventi passati, indagare il presente con la consapevolezza che siamo sì dei nani sulle spalle dei giganti, ma anche gli artefici del mondo che verrà. Così, Maksym Kravets della sezione a indirizzo economico parte dalla Costituzione per arrivare alla flat tax: «Ho parlato di uguaglianza formale e uguaglianza sostanziale, dopodiché sono passato a una critica della flat tax in quanto proposta di dubbia costituzionalità. Va contro il principio di uguaglianza sostanziale». Inutile dirlo, Kravets studierà economia, a Trento. «Ma sul futuro più lontano lascio aperta ogni strada», dice con lo sguardo carico di coraggio dei diciannovenni.













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