restano le perplessità di rohrer

MERANO. Alla fine della seduta del consiglio comunale, l’altra sera, l’architetto Alessandro Benevolo ha tirato un sospiro di sollievo. Dopo dieci anni di studi e di brigose interazioni con la...


di Sara Martinello


MERANO. Alla fine della seduta del consiglio comunale, l’altra sera, l’architetto Alessandro Benevolo ha tirato un sospiro di sollievo. Dopo dieci anni di studi e di brigose interazioni con la politica, il “suo” Masterplan è stato approvato con 26 “sì”, 2 “no” e 5 astensioni, e ora potrà svolgere la funzione di documento preliminare alle rielaborazioni del Piano urbanistico comunale (Puc), sempre a patto che anche la giunta provinciale dia il via libera definitivo. Va ricordato che fintanto che il Puc e i piani urbanistici di settore non saranno riformati, il Masterplan non avrà alcuna influenza su di essi.

Un iter complesso. Il Masterplan era stato adottato dalla giunta Januth, fatto che aveva avviato la procedura per chiedere il parere della Provincia e ricevere le osservazioni dei cittadini entro 30 giorni dalla delibera. Ma la Provincia non aveva voluto esprimersi ufficialmente, perché non condivideva tutti gli aspetti del piano. La versione passata martedì sera dal consiglio comunale è una rielaborazione che ha già avuto l’approvazione unanime della commissione provinciale per il paesaggio e che Benevolo aveva presentato ai consiglieri lo scorso 16 gennaio. Il fascicolo, una piccola montagna di carte alta circa mezzo metro, era stato riassunto in una relazione illustrativa di una trentina di pagine, in modo da renderlo più agilmente consultabile ai cittadini: chi dei consiglieri volesse consultarlo nel dettaglio poteva rivolgersi all’ufficio tecnico del municipio.

Le divergenze sulla circonvallazione. A obbligare la rielaborazione del piano strategico di sviluppo comunale, la necessità – secondo la Provincia – di porre un limite all’espansione urbanistica verso Lagundo e Quarazze, preservando un cuscinetto verde già sbocconcellato, e di tutelare il paesaggio nell’area tra Lazago e Scena, proprio dove la circonvallazione avrebbe dovuto trovare il segmento mancante. E quest’ultimo è uno dei punti sui quali il consiglio, durante la seduta di martedì sera, si è dibattuto maggiormente. Perché mentre Benevolo afferma che la circonvallazione assorbirebbe parte del traffico di attraversamento della città, la Civica – che ai tempi della prima stesura era nella coalizione di maggioranza – promuove il completamento dell’anello: «Si potrebbe pensare a soluzioni il meno impattanti possibile sull’ambiente, per esempio un interramento o un mascheramento della strada. L’importante è che non ci precludiamo opportunità importanti», così il consigliere Giorgio Balzarini. E infatti, rimarca Benevolo, il Masterplan è un piano strategico, non prescrittivo, con un orizzonte temporale fissato indicativamente per il 2035. La Provincia non è contraria, ma ha sottolineato il carattere delicato del paesaggio e la complessità tecnica data dal notevole dislivello tra Scena e Lazago. «Ma nulla esclude che il progetto sia ripreso dal nuovo Puc».

Uscita MeBo e area delle caserme. Discordia anche su un’idea che il Masterplan potrebbe resuscitare, l’uscita della MeBo presso la Cafa, antica proposta dell’ex assessore al traffico Romano Cavini. Per i consiglieri Peter Enz (Freiheitlichen), Josefa Brugger (Bürger-Union) e Otto Waldner (Freiheitlichen) si tratterebbe di un avvantaggiamento del solo centro cittadino destinato a gravare su Maia Bassa e periferia. Di qui la loro astensione. Non dispiace invece a Balzarini, che rinnovando l’auspicio di un coinvolgimento di Marlengo e di Lagundo per quanto riguarda l’edificabilità sull’asse di confine spiega come il nuovo allacciamento tra la MeBo e l’area delle caserme potrebbe portare la Provincia a forzare la mano sul Comune di Marlengo. Sull’area delle caserme, che dovrebbe essere riqualificata con la realizzazione di aree residenziali e produttive, servizi e infrastrutture, Benevolo si mantiene cauto: «È in corso una complessa vicenda patrimoniale che vede coinvolti Stato, Provincia e Comune. Non possiamo influenzare una retrocessione di questo compendio dallo Stato alla Provincia e da quest’ultima al Comune. Ma una volta caduto l’uso militare, unitario, della zona, non c’è ragione di tenere il recinto, un buco non attraversabile».













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