La superstrada

Sicurezza sulla Mebo, l’esperto: «Il limite va ridotto a 70 orari» 

In corrispondenza dei new jersey. Il professor Antonio Montepara analizza lo stato degli spartitraffico «Costruiti quando la normativa era meno severa. Oggi a 110 chilometri orari non è prevista la presenza di barriere»


Jimmy Milanese


MERANO. Sono ormai avviati i lavori di risanamento della MeBo, che andranno avanti per un paio di anni. «Si tratta di interventi necessari a garantire la sicurezza degli automobilisti. Grazie all’impiego di materiali di qualità si potranno ridurre l’inquinamento acustico e i costi di manutenzione», spiegava lo scorso maggio l’assessore Daniel Alfreider, annunciando lavori una spesa complessiva di 1,2 milioni di euro.

Si parla di rinnovamento dell’intero pacchetto di asfalto, stabilizzazione con cemento dello strato sottostante, utilizzo di un nuovo strato bituminoso a bassa emissione acustica, ma non si fa mai riferimento alla situazione dei new jersey che separano la carreggiata nei due sensi di marcia. Le lunghe code e una serie di incidenti hanno fatto balzare agli occhi di molti automobilisti il pessimo stato di conservazione dei new jersey, i quali, appunto, separando i due sensi di marcia dovrebbero prevenire il salto di carreggiata di un mezzo in caso di incidente.

Sulla situazione dei new jersey della MeBo abbiamo interpellato uno dei massimi esperti italiani in materia di sicurezza infrastrutturale stradale, il professor Antonio Montepara, direttore del Dipartimento di Ingegneria e architettura dell’Università di Parma che conosce bene la nostra zona. «Sicuramente i new jersey in cemento della MeBo – spiega Montepara – presentano importanti elementi di criticità. Alcuni sono stati montati male, visto che in certi casi si vedono le barre di congiunzione addirittura piegate, probabilmente per via del fatto che originariamente non c’erano le distanze giuste. In diversi casi manca incredibilmente il manicotto di congiunzione: il sistema non sembra realizzato secondo lo schema di montaggio dato dal produttore all’impresa che 24 anni fa fu incaricata dei lavori. Il manicotto che unisce i new jersey di cemento tra di loro è un obbligo di legge, perché senza non c’è tenuta della barriera, visto che questa è pensata come struttura di continuità con effetto cerniera, anche se deformabile. Se i new jersey sono uniti correttamente tra di loro, allora la barriera evita che due blocchi di cemento si separino, in caso di impatto con un mezzo».

Proprio per evitare che un mezzo finisca sulla corsia di marcia opposta, tra i sensi di marcia sono posti dei blocchi di distanziamento. «Nello spostamento trasversale da impatto le barre di acciaio assorbono la trazione, ma sono i manicotti a tenere assieme la struttura, altrimenti la barriera si aprirebbe. Nel caso delle strutture sulla MeBo mancano anche i copriferro. Mi sento di affermare che è una situazione gravissima: in quello stato il limite dei 110 chilometri orari dovrebbe essere ridotto a 70, perché a quella velocità la normativa in vigore non prevederebbe la presenza di barriere», precisa Montepara.

Normativa che, dall’inaugurazione della MeBo 24 anni fa, è cambiata sensibilmente, in particolare con l’entrata in vigore del decreto ministeriale datato 14 luglio 2004. Il professore prosegue: «Bisogna precisare che seppur la situazione delle barriere sulla MeBo appaia alquanto pericolosa, la normativa che ora non permetterebbe quel tipo di soluzione tecnica è comunque successiva alla realizzazione della superstrada, quindi, anche per un paradosso della legislazione italiana, la strada a tutti gli effetti è a norma, a patto che non si metta mano per interventi di manutenzione o in caso di ripristino in seguito a danni per incidenti, perché in quei casi non sarebbe più possibile sistemare il tratto stradale in questione senza considerare le nuove normative in vigore.

Montepara specifica come dovrebbe essere gestita la divisoria tra sensi di marcia sulla MeBo: «Vista la mancanza di spazio tra un senso di marcia e l’altro, la barriera deve essere di tipo molto più rigido, visto che quella presente in caso di impatto di un mezzo rischia di subire uno spostamento superiore allo spazio della banchina, che a occhio e croce non supera i 50 centimetri, quindi con il rischio che un incidente su un senso di marcia coinvolga mezzi transitanti sull’altro».

Insomma, il paradosso sta nel fatto che gli spartitraffico della MeBo, nonostante lo stato di degrado, sarebbero a norma finché non dovessero essere manutenuti, perché a quel punto dovrebbero essere adeguati alla norma in vigore, non solo riparati. Montepara precisa che «in ogni caso, il Codice della strada stabilisce che i gestori del tratto stradale debbano vigilare e adeguare gli organi e i sistemi di protezione in base alle esigenze della strada stessa e se c’è pericolo devono intervenire, chiudendo la strada o riducendone la velocità, visto che in questo caso, data la situazione dei new jersey, la velocità amministrativa di 110 chilometri orari è eccessiva».

Sulla questione interviene anche Philipp Sicher, direttore di ripartizione del Servizio strade della Provincia. «I new jersey sulla MeBo vennero messi da Anas, siamo consci della situazione e man mano li sostituiremo. Tra Lagundo e Terlano stiamo facendo manutenzione straordinaria, ma devo dire che per la funzionalità dei new jersey è importante che ci sia la giunzione nella fascia inferiore, in modo che veicolo venga rilanciato nella corsia dove si trova, anche se in caso di impatto molto dipende dall’angolo con cui si toccano le barriere. Sappiamo che sulla MeBo c’è un punto debole. Come Provincia abbiamo un catasto barriere, ma abbiamo anche 1000 chilometri di barriere stradali da controllare e andremo a sostituire quelle che presentano problemi». E sulle tempistiche? «Non posso dare un lasso temporale, dipende dai fondi e dalle priorità, sulla base di quindici parametri, tra i quali anche il criterio del traffico», conclude Sicher.













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