Badia, secco no della Chiesa ai profughi 

Consiglio pastorale e consiglio di amministrazione hanno negato l’uso dell’ex canonica a La Villa, attualmente vuota


di Ezio Danieli


BADIA. L'accoglienza dei profughi in Badia continua ad essere una lontana chimera. Non basta il parere contrario del consiglio comunale di Corvara al progetto Sprar, adesso è arrivato il categorico no anche della Chiesa che a Badia s'è espressa in maniera sorprendentemente contraria all'utilizzo di un alloggio dove ospitare una famiglia di immigrati. Sono stati il consiglio pastorale ed il consiglio di amministrazione a negare l'utilizzo dell'ex canonica di La Villa. C'è troppa paura in valle . «La cosa è alquanto sorprendente -ha detto il sindaco di Badia Giacomo Frenademetz - e devo dire che sono profondamente amareggiato. Non resta che sperare nella divina Provvidenza».

C'è da dire che il Comune – l'adesione allo Sprar era stata accolta positivamente dopo vari tentativi andati a vuoto – la sua parte l'ha fatta. È stato individuato un edificio di proprietà che ospitava a suo tempo la biblioteca e proprio lì sarà ospitata una famiglia di migranti. Resta da trovare un alloggio per la seconda famiglia. Si era pensato in un primo momento all'ex canonica di La Villa dove sarebbero stati sufficienti dei lavori di adattamento per rendere agibile l'edificio che è attualmente chiuso. Con grande sorpresa è arrivato il no alla soluzione individuata: contro si sono espressi sia il consiglio pastorale che il consiglio di amministrazione che hanno giustificato il no all'accoglienza con il fatto che nella popolazione c'è un senso di paura nei confronti dei profughi. Lo stesso decano, don Jaco Willeit, ammette questo timore ma non giustifica affatto il parere contrario all'accoglienza. Lo stesso decano ha avuto modo di evidenziare come quello dei migranti «è un grosso problema al quale noi cristiani dobbiamo contribuire con la nostra solidarietà. Posso capire il senso di paura ma non posso in alcuna maniera giustificarlo. Verso chi ha bisogno noi, appunto come cristiani, dobbiamo essere sempre pronti a dare la solidarietà». Anche il vescovo Ivo Muser durante la sua visita pastorale nell'autunno scorso, incontrando i sindaci badioti, era stato categorico: «Serve l’accoglienza. Ospitare anche un solo profugo e assisterlo è rispettare il valore di essere cristiani». E così, i Comuni della Badia che hanno aderito al progetto Sprar per l’accoglienza dei migranti, sono stati chiamati a riflettere. Accoglienza come caposaldo dello spirito cristiano, aveva detto già a suo tempo il decano della valle don Willeit. Parole inascoltate, soprattutto da parte della Chiesa, per quanto riguarda Badia la cui posizione desta enorme perplessità. Per quanto riguarda il progetto Sprar lo hanno accettato La Valle (dove sono ospitati sei profughi), Marebbe (una famiglia è accolta in una casa di Longega), San Martino (dove si sta ancora cercando ancora un alloggio) e Badia dove si sta assistendo per una famiglia al no da parte della Chiesa). Resta contrario allo Sprar il Comune di Corvara il cui consiglio comunale ha ribadito, più volte, il suo «no». Il vescovo Muser aveva sottolineato il concetto, mostrando al contempo grande attenzione alle esigenze della comunità. Il sindaco di Badia, Giacomo Frenademetz, comprendendo l'urgenza, aveva preso atto della situazione, ma doveva fare i conti anche con la maggioranza del consiglio comunale, che per ben due volte ha detto no allo Sprar. Poi, anche se a maggioranza, il consiglio aveva detto sì. Ma non aveva fatto i conti con il parere negativo della Chiesa. Tutto da rifare dunque per un'accoglienza che fa fatica a trovare concretezza. In barba al monito del vescovo. E agli appelli del Papa.













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