«Dolomiti, 10 anni senza tutela Si tolga la qualifica Unesco» 

L’attacco delle associazioni ambientaliste. In un dossier «obiettivi disattesi, denunce e proposte inascoltate»: la Fondazione «mortificata dalla politica», i problemi del traffico e i progetti “ad alto impatto” di sviluppo degli impianti  


Fausto Da DEPPO


Dolomiti. Da dieci anni le Dolomiti sono sotto la tutela e il simbolo dell’Unesco, eppure le associazioni ambientaliste sono pronte a chiedere di “ritirare la prestigiosa qualifica di Monumento del Mondo, Patrimonio naturale dell’Umanità” se mancheranno risposte a ciò che elencano come obiettivi disattesi, denunce, proposte inascoltate, se non ci sarà un “incontro ai massimi livelli con l’Unesco per sollecitare un intervento serio e risolutore, volto a liberare la Fondazione dall’abbraccio troppo spesso mortificante delle convenienze politiche locali”. Insomma, basta con “operazioni di facciata dietro alle quali continua ad avanzare imperterrita la speculazione legata a una visione del turismo oggettivamente in contrasto con la mission di un monumento del mondo”.

Lo scrivono in un dossier compilato appunto in occasione del decennale della tutela Unesco i presidenti di Mountain Wilderness Italia, Amici della Terra, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Federazione Pro Natura, Wwf Federazione Protezionisti sudtirolesi Dachverband, Lia per Natura y Usanzes, Peraltrestrade (Cadore), Ecoistituto del Veneto “Alex Langer”. L’hanno ripetuto e sottolineato ieri, a Venezia, in un incontro che, celebrando il decennale delle Dolomiti Unesco, ha voluto mettere in evidenza “i rischi che stanno correndo le Dolomiti anche con l'approssimarsi delle Olimpiadi 2026”.

Criticità a Braies. “L’assenza di un piano strategico comune in questi dieci anni di gestione - scrivono gli ambientalisti - ha portato ad esempio criticità nella mobilità ai Laghi di Braies, Misurina e Tovel, e nell’incontrollata pressione turistica presso la chiesetta di Ranui in val di Funes. Questi sono purtroppo esempi negativi di utilizzo del marchio Dolomiti Unesco, per fini di marketing piuttosto che di tutela”.

Quei “goffi” balconi. Non saranno di grande impatto, ma i balconi panoramici (sul Mastlé a S.Cristina e sul Monte Specie a Dobbiaco,) non piacciono agli ambientalisti, che li giudicano “un’iniziativa goffa e antiquata”: “Le Dolomiti - scrivono - sono di per sé uno straordinario balcone panoramico, non c’è bisogno di imporre al paesaggio ulteriori protesi in cemento, legno, vetrate ed acciaio”.

L’ “assalto” ai passi. Nel dossier non poteva mancare una nota sulla dibattuta questione del traffico sui passi: “A tutt’oggi l’assalto delle automobili e delle moto non è stato per nulla mitigato. Nonostante gli studi di monitoraggio promossi sul campo, nonostante le proposte, anche di mediazione, avanzate dalle associazioni ambientaliste ed alpinistiche nazionali e delle province di Trento e Bolzano, abbiamo accolto con forti perplessità e non siamo per nulla convinti dalle proposte limitate al pagamento di pedaggi”.

“Impatto inaccettabile”. È negativo anche il parere sul “progetto di valorizzazione sciistica dei pendii della valle del Comelico” con collegamento di “impianti di risalita del versante veneto con la rete di impianti altoatesini”. “La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e per le Province di Belluno, Padova e Treviso ha espresso più di una volta parere negativo - scrivono le associazioni - anche dopo che il progetto è stato lievemente modificato, a causa dell’inaccettabile impatto ambientale e paesaggistico del collegamento in oggetto. E la Fondazione? Perché non sostiene apertamente l’opposizione della Soprintendenza?”

Attraverso il Falzarego. Viene bocciato poi il collegamento ipotizzato “in previsione delle Olimpiadi invernali del 2026” tra passo Falzarego e val Badia attraverso il passo Valparola: “Anche questo è chiaramente un progetto insostenibile dal punto di vista ambientale e naturalistico. Si attende l’opinione della Fondazione”.















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