IL CASO

«L’Austria ci soffia i turisti: vogliamo più sostegno»  

La protesta in Pusteria. Da San Candido, l’albergatore Franco Fortarel lancia l’allarme: «In gioco evidenti interessi economici. Qui abbiamo di meglio ma mancano messaggi chiari»


Daniela Mimmi


Val pusteria. L’Austria vanta “il profumo dei boschi e il colore dei laghi, la vitalità delle montagne e il fascino delle città, la magia di un’opera d’arte e il sapore di un piatto tipico”. E suggerisce di “inspirare, fermarsi, espirare, ripartire. Vivere la natura è una questione di ritmo. Prendetevi tutto il tempo che volete per guardare con le mani, toccare con gli occhi...”.

È la pubblicità che il sito ufficiale dell’Austria manda ai possibili turisti italiani. In italiano. Seguono foto di laghi idilliaci e prati in fiore, suggerimenti per camminate, trekking e tour in bicicletta.

La pubblicità austriaca ha dato fastidio agli albergatori altoatesini. “Ci hanno denigrato fino a pochi giorni fa dicendo che noi siamo impestati, hanno chiuso le frontiere all’Italia. Non volevano gli italiani in Austria. Adesso hanno cambiato idea. E noi non ci stiamo”.

Tra i tanti adirati c’è Franco Fortarel dell’Hotel Walter di San Candido. “Anche in Italia si respira aria buona e qui si mangia meglio che in Austria, i luoghi sono altrettanto belli, se non di più. Questa è concorrenza sleale”. Ma, come si dice, ognuno tira l’acqua al proprio mulino. Perché l’Alto Adige non ha mandato un messaggio altrettanto chiaro ai nostri vicini austriaci? “La faccenda del coronavirus, secondo me, è stata gestita molto bene in Alto Adige, sia dal presidente Kompatscher che da Widmann. Possono dire quello che vogliono sugli scaldacollo, ma era un’emergenza, non si sapeva cosa fare. Adesso non ci sono più casi. Tutti si sono comportati molto bene, sia nelle città che nei paesi. Nessuno è uscito di casa per mesi e abbiamo fermato la pandemia. Adesso deve essere l’Italia, e in particolare l’Alto Adige, a far sapere al mondo che qui è sicuro. Sono stato fatti grossi sforzi, sia da parte degli albergatori, che dei titolati dei ristoranti e di tutte le altre strutture. Abbiamo speso un sacco di soldi, adesso siamo tutti in regola. Noi abbiamo comprato una macchina sanificatrice all’ozono che uccide anche i nidi di ragni – continua Fortarel – È l’ora che all’estero questo si sappia e chi di dovere deve diffondere messaggi positivi”.

Gli austriaci fanno il loro gioco, gli altoatesini sono delusi. Li consideravano cugini e hanno scoperto che sono cugini di cui non c’è sempre da fidarsi. Inoltre, se l’Italia non è un paese unito, anche l’Alto Adige...

“A Resia, dopo che hanno girato la serie Curon, continuano a dire che il lago non diventerà mai una meta di turismo di massa come il lago di Braies e che non ci saranno parcheggi pieni di macchine come da noi - continua indignato Fortarel - Se non siamo uniti noi e non facciamo fronte comune, gli austriaci avranno sempre la meglio”.

Con lui, e con gli albergatori, bisogna affrontare anche l’argomento prezzi. In molti blog di viaggio e di amanti dell’Alto Adige, si legge che gli italiani preferiscono l’Austria anche per i prezzi più bassi: “Non è vero niente. I grandi alberghi nelle zone rinomate costano in Austria come da noi. Le pensioni familiari hanno gli stessi prezzi, qui a là. Ma gli italiani si lamentano dell’1,40 euro per il caffè qui da noi e non si lamentano dei 2 euro in Austria. Noi italiani negli ultimi anni siamo stati troppo buonisti e abbiamo subito la concorrenza spesso sleale dell’Austria. La nostra Provincia ha bisogno del turismo, non abbiamo altro. La situazione sta diventando pesante, c’è un sacco di gente, soprattutto giovani, che è rimasta senza lavoro. Non abbiamo proprio bisogno dell’Austria che ci soffia contro. Dobbiamo aprire gli occhi e renderci conto che il nostro paese ha tanto da offrire, ha luoghi che il mondo ci invidia e la cucina migliore del mondo. Ma non sappiamo sempre trasmettere al meglio questo messaggio all’estero, e neppure in Italia”.

E quindi? Soluzioni? “Mandare un messaggio forte e chiaro all’Italia e al mondo: noi siamo pronti, l’Italia e l’Alto Adige sono sicuri, abbiamo quasi sconfitto il virus. È il momento di tornare in gioco. Ma deve aiutarci ancora di più chi fa marketing. All’estero soprattutto hanno bisogno di messaggi rassicuranti che talvolta sono mancati...”













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