Ortisei, il sondaggio: un alunno su due vittima di bullismo 

Una studentessa di colore: «Presa di mira perché diversa» La preside: «Fondamentali educazione e prevenzione»


di Bruno Maruca


ORTISEI. Sono davvero molti i gardenesi a conoscere un ragazzo o una ragazza che è stato o stata, almeno una volta, vittima di bullismo. Siamo stati alle scuole medie e superiori di Ortisei per chiedere ad un campione di studenti se abbiano mai subito vessazioni da compagni o amici. Una ragazza nordafricana, che vive in val Gardena da dieci anni, ci ha raccontato di come spesso sia stata presa di mira perché ritenuta «diversa». Tra i ragazzi e le ragazze intervistati, più o meno uno su due ci ha confermato di essere stato vittima dei propri coetanei almeno una volta.

I numeri forniti dall’Istat confermano addirittura che più del 50 per cento dei giovani tra gli 11 e i 17 anni si è sentito bullizzato durante la sua infanzia.

Le «colpe» delle vittime. Le ragioni per le quali così tanti bambini e ragazzi vengono presi di mira sono diverse, ma in genere, sono sempre le stesse: per la provenienza, per la religione, per l’orientamento sessuale e soprattutto per l’aspetto fisico. Questi dati vengono confermati anche da alcuni ragazzi delle scuole medie e superiori di Ortisei. Ovviamente la rete può diventare - o meglio può diventare - un’arma per i bulli, che possono nascondersi dietro uno schermo e celare così la propria identità. In realtà chi naviga non è poi così anonimo ed irraggiungibile come può - ingenuamente - pensare.

Combattere il bullismo. Come dice bene il proverbio italiano “prevenire è meglio che curare”. A riguardo ci sono moltissime campagne di sensibilizzazione in atto sia a livello nazionale che provinciale. Ne è un esempio - anche in val Gardena - il servizio svolto da Young+Direct. In ogni caso è sempre un bene parlarne con qualcuno, poco importa che si tratti della polizia, della polizia postale, dei carabinieri, ma anche dei genitori o degli amici. Il bullismo è un reato. La legge 71 del 29 maggio del 2017 prevede espressamente «Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo».

La preside. Per Maria Kostner, preside delle scuole elementari e medie di Ortisei, la ricetta per combattere il crescente fenomeno del bullismo e del cyberbullismo è data dalla somma di educazione e prevenzione.

«Non posso dire con sicurezza in quale delle due scuole ci siano stati più episodi. In ogni caso non si è mai verificato nulla che poi non sia stato possibile controllare fino in fondo. I genitori stanno molto vicini ai loro dfigli, e anche a scuola parliamo spesso della tematica. C’è da specificare, comunque, che il bullismo al giorno d’oggi è un fenomeno che succede spesso fuori da scuola».

Già ma la scuola cosa fa concretamente?

«Questo è un fenomeno presente soprattutto durante e dopo la scuola media, perché più giovani, o meglio quasi tutti, hanno il cellulare. Al giorno d’oggi comunque ci sono moltissimi bambini che lo hanno già alle elementari. Noi, come educatori, cerchiamo sempre la massima collaborazione con i genitori per parlarne a fondo . Bisogna usare internet per le possibilità che offre e non per recare danno ad altri. I bambini e le bambine sono persone forti, ed è importante dare loro fiducia, ma mostrando sempre la strada e crescendo insieme». Come lavorate per combattere il razzismo, sempre più diffuso anche alla scuola dell’obbligo? «Anche in questo caso lavoriamo in maniera preventiva, parlandone in classe o durante le serate d’informazione per i genitori. Per noi è molto importante dare spazio a tutti anche sotto il profilo culturale, ma anche portare avanti i valori della nostra cultura ladina ci sta particolarmente a cuore».

Certo, fanno riflettere soprattutto i dati forniti dagli stessi ragazzi, che nei questionari - assolutamente anonimi - hanno spiegato a chiare lettere di esserestati vittime di bullismo. Nessuno, sebbene tutelato dall’anonimato, ha ammesso invece di avere fatto il bullo, di persona o in rete.

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