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Test Pcr con i gargarismi: il consiglio provinciale di Bolzano dice no

Non passa la mozione di Knoll che aveva tirato in ballo – per il Covid – il concetto di frattura sociale. Kompatscher: “si tratta di regole analoghe quelle del codice della strada, non è che la società si divida tra chi le rispetta o chi meno”



BOLZANO. È ripresa nel pomeriggio di oggi (20 gennaio), in Consiglio provinciale a Bolzano, la trattazione della mozione n. 519/21: Test PCR mediante gargarismi anche nella provincia di Bolzano, avviata questa mattina, con cui Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit) chiedeva di invitare il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano a deliberare: di (punto 1) verificare la possibilità di introdurre in provincia di Bolzano, come nel Land Tirolo, il sistema di facile applicazione dei test PCR mediante gargarismi, ed eventualmente di renderlo disponibile quanto prima; di intervenire (punto 2) se necessario, presso le sedi statali, per ottenere il riconoscimento del sistema ovvero dei test PCR mediante gargarismi ai fini del green pass o, in alternativa, di partecipare ai test PCR nel Land Tirolo; di condannare (punto 3)  l’attuale frattura sociale e in quanto organo democraticamente eletto da tutta la popolazione di questa provincia si dichiara contrario alle misure di contenimento del coronavirus che portano alla discriminazione, emarginazione, privazione di diritti e umiliazione di gruppi di persone; di dichiararsi (punto 4)  contrario all’obbligo vaccinale deciso dal Governo.

Andreas Leiter Reber (Die Freiheitlichen) ha ritenuto necessario che Consiglio e Giunta dicessero esattamente cosa vogliono. Già a dicembre, alcuni componenti della Giunta si erano detti a favore di un obbligo vaccinale generalizzato, altri lo volevano per categorie professionali specifiche in aggiunta ai sanitari, ora lo Stato lo introduce per chi ha più di 50 anni: la Giunta deve dare una posizione chiara, ha detto.

Peter Faistnauer (Perspektiven Für Südtirol) ha ammesso che le attuali disposizioni sono quasi un obbligo mascherato, e ha chiesto alla Giunta se è ipotizzabile seguire l’esempio della Germania, dove anche chi si è sottoposto a tampone può usare i mezzi pubblici, mentre i giovani fino ai 14 anni sono esenti da tamponi e vaccino. Va considerato che se si introduce l’obbligo vaccinale per i giovani, questi comunque non possono decidere liberamente, ma sono soggetti alla volontà dei genitori, per questo bisognerebbe evitare l'obbligo del 2G sui mezzi pubblici o per la partecipazione a corsi ed eventi associativi.

Il presidente della Provincia Arno Kompatscher ha chiarito che sulla strategia dei test la discussione si è sviluppata nel corso del tempo, e le disposizioni sono state aggiornate, sulla base del materiale disponibile per i test e della situazione pandemica.

Attualmente si discute a livello nazionale sul fatto di non testare più i contagiati asintomatici, quindi l’approccio è cambiato. Parallelamente, si chiedono maggiori deleghe a regioni e province. La mozione non è al passo coi tempi rispetto alla situazione attuale; a parte il fatto che i test con gargarismi hanno dei limiti, non ci sarebbero le strutture adatte per gestirli.

Pertanto, nell’attuale situazione non è una priorità, ma non è detto che sia così per sempre.

In quanto alla frattura sociale, questi test non sono misure che vanno a dividere la società: si tratta di regole analoghe quelle del codice della strada, non è che la società si divida tra chi le rispetta o chi meno. Le regole vengono redatte a livello nazionale sulla base della Costituzione: la società si divide quando si dice “mi faccio il diritto che voglio io”.

In quanto alle competenze della Provincia, per quanto riguarda vaccini, medicinali e sanità la decisione è statale, anche se la Provincia ha espresso la propria opinione, ritenendo l’obbligo vaccinale l’ultima ratio per la tutela della popolazione ed evitare il crollo del sistema ospedaliero. Bisogna poi considerare i gruppi a rischio, riferirsi agli over 50 è controverso.

Sven Knoll ha ribadito che Amnesty International aveva criticato la misura introdotta dal Governo italiano, chiedendo di permettere anche ai non vaccinati di partecipare alla vita sociale. Si trattava dei diritti fondamentali delle persone, che non sapevano più come vivere, come pagare l’affitto, non potevano partecipare alla vita sociale: nessuna democrazia aveva il diritto di togliere dignità ai propri concittadini, e una minoranza che aveva esperienza di questo non poteva restare indifferente. L’obbligo di vaccino non è una questione di fede, bensì di diritti umani: forse tra 20 anni ci si chiederà come è stato permesso che questo accadesse. 

Votata per parti separate, la mozione è stata respinta: le premesse con 7 sì, 20 no e 2 astensioni, il punto (1) con 13 sì, 15 no e 2 astensioni, il (2) con 5 sì, 17 no e 9 astensione, il (3) fino a “frattura sociale” con 13 sì e 17 no, per la restante parte con 5 sì, 25 no e 1 astensione, il punto (4) con 6 sì, 20 no e 5 astensioni.













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