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Un’estate «calda» in alta quota. Prezzi alle stelle in rifugi e impianti

Dopo i rincari del 2022. I rifugisti: «Aumentati i costi di gestione. Carne, frutta e verdura cresciute del 20%. Rincarati gas, gasolio ed energia» Pesa la carenza di personale: per attirare collaboratori li si paga molto di più. Il presidente Hgv Manfred Pinzger: «Per le famiglie diventerà difficile»


Davide Pasquali


BOLZANO. Un’estate calda in città, un’estate calda anche in alta quota, per il livello raggiunto dai prezzi, sia di pasti e pernottamenti nei rifugi alpini, sia delle corse sugli impianti di risalita. I gestori lamentano costi di gestione sempre più elevati, ma il rischio, concreto, è che una buona fetta della popolazione, specie locale, ora faccia davvero fatica a potersi permettere una giornata in montagna per godersi il fresco e la natura. «Diventerà difficile, per le famiglie», ammette lo stesso presidente dell’Unione albergatori e pubblici esercenti, Manfred Pinzger. Insomma, sempre più turisti internazionali, benestanti, e meno locali?

La testimonianza
Fra i molti ad essersi accorti di cosa stia accadendo, l’assessore comunale Stefano Fattor, che in un post su Facebook racconta: «Mi ero dimenticato perché una decina di anni fa avevo deciso di non andarci più a fare una passeggiata, ma oggi, causa dolore al ginocchio, l’Alpe di Siusi pareva una meta ideale». Funivia per due persone e un cagnolino, precisa Fattor, 52 euro. «Malga con coda tipo aeroporto e cameriera che alzava la corda per far passare due alla volta. Pasta rossa 14 euro e würstel 11. Pochissime le famiglie, nessun avventore locale (noi a parte)». I sociologi, questa la lettura dell’assessore, «parlerebbero di gentrificazione (anche se si riferisce in genere al contesto urbano) ovvero quel processo in cui si verifica una crescente attrazione verso un'area da parte di persone con redditi più elevati (in questo caso da tutto il mondo) espellendo di fatto chi c’era prima». Gli impiantisti, ricorda Fattor, «tre settimane fa nella loro assemblea si sono lamentati che sempre meno popolazione locale usa gli impianti; chiedetevi il perché».

Il punto sui prezzi
Nei rifugi di Cai e Alpenverein si spende meno. Al Bolzano al monte Pez, in cima allo Sciliar, il pernottamento con sacco a pelo costa 50 euro, 40 se soci Cai; chi desidera il piumone paga 60 euro, 50 se socio; per i bimbi sconto di 10; i cani pagano 10; la doccia (finché ci sarà acqua) costa 3,50. Allo Schlernbödele ai piedi dello Sciliar, dormire costa 27 euro, 15 per soci Avs. Un ragazzo ne paga 19 (7). Con colazione si sale a 39 (27) per gli adulti, a 31 (19) per i ragazzi. La mezza pensione è 57 euro (45), la doccia 3. Tutto un altro paio di maniche nei rifugi privati. Al nuovo Passo Santner la mezza pensione in stanza da due costa 95 euro a testa, 190 a coppia; 85 in stanza da 4-6. Bevande escluse. All’Alpe di Tires la mezza pensione in stanza da 2-4 con doccia e biancheria costa 108 euro a testa; 79 euro il prezzo per dormire e colazione. I cani pagano 10 euro. Sconto del 20% per gli under 12. Non ci sono sconti per soci Cai, Avs, residenti in provincia, over 65. Idem accade sugli impianti di risalita (si veda sotto), dove invece esiste una scontistica per i turisti che soggiornano in valle.

Costi esplosi
I due rifugi privati citati sopra costituiscono solo un esempio, ma assolutamente pertinente, dato che sono gestiti dalla stessa società, che fa capo al presidente dei rifugisti privati in seno all’Hgv, Stefan Perathoner. Il quale non si nasconde certo dietro a un dito: «Tutti noi stiamo facendo i conti, ognuno per conto proprio. Vediamo che la carne è aumentata del 20%, la frutta e la verdura più o meno altrettanto, l’energia costa quel che costa. Con gli aumenti dei prezzi praticati l’anno scorso, circa il 10%, non siamo riusciti a coprire i rincari reali dei costi di bevande e alimenti, e men che meno dell’energia. Quest’anno abbiamo ritoccato di un ulteriore 5-10%». Una necessità di bilancio. «Altrimenti lavori tutta l’estate e chiudi a zero. Lo puoi fare un anno, non di più». Poi tocca chiudere. A pesare sono anche i trasporti in quota, sempre più cari. «Con la guerra in Ucraina è rincarato tutto: gasolio, gas, corrente». Solo nel 2022 c’è stata un’inflazione del 12%, «mentre i nostri aumenti sono stati circa del 10%. Non abbiamo di certo raddoppiato i prezzi o peggio». Qualcuno, va oltre, «l’anno scorso ci ha rimesso e ha dovuto tirare i prezzi un po’ di più quest’anno». In tutto ciò, in questo inizio stagione mancano un poco i germanici, ma va a gonfie vele con gli americani e gli asiatici. «Non so dire se siano ricchi o meno», conclude Perathoner, il quale fa notare che i turisti italiani e locali non paiono mancare.

L’ipercosto del personale
I rincari delle materie prime, fa notare il presidente Hgv Manfred Pinzger, hanno inciso più dell’inflazione, stiamo parlando circa del 20-30%. Ma non c’è solo questo. «Mancano collaboratrici e collaboratori». Specie nei rifugi in quota, dove si lavora lontani da casa, sette giorni su sette. «Come in molti altri settori manca personale», e quello che accetta di lavorare in quota «non lo possiamo certo trattare in base agli accordi nazionali». Tradotto: per attirare collaboratori, occorre pagarli di più. Anzi, molto di più. Questo ovviamente si ripercuote sui costi di gestione e a cascata sui prezzi al consumo. Pinzger se ne rende perfettamente conto: «Da una parte fornire i servizi che offriamo ci costa, per cui dobbiamo adeguare i prezzi; dall’altra parte sono pienamente d’accordo: per le famiglie diventerà molto difficile». Questo però, a detta del presidente, «non dovrebbe succedere. Dobbiamo trovare delle soluzioni. Noi dobbiamo rispettare il nostro ruolo sociale: possiamo fare turismo e gastronomia solo con il consenso della popolazione locale. Dal nostro punto di vista deve rimanere più netto in busta paga, per consentire a tutti di partecipare alla vita». Secondo Pinzger ora è il momento di trovare immediatamente delle soluzioni a livello nazionale: «Sono pienamente d’accordo che agli operai, ai lavoratori, alle famiglie, resti più netto in tasca. Sarà fondamentale intervenire sulle imposte, in squadra, e lo dico come vicepresidente nazionale di Confcommercio. A Roma stiamo trattando con i sindacati su questi punti particolari».

Rincari sugli impianti di risalita
Per quanto riguarda gli impianti, ottenere un quadro completo è estremamente difficile, perché ogni comprensorio agisce a modo suo. Come cartina di tornasole ci si può però rivolgere al Dolomiti Superski. Il direttore Marco Pappalardo spiega: «Per il prossimo inverno a marzo abbiamo già anticipato che ci sarà un rincaro medio dell’8%. Per l’estate abbiamo due card, una pensata per chi con la bike si dedica ai trail, l’altra per gli escursionisti, anche se d’estate la maggior parte dei turisti prende andata e ritorno per un solo impianto al giorno». Gli aumenti? «Ci sono stati, ma in linea con l’inflazione o anche inferiori. Il giornaliero è passato da 51 a 55 euro, la nostra card 3 giorni su 4 è salita da 113 a 120 euro, quella 5 su 7 giorni da 150 a 160, lo stagionale da 370 a 390. I punti, che contrariamente a skipass e card sono cedibili, sono invece rimasti invariati».













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