Era il rifugio del Pibe de Oro  Merano ricorda Maradona 

Aneddoti. Da Chenot per trovare forma e concentrazione lontano  dai riflettori. I tuffi in piscina, le sgambate al Combi, l’incontro  con i piccoli del Passirio: il feeling di Diego con la nostra città Poi, nel 2009, il pignoramento degli orecchini per la vertenza col fisco


Jimmy Milanese


Merano. Aveva scelto il Napoli, dopo due stagioni al Barcellona: lui, argentino di Buenos Aires, la città più italiana del Sudamerica. Era il 1984 e, dopo due stagioni allo stadio San Paolo, per preparare il campionato mondiale di calcio del 1986 scelse Merano, Villa Eden. In quel maggio di 24 anni fa, sotto l'occhio vigile di Henri Chenot, El Pibe de Oro avrebbe affinato la sua forma fisica e trovato quella concentrazione necessaria per trascinare l'Argentina al suo secondo titolo mondiale. Dopo quell'esperienza, Maradona tornò in città varie altre volte, come nel 2009, quando ad accoglierlo ci pensò però la Guardia di Finanza, con il sequestro dei suoi orecchini d'oro a fronte di un debito con l'erario italiano di 37 milioni di euro che Maradona ha sempre rifiutato di riconoscere.

Di quel suo arrivo a Villa Eden, ha ancora un nitido ricordo Antonio Fraschetti, poliziotto recentemente eletto nel disciolto consiglio comunale. «Era il 1986, prestavo servizio nella polizia giudiziaria, quando arrivò la notizia che a Merano sarebbe arrivato Maradona. Così andammo a Villa Eden, lo contattammo e lui ci offrì un the, poi discutemmo di quello che poteva essere il suo soggiorno», ricorda Fraschetti. «Nei giorni seguenti arrivarono giornalisti da tutt'Italia, lui non aveva una vera scorta, non avendone diritto, ma essendo un personaggio conosciuto avevamo il suo programma e cercavamo di essere sicuri che tutto fosse a posto. Un giorno gli chiesi il motivo per il quale aveva deciso di venire in Italia proprio a Napoli e lui rispose che Napoli era la sua casa». Un primo soggiorno meranese passato sempre all'interno della villa, dove faceva esercizi, molto spesso nella sua stanza, come quella volta che «chiamò l'elettricista della villa, perché la cyclette non funzionava, il quale scoprì che la spina era staccata», racconta un ex dipendente.

Campione del Mondo e d'Italia, Maradona tornò a Merano nel 1988, come ricorda Chicco Torneri, ex portiere del Passirio. «Mi chiamarono il giorno prima, dicendo che non avrei dovuto dirlo in giro a nessuno, non ci dormii per tutta la notte. Poi, quella, una giornata bellissima e lui una persona umile e disponibile», ricorda uno dei più forti portieri della storia calcistica meranese. «Quel girono, al Combi doveva esserci il portiere Sepp Mayr, che però aveva male alla schiena, o Markus Casaril, il quale si era rotto lo scafoide. Io ero il portiere Under 18 del Passirio: chiamarono me», ricorda Torneri. «Cappelloni e maglietta hawaiana, riscaldamento con palleggi che non ci si capiva nulla e poi iniziò a tirare in porta: primo tiro, una sventola sulla traversa. Prima di tirare diceva se era gol o no: andava sempre come pronosticato. Lì ho capito perché sulle punizioni lasciava i portieri di pietra. Dopo pochi minuti, sulla ringhiera del Lido, che confina con il Combi, si ammassarono decine di persone».

Rocambolesco quel suo allenamento al Combi di Merano, come ricorda Nerio Zaccaria, allora corrispondente del Corriere delle Sport Stadio e autore delle foto che oggi girano in rete. «Era il 24 luglio del 1988. Lui alloggiava a Villa Eden, io ero responsabile del settore giovanile del Passirio Merano. Convinsi Chenot a portare Maradona al Combi per prestarsi un paio di ore a favore dei piccoli calciatori. Depistammo la stampa dicendo che si allenava a Lana, invece, entrati al Combi, ci chiudemmo dentro l’impianto insieme alle due squadre pulcini. Gli regalammo una tigre di peluche per il figlio appena nato».

Stesso anno, a due passi da Villa Eden, anche il geometra Mario Cosentino conserva un ricordo del Diez. «Abitavo nello stesso condominio di Chenot, dove lui portava amici come Missoni, Pavarotti e anche Maradona. Con loro Chenot utilizzava la nostra piscina condominiale e più di una volta ci capitò anche il Pibe assieme alla sua famiglia. Una di queste, non resistetti e ci facemmo una foto nell'acqua».

Come detto, una delle ultime visite del Pibe a Merano fu nel 2009, quando la Finanza gli sequestrò i suoi preziosi orecchini, riscattati da Fabrizio Miccoli qualche anno dopo. Genio e sregolatezza, Diego Maradona, come quelle volte in cui il presidente Corrado Ferlaino era costretto a chiamare Chenot, pregandolo di convincere Maradona ad allenarsi con la squadra. A quel punto, Chenot partiva in auto da Merano per Napoli, caricava Maradona in auto e lo portava al campo da calcio, scortato da una decina di motociclisti che gli aprivano la strada.















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