Esondazioni, il park Terme è tra i siti più esposti 

Piras (Vigili): «Era da 15 anni che a Merano non c’era l’allarme più alto» Massi e corsi d’acqua tenuti sotto controllo grazie a strumentazioni sofisticate


di Sara Martinello


MERANO. A parte gli smottamenti nella zona di Lazago, il maltempo che ha vessato l’Alto Adige non ha causato danni a Merano. La ragione, come hanno spiegato durante una recente conferenza stampa il sindaco Paul Rösch, il direttore della ripartizione di polizia municipale e protezione civile Fabrizio Piras e il geologo del Comune Nikolaus Mittermair, risiede nell’attento lavoro di monitoraggio che si traduce in due piani diversi, quello delle zone di pericolo e quello di protezione civile.

«Siamo ben felici – ha esordito il sindaco – di poter assegnare, con la sesta variazione di bilancio, 80 mila euro alla realizzazione della nuova caserma dei pompieri di Sinigo/Montefranco. È compito della politica sostenere questo servizio. Inoltre dobbiamo prendere coscienza del cambiamento climatico in atto e attuare misure di prevenzione delle catastrofi». Tre settimane fa si è registrata su tutto il territorio comunale un’emergenza di criticità rossa, una situazione che Merano non vedeva da quindici anni. Piras spiega qual è la procedura in tali casi: «Dapprima si dichiara l’emergenza, quindi tutti i membri del centro di protezione civile sono allertati. Grazie al piano di protezione civile sappiamo che la prima struttura da evacuare in caso di piena del Passirio, per esempio, è il parcheggio delle Terme: essendo situato sul lato orografico sinistro del fiume sarebbe la prima area colpita, e a seguire bisognerebbe mettere in sicurezza ponte Rezia. Per restare in tema, il piano fornisce anche statistiche sui tempi di rientro delle possibili piene, basandosi su una modellazione digitale che tiene conto delle diverse situazioni meteorologiche. Nel frattempo il sindaco informa la cittadinanza delle misure di evacuazione e si procede a tarare l’aspetto sanitario che deve accompagnare un’evacuazione, quindi si prende in considerazione il dato anagrafico di ogni singola zona della città. A Merano sono previste 150 aree di ricovero». Serve però che qualcuno curi il territorio: qui entra in gioco la geologia. «In città sono presenti 91 opere di protezione civile, cioè 29 linee paramassi, 53 reti di protezione e 9 valli, installate nelle zone dove il rischio di frane è maggiore. Castel Gatto, castel Verruca, Sinigo nord e Sinigo sud, quindi, e soprattutto la passeggiata Tappeiner», così Mittermair. Le strutture sono state disposte in conformità al piano delle zone di pericolo approvato nel 2015 dal consiglio comunale. Hanno però bisogno di costante manutenzione, con interventi che complessivamente, nel 2018, sono costati 40 mila euro e che si concluderanno entro la fine di novembre.













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