Il parkour «rivisita» gli spazi Ipes di Sinigo 

Il progetto. Con l’aiuto dell’esperto Samuel Reichert in allestimento otto “spot” fra i caseggiati Poi si impareranno i movimenti per superare gli ostacoli che i ragazzi evidenziano con i colori


Jimmy Milanese


Merano. Si chiama “parkour”. È una disciplina nata nella Parigi degli anni Novanta, dove all'ombra della Tour Eiffel il giovane David Belle fondò quella che venne definita “arte dello spostamento”, ovvero, la capacità di muoversi da un punto all'altro della città nel minor tempo possibile grazie a salti, arrampicate, equilibri e scalate per le strutture architettoniche dei quartieri.

Una disciplina che è sbarcata anche a Sinigo, grazie alla disponibilità dell'Ipes che ha concesso alcuni spazi pubblici alla associazione “Centro Giovani Tilt” che in questo periodo sta svolgendo le colonie estive di “Estate ragazzi” nel borgo cittadino.

Metamorphosis.

A spiegare di cosa si tratta, Monika Carmen, tra il gruppo di operatori che all'interno del progetto Methamorphosis finanziato dalla Unione Europea, sta portando avanti questo laboratorio con una quindicina di bambini. Un progetto, quello di Methamorphosis, che vede Merano, assieme ad altre sei città europee, impegnate nel recupero di spazi pubblici urbani, proprio perché la sicurezza nei quartieri non può prescindere da come questi vengono vissuti e occupati, piuttosto che abbandonati.

«Il parkour è un modo di rivisitare e vivere lo spazio dei quartieri attraverso l'esercizio fisico e la predisposizione di elementi che possano permettere il movimento da un punto A a un punto B», spiega Monika. Esplorare gli spazi che di solito si attraversano, magari soffermandoci su angoli del quartiere, per realizzare delle postazioni di movimento è l'obiettivo che si sono posti gli organizzatori di questa attività. Il tutto in collaborazione con i ragazzi che, appunto, sono chiamati a definire che tipo di percorso ad ostacoli rappresenti un particolare scorcio del quartiere e cosa sia possibile fare per creare movimento su quegli stessi spazi.

Otto “spot”.

Per questo, sono otto gli “spot” realizzati tra le case Ipes di Sinigo, equivalenti a otto esercizi di movimento coordinati da Samuel Reichert, specialista della disciplina da poco arrivata nelle grandi metropoli italiane.

I ragazzi devono imparare i movimenti, cercare di migliorare il superamento degli ostacoli che loro stessi hanno evidenziato con i colori. Non ci sono edifici da saltare a piè pari, ovviamente, o pericoli dietro a complesse prestazioni fisiche.

Infatti, nel parkour made in Sinigo ci sono scale da percorrere a balzi, oppure distanze da colmare con salti tra un muretto o l'altro, ma anche possibilità di allenare il corpo al superamento di un ostacolo con l'obiettivo di mantenere sempre l'equilibrio tra difficoltà dell'esercizio e capacità soggettiva di movimento, perché il parkour - che con questa iniziativa fino a venerdì prossimo può essere praticato a Sinigo - non prevede come obiettivo il superamento dei propri limiti.

Estate Ragazzi.

«Questo è il primo anno che Estate Ragazzi di Sinigo si sposta dal Dopolavoro al quartiere Ipes con l'aumento da sei a undici settimane di laboratori e giochi per i ragazzi» spiega la coordinatrice Tilt Valentina Vizzi. Attività che partono dal lunedì e terminano il venerdì con il classico del martedì in piscina e la gita del giovedì. «La bellezza di questo progetto estivo per ragazzi – spiega Vizzi – è tutta nel fatto che i partecipanti possono scegliere i laboratori che preferiscono, stimolati dalle loro preferenze e attitudini». E tra questi, oltre ai laboratori creativi di arte, pittura e fotografia, appunto, da quest'anno per i ragazzi c'è anche la possibilità di ristrutturare gli spazi del quartiere.

Perché vedere le cose da una angolazione diversa, mettendo in discussione il punto di vista o la prospettiva che ci accompagna, è uno dei primi passi per scatenare quella creatività, troppo spesso messa a tacere dalla routine e incapacità di vedere oltre, appunto, il proprio naso.

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