MERANO

Maia Bassa e Sinigo, don Massimiliano suona per i fedeli 

Il nuovo parroco diplomato al Conservatorio e laureato in lingue, ha realizzato una composizione per pianoforte dedicata ai parrocchiani


Silvano Faggioni


MERANO. S’intitola “La vita è un dono”. È una sua composizione per pianoforte che dedica non solo ai suoi fedeli praticanti, ma a tutte le famiglie di Maia Bassa e Sinigo, di cui è diventato da qualche mese il nuovo parroco a servizio della comunità sia di lingua italiana che di quella tedesca. Si chiama don Massimiliano, è nato a Bolzano da genitori meridionali ed è già stato viceparroco tempo fa a Santa Maria Assunta, e dopo una parentesi di sei anni a Brunico è ritornato a Merano. Don Massimiliano ha 46 anni e da dieci è stato consacrato sacerdote. La sua vocazione nasce dopo un percorso scolastico e professionale piuttosto interessante. Ha frequentato a Bolzano il liceo linguistico al Rainerum e contemporaneamente il conservatorio Monteverdi, diplomandosi in pianoforte. Si è laureato in lingue a Trento, specializzandosi in germanistica con una tesi sull’influsso che la musica di Wagner ha avuto nelle opere di Thomas Mann.

La vocazione.

Don Massimiliano per un certo periodo ha insegnato italiano nelle scuole tedesche, ma un altro grande impegno è stato quello di collaborare con la Caritas diocesana, venendo così in contatto con tossicodipendenti, alcolisti, senzatetto. Ed è proprio in questa parentesi della sua vita, a stretto contatto con un' umanità disperata, che nasce la sua vocazione. Decide così di entrare in seminario a Bressanone, frequentando corsi anche a Innsbruck. Si diploma in teologia con una tesi sulla fede nelle opere di Dante, con particolare attenzione alla figura della Madonna. Don Massimiliano non solo ama suonare il pianoforte, ma anche comporre brani musicali. “La vita è un dono” è un brano speciale, perché ad ascoltarlo non si apprezza solo la sensibilità delle dita che battono sui tasti, ma anche quella di un animo colpito dalle sofferenze e dalle sventure umane, che spesso, purtroppo, sfociano in vere tragedie. È il caso, ad esempio, del grande numero di suicidi nella nostra terra. Un dramma assai sentito dal nuovo parroco di Maia Bassa e Sinigo. E a tale proposito a chi scrive viene in mente una frase che disse Padre Peter Gruber, la guida spirituale dell'ospedale Tappeiner, in un'intervista apparsa tempo fa su queste pagine. Una frase di una semplicità disarmante, ma che mi colpì moltissimo: “Finché sei in vita, puoi sempre cambiare le cose!”

Per don Massimiliano la vita è un dono di Dio, ma questo dono deve essere offerto anche al prossimo. Viviamo in un'epoca, dice il parroco, in cui il dialogo e il confronto sono ridotti ai minimi termini. Sì e no che ci si saluta tra condòmini, quando una volta si andava magari a bussare alla porta accanto per chiedere un po' di zucchero, perché il nostro lo avevamo finito. C'è forse una paura di fondo che ci impedisce di salutarci e parlarci. E questo è un dramma, poiché ci condanna alla solitudine e all'infelicità.

Don Massimiliano ha deciso di scendere in campo con tutta la sua energia e creatività, mettendosi a disposizione degli altri giorno e notte, per una parola di conforto o di aiuto. Non solo. Si dedica al prossimo anche con la musica, suonando il suo amato pianoforte.

Musica come medicina.

La musica è per lui una medicina. È anche quella un dono di Dio. Ha già tenuto diversi concerti per le famiglie e soprattutto per gli anziani. Il nuovo parroco è orgoglioso del suo grande progetto che ha voluto chiamare “la pastorale del caffè”. Ciò vuol dire che ogni momento è buono per incontrarsi e parlare, proprio come bere un caffè. Il suo motto è “il buon pastore dà la vita per le sue pecorelle”. E tiene e a precisare che la Chiesa non va vissuta come una struttura statica, bensì come un “atteggiamento in cammino” , con la comunità che la circonda. «Al di là delle varie iniziative d'incontro - sottolinea don Massimiliano - viene innanzitutto il mio compito di sacerdote che vuole portare Cristo nelle case, nelle famiglie, per offrire conforto , aiuto e anche l'eucarestia. Noi sacerdoti dobbiamo essere una specie di tabernacoli viventi, dobbiamo risvegliare nella nostra comunità l'amore per il Cristo, perché è solo lui che ci dà l'ultima e più convincente risposta. Bisogna che si torni a frequentare le sante messe, la confessione, l'eucarestia, l'adorazione».

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