Nella festa di piazza San Vigilio i canederli sono multiculturali 

L’iniziativa. Bambini e ragazzi si impadroniscono del rione e si reinventano chef tirolesi Rohrer: «Il progetto Metamorphosis vuole creare luoghi d’incontro e costruire la città solidale»



Merano. Proseguono le attività dedicate alle famiglie nel rione San Vigilio, dove grazie al progetto europeo Metamorphosis e al sostegno di Upad, comitato di quartiere e Comune sono ormai sempre di più le iniziative di riqualificazione e di riappropriazione degli spazi urbani.

Stavolta a coinvolgere grandi e piccoli è stata l’insolita merenda tipica proposta dal gruppo di Metamorphosis in un pomeriggio di sole. I bambini del quartiere, infatti, hanno preparato i canederli tutti insieme: così si rafforza il senso di comunità in piazza San Vigilio.

Il progetto Metamorphosis è tornato nel quartiere San Vigilio, sabato scorso, per un’insolita merenda in piazza a base di canederli. A preparare la tipica pietanza tirolese sono stati i bambini e i ragazzi che frequentano le varie attività dell’Upad, dal gruppo di gioco “Il sabato del quartiere” al doposcuola: dalla lavorazione dell’impasto alla preparazione dei canederli, i ragazzi si sono occupati di ogni singola fase della preparazione, istruiti dal personale di Metamorphosis e dell’Upad e da un gruppo di volontari coordinati da Anna Gamper.

Nel tardo pomeriggio, i canederli sono stati offerti a genitori e passanti nell’ambito di un’allegra merenda in piazza. Il menu includeva, oltre ai classici canederli allo speck e al formaggio, anche quelli alle erbe e una variante dolce, i canederli alle mele e alla cannella.

«L’iniziativa, promossa dal Comune di Merano, puntava a rafforzare lo spirito di gruppo tra i giovani e ad animare lo spazio pubblico, spesso deserto, in un quartiere dal quale si parte di prima mattina per andare al lavoro o a scuola e si rientra nel pomeriggio o in serata andando dritti a casa, senza passare dalla piazza», sottolinea l’assessora Madeleine Rohrer. «Il progetto Metamorphosis non mira solo a coinvolgere la comunità più giovane nella progettazione urbana, ma anche a creare luoghi di incontro: la città che desideriamo è accogliente, viva, solidale».

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