Pastor Angelicus, dove il lavoro rende “normale” la vita 

La struttura offre progetti di inclusione sociale ai 90 ospiti «Mi piace potermi guadagnare i soldi per un caffè in piazza»


di Monica Marabese


MERANO. Tutti hanno il diritto di sentirsi importanti, il diritto di sentirsi i benvenuti nella società. Ciò che può sembrare normale, per i 90 utenti del Pastor Angelicus, struttura al servizio delle persone disabili e con disagio psichico, è una sfida continua.

«Bere un caffè al bar per noi è semplice quotidianità, per loro invece è un evento speciale, una festa», racconta la responsabile dell’area lavoro della struttura, Sibille Singer. «Stare tra le persone, mischiarsi con la società, è sinonimo di grande gioia per gli utenti. Il nostro obiettivo infatti è quello di fare da ponte tra la vita dei disabili e il mondo esterno. Proprio per questo abbiamo ideato i “progetti inclusione”, che permettono anche alle persone con disabilità di lavorare e di partecipare alla vita della comunità».

Occhi curiosi, sorrisi divertiti, parole dette a gran voce oppure sussurrate, movimenti scoordinati e passi traballanti. Il Pastor Angelicus è una grande famiglia nella quale si incrociano vite particolari, storie di persone con abilità diverse, che devono essere valorizzate e non sottovalutate. Tutti hanno delle capacità particolari, messe in risalto attraverso dei gruppi di lavoro nei quali grazie ai circa 40 operatori della struttura gli utenti possono lavorare e divertirsi. C’è chi si occupa del bar, chi della mensa, c’è chi lavora il legno in falegnameria, chi fa tappeti o oggetti in creta e chi aiuta in cucina. Non c’è tempo per oziare, dunque, tutti si danno da fare, sotto l’attenta supervisione del personale dipendente.

«Il lavoro dei nostri operatori è molto difficile – continua Singer –. Richiede molta pazienza, comprensione e impegno. Sono molto orgogliosa di loro, perché, grazie ai progetti inclusione, sono riusciti a far vivere a tutti i nostri ospiti momenti speciali, di vita comune, che per loro sono molto importanti». Nel corso dell’anno, infatti, tutti i gruppi hanno svolto diverse mansioni, mirate all’inclusione nella società, fuori dall’ambiente protetto della struttura. Sono usciti dal Pastor Angelicus e hanno svolto attività come la vendita di lavoretti fatti a mano, mostre di quadri, la lavorazione del formaggio, il servizio ai tavoli, si sono presi cura del giardino di villa Eden e così via. I gruppi di feltro, quelli di tessitura e quello responsabile del negozio hanno gestito una bancarella sulle passeggiate durante Asfaltart. Inoltre hanno dato vita a un laboratorio interattivo a disposizione dei passanti, nel quale hanno lavorato la lana cotta. Altri invece sono stati nella latteria di Lagundo a lavorare il formaggio. Hanno potuto così vivere l’esperienza di avere un lavoro “normale”, in un ambiente per loro nuovo. «Ci hanno spiegato il procedimento e poi l’abbiamo fatto da soli – racconta Karin Hörmann, ospite del Pastor Angelicus da diversi anni –. Alla fine abbiamo potuto assaggiarlo. Però questo non è stato il nostro unico lavoro, poiché assieme al mio gruppo ci occupiamo tutti i giorni di apparecchiare e sparecchiare la tavola nella nostra mensa». Nella struttura, infatti, anche le persone con disabilità lavorano. Tutti hanno un compito a seconda delle loro capacità. Per Maria Teresa Picelli e Annalise Holzner e il suo gruppo, l’interazione con la società avviene anche al di fuori del progetto inclusione. «Andiamo a lavorare al Kolping, dove riordiniamo le camere dei ragazzi. Sono tutti gentili con noi, ma sono anche molto disordinati», racconta Picelli, sfoderando un sorriso divertito. «Mi piace molto questo lavoro, sono contenta di poterlo fare, così posso comprarmi il caffè in piazza Fontana», aggiunge Holzner. Piccoli gesti quotidiani che diventano speciali. Anche il gruppo incaricato del giardinaggio ha fatto dell’inclusione la propria forza. Grazie agli operatori, che con pazienza accompagnano i ragazzi, il gruppo si occupa del verde di varie zone della città, facendo vivere agli utenti momenti di vita “normale”. «Vedere queste persone in contesti per noi quotidiani è un grande regalo per tutti. È il risultato di un percorso ricco di ostacoli, ma che sicuramente dà grande soddisfazione», conclude Singer.













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