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Stelvio, la strada verso il traguardo dei duecento anni 

La nostra storia: il tracciato porta la firma dell’ingegner Carlo Donegani che si imbarcò nell’epico progetto di collegare Bormio e Spondigna 

L'IMPRESA La tenacia di Federico Rossi: lo Stelvio “scalato” in carrozzina


Ezio Danieli


PRATO STELVIO. La strada di passo Stelvio compie 200 anni, un traguardo importante per un'arteria di straordinario fascino. E non solo per i ciclisti che la percorrono. A Bormio, come pure in Provincia a Bolzano, sono in corso i preparativi per ricordare al meglio l'importante anniversario.

La storia.

Dal 1820 al 1825, l’ingegnere Carlo Donegani s’imbarcò in un progetto ai limiti dell’impossibile: creare una strada che da Bormio (1.225 metri) salisse al passo dello Stelvio (2.758 metri) e scendesse nuovamente fino in Venosta e precisamente a Spondigna (900 metri). La strada doveva essere aperta tutto l’anno, anche nei mesi invernali sfidando neve e valanghe.

Dopo il Congresso di Vienna del 1815, si costituì il Regno Lombardo-Veneto, parte integrante dell’Impero austriaco. Fu necessario costruire una strada che collegasse Milano con Vienna, senza passare dalla Svizzera. Se il tratto da Milano a Bormio fu relativamente facile e veloce, la sfida fu il tratto da Bormio a Spondigna, in Alto Adige. Fu costruita basandosi su una bozza di epoca napoleonica.

Donegani creò soluzioni innovative per l’epoca: la strada era larga ovunque cinque metri e non superava mai il 10% di pendenza. I lavori di costruzione iniziarono il 26 giugno 1820 (e nel 1823 vennero ultimate le fasi principali), partendo dal centro di Bormio e proseguendo verso i Bagni Vecchi, dove fu costruito un ponte di legno e la prima galleria. Da qui, si entrava nell’impervia Valle del Braulio che impose ingegnose soluzioni tecniche. Tra queste, la costruzione di 34 tornanti sul versante valtellinese (in seguito divenuti 40) e 48 su quello altoatesino, oltre a gallerie scavate nella roccia o costruite in muratura, e paravalanghe in legno.

Furono inoltre edificate infrastrutture per la sicurezza e il ristoro dei viaggiatori: cinque case cantoniere, tre casini per i rotteri (addetti alla manutenzione della strada tutto l’anno, anche d’inverno, quando dovevano “rompere” la neve per permettere il transito), una caserma e l’Oratorio di S. Ranieri alla Terza Cantoniera.

Nel 1831 fu istituito un servizio di diligenza da Milano: in 64 ore si raggiungeva Bormio e in 125 Landeck in Tirolo. Trainata da quattro o sei cavalli, la diligenza poteva trasportare fino a otto persone con i bagagli. È tuttora conservata al Museo Civico di Bormio.

Da allora il tracciato della strada è rimasto pressoché inalterato e permette di effettuare un vero e proprio viaggio nella storia. Notevoli i lavori di miglioria apportati, soprattutto sul versante altoatesino, per facilitare il transito degli automezzi.

La mecca per i ciclisti.

La strada che porta a passo Stelvio, che resta chiusa nei mesi invernali a causa del pericolo di caduta valanghe, è la mecca per i ciclisti non solo professionisti. Si pensi che il Giro d'Italia vi è transitato più volte con la tradizionale Cima Coppi rappresentata dal passaggio al valico, il più alto d’Italia.

Fra i cicloamatori va ricordato il Tour d'Ortles che proprio sullo Stelvio passa una volta all'anno. Fra i pedalatori... della domenica la tradizionale manifestazione Stelvio Bike di fine estate con la chiusura dei tre versanti (lombardo, altoatesino e svizzero) al traffico motorizzato.













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