abbiamo spento una candela 

In questo periodo di lockdown avevamo una grande occasione, quella di rivoluzionare il nostro sistema scolastico. L’abbiamo buttata via aggrappandoci ad un vecchio sistema che in silenzio stava...



In questo periodo di lockdown avevamo una grande occasione, quella di rivoluzionare il nostro sistema scolastico. L’abbiamo buttata via aggrappandoci ad un vecchio sistema che in silenzio stava affogando. Un sistema basato sull’apprendimento di nozioni e successiva retribuzione mediante valutazioni. Con la didattica a distanza proprio le valutazioni possono essere facilmente falsate, e tengono poco in considerazione la crescita di uno studente. Ci si è concentrati solo a far rispettare il calendario scolastico, gli orari, il numero di videolezioni, e infine, il numero di voti. Abbiamo perso il vero valore della scuola: quello che mette l’educazione prima dell’istruzione. Ci siamo abbandonati a slogan come #lascuolanonsiferma perdendo di vista il nostro obbiettivo. Avevamo l’opportunità di passare da una Fiat 500 ad una Ferrari, e invece abbiamo preferito rimanere nella nostra comoda 500, bucandole le gomme ma inserendo il display multimediale. Forse dovevamo fermarci, cambiare auto, e ripartire migliori di prima.

La didattica a distanza ha rappresentato il culmine di un processo di lavoro dannoso all’interno dell’istituzione scolastica. Non si è passati da un giorno all’altro a sostituire un insegnante ad un libro, piuttosto che a una enciclopedia online. É un meccanismo che già da tempo era instaurato nelle nostre scuole. Un processo sbagliato, perché il ruolo dell’insegnane va oltre le nozioni che può fornire un libro. Come il ruolo dello studente possiede una potenza che supera largamente l’apprendimento mnemonico di nozioni che come unico fine hanno il voto. Con la didattica a distanza siamo giunti al culmine di questo processo che vede, da una parte dello schermo di un computer gli insegnanti che forniscono materiali e nozioni; dall’altra gli studenti obbligati all’apprendimento di nuove conoscenze, prima che di utili competenze. La sfida di trovare nuovi luoghi per l’apprendimento era già stata lanciata, e per anni non è stata colta. Ora ci troviamo in assenza dell’unico luogo d’apprendimento che avevamo messo a disposizione prima dell’emergenza: le aule scolastiche. E così, non avendo a disposizione altri luoghi dove apprende e far apprendere, ci sentiamo smarriti.

É importante, oggi più che mai, chiedersi cosa sia la scuola. In questi mesi abbiamo potuto sperimentare che la scuola non è solo qualcosa di fisico e di materiale. Se la scuola non è più un luogo fisico, non ci si può limitare neppure a dire che è un luogo virtuale e che quindi è riassunta e compressa in un piccolo schermo. A questa domanda è formulabile un'unica risposta plausibile: la scuola siamo noi. La scuola è formata dalle nostre relazioni, dai nostri rapporti, dalla crescita personale e interpersonale degli studenti e di tutto il mondo scolastico.

Non rivoluzionando il sistema scolastico in questo momento, abbiamo spento una candela. Ma proprio la luce di questa candela continua a brillare.

La Scuola siamo noi, siamo in diritto di cambiare tutto.

(studente)













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