ARTE»LA GRANDE MOSTRA DI BRESSANONE

Si indica impropriamente con «barocco» quel gusto legato alle manifestazioni artistiche dell’epoca compresa fra il sec. XVII e i primi decenni del successivo mettendo l’accento su quelle...


di Elisabetta Rizzioli


Si indica impropriamente con «barocco» quel gusto legato alle manifestazioni artistiche dell’epoca compresa fra il sec. XVII e i primi decenni del successivo mettendo l’accento su quelle caratterizzate da stravaganza, estrosità e fantasia quasi bizzarra nonostante, ad esempio in architettura, quest’epoca sia percorsa da richiami alla classicità, ed il linguaggio classico rimanga il punto di riferimento comune per molti artisti (Bernini, Borromini). Se il panorama eidetico barocco si presenta generalmente come l’affermazione di valori potenti e riconoscibili da parte di chiunque - e per ciò vede fortemente rivalutato il realismo della rappresentazione - si pone al contempo l’interrogativo angoscioso sul vero senso dell’esistenza: mentre esalta la potenza di Dio sulla scorta del concilio tridentino in esso si agitano infatti istanze scientifiche, di libertà individuale e di sensibilità che mettono ancora più in crisi il potere (lo Stato moderno appena costituitosi in Europa, e la sua rappresentatività). L’uso del termine da parte di critici e storici dell’arte risale alla seconda metà del Settecento, riferito in un primo tempo alle arti figurative e successivamente anche alla letteratura. Rispetto all’iniziale accezione negativa, solo verso la fine dell’Ottocento è iniziata una rivalutazione del barocco grazie ad un contesto culturale europeo che con l’impressionismo o il simbolismo dimostrava agganci con l’epoca barocca. Altre e diverse possibilità interpretative propone la mostra temporanea “Il Trionfo del Barocco. Pittura dal 1600 al 1800” allestita nelle sale della Hofburg di Bressanone, sino al prossimo 31 ottobre che dà conto dell’ampio patrimonio di opere pittoriche trionfalmente barocche, afferenti ad un arco temporale protrattosi per circa due secoli, appartenente all’istituzione brissinese, come attesta il documentato catalogo che la correda - disponibile soltanto in lingua tedesca -, che censisce tutti i dipinti barocchi della Hofburg ovvero del Museo Diocesano e del Palazzo Vescovile, ambienti già di residenza e di rappresentanza della Hofburg che offrono una panoramica sullo stile di vita del locale mondo barocco. Noti pittori tirolesi e artisti di importanza sovraregionale hanno eseguito pale d’altare per edifici chiesastici e dipinti a carattere sacro di devozione privata, dei quali - si ricordino almeno Stephan Kessler, Johann Georg Grasmair, Ulrich Glantschnigg, Martin Theophil Polak, Karl Skreta e Johann Lingelbach - è ora possibile ammirare una raffinata selezione nelle sale espositive; figurano anche lavori di mano di pittori barocchi tirolesi, famosi anche in ambito segnatamente viennese, quali Paul Troger, Michelangelo Unterperger e Josef Ignaz Mildorfer, e vari esempi della ricorrente pratica barocca della copia o della replica più o meno variata dai maestri illustri che restituiscono quasi interamente la traccia concettuale dell’opera originale e contribuiscono in modo rilevante - come laboratorio visivo per la percezione dell’immagine all’incremento della popolarità dei singoli temi, fra narrazioni bibliche e letteratura storico-religiosa vetero- e neo-testamentaria, di raffigurazioni - a mezzo fra leggenda ed agiografia - delle vite dei santi, nonché rappresentazioni di vita celeste manifestamente trionfali e di care Madonne col Bambino. Pale d’altare e dipinti sacri compaiono affiancati da vari ritratti alcuni dei quali per la prima volta esposti al pubblico, che attestano il potere e la ricchezza, l’ educazione e la posizione sociale del soggetto effigiato, parafrasando una messa in scena autocelebrativa di clero, nobiltà e borghesia.













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