Biennale Gherdëina, oggi ultimo atto sui rituali del ritorno 

Arte contemporanea. Stasera l’incontro con Adam Budak, Sharon Lockhart e Adrian Pace Gli ospiti dialogheranno sul senso di appartenenza ad un luogo che viene definito come “casa” Verranno proiettati anche i video dal titolo “Pine Flat”, “Per Speculum” e “Prova”


Daniela Mimmi


Ortisei. “A breath? A name? The ways of world making”, la nuova edizione della Biennale Gherdëina7 arriva alla conclusione che avverrà oggi, 20 ottobre. Sono in tutto 26 e provenienti dai paesi più disparati, dalla Grecia al Canada, dagli Stati Uniti alla Lituania, dall’Estonia, dalla Cecoslovacchia e dalla Polonia, oltre che da Italia, Austria e Germania, gli artisti invitati da Adam Budak a esplorare il territorio, il paesaggio, la cultura, la storia, la popolazione e lo spazio pubblico della Val Gardena. Focus della Biennale di quest’anno sono il significato e la consapevolezza della rilevanza socio-politica nel processo di creazione del mondo (“Worldmaking”), il fattore dinamico all’interno di questo processo, ma anche la resilienza che cultura e natura garantiscono. Tre i capitoli sulla sociologia dell’incontro e la strategia della pluralità che costituiranno il nucleo originario della realizzazione di nuovi mondi (“Ways of the worldmaking”): ecology of others - sul rilancio della relazionalità; “In praise of hands – sull’arte del tatto”, sulla diffusione dell’entusiasmo e sul potere della differenziazione. La Biennale Gherdëina 7 consiste in una mostra principale nello spazio pubblico di Ortisei in Val Gardena e dei paesi circostanti, in uno spazio espositivo nella sala Luis Trenker nel centro di Ortisei, appositamente adattato per la Biennale, nonché in una serie di eventi collaterali che saranno messi a disposizione anche online in streaming. L’ultimo degli Encounters, ovvero i talk con esperti e artisti che questa volta sarà in italiano e in inglese, sarà questa sera 20 ottobre alle ore 20,30 presso l’Osteria Traube di Ortisei. Parteciperanno gli artisti Adrian Paci e Sharon Lockhart, via Zoom, e il curatore Adam Budak e il titolo è “Sull’Appartenenza e sui Rituali del Ritorno a Casa”. Gli ospiti dialogheranno sulle tematiche dell’appartenenza a un luogo, fisico o emotivo, che viene definito come casa. Il confronto prenderà le mosse dalle opere video presentate dai due artisti in Biennale e da un confronto sulla loro ricerca e pratica artistica riguardo queste tematiche. L’incontro rappresenta inoltre la chiusura ufficiale della settima edizione della Biennale Gherdëina e verrà presentato il nuovo catalogo. Sharon Lockhart è riconosciuta a livello internazionale per i film e le fotografie che inquadrano i momenti di quiete della vita quotidiana. Mettendo in scena le immagini con un metodo che ricorda quello cinematografico, i suoi film sottolineano le qualità fotografiche dell’immagine in movimento. Con il film 16mm “Pine Flat” (2005) l’artista continua l’esplorazione degli aspetti formali del cinema e della fotografia e del loro rapporto. Ambientato in un villaggio rurale della Sierra Nevada, il lungometraggio e i ritratti su larga scala si concentrano sulla gioventù della comunità e sull’infanzia negli Stati Uniti. Il film nasce dal desiderio di Lockhart di creare una visione della giovinezza più intima, non ancora addomesticata nei sentimenti. In occasione della cerimonia di apertura della Biennale Gherdëina 7, il film è stato proiettato nel fienile del maso Pilat a 1525 m di altitudine per istituire un legame tra l’infanzia, la natura e il desiderio di creare il mondo. Sempre parte del progetto “Pine Flat”, la musica del vinile “Stuff I Like”, eseguita dal dodicenne Balam Garcia, è stata presentata all’osteria Traube a Ortisei. L’artista albanese trapiantato a Milano Adrian Paci, ha lasciato l’Albania nel 1997 a causa dell’instabilità politica del suo paese. Da quel momento, il suo lavoro si sviluppa su temi legati allo spostamento e alla perdita. Per la Biennale Gherdëina 7 ha presentato due opere filmiche - “Per Speculum” (2007) e “Prova” (2019), come parte del Cinema Of Worldmaking, un progetto concepito dall’artista austriaco Josef Dabernig in collaborazione con Adam Budak e allestito nell’edificio abbondonato dell’Hotel Ladinia, a Ortisei. Con “Per Speculum”(2007) ci troviamo in un paradiso perduto all'ombra di un albero – l’albero della vita e della saggezza, su cui alcuni frammenti di specchio riflettono i volti di bambini e i raggi del sole, in uno studio sulla percezione e sull'inganno che mette in crisi le verità che riteniamo consolidate. “Per Speculum” è un’opera che esprime anche la fragilità di una condizione umana, i traumi latenti e i gesti autodistruttivi in tempi di precarietà. “Prova” (2019) è invece un autoritratto collettivo che esprime l'urgenza di agire. L’artista si rivolge ancora una volta alla storia e alla gente della sua città natale, Scutari, in Albania. Vediamo così un gruppo di uomini durante la notte che trascorre il tempo per strada: si addormentano e si svegliano, comunicano con gesti e sorrisi. Qualcuno controlla il microfono, ripetendo la parola “Prova… prova”, come se promettesse a un pubblico che non vediamo l’opportunità imminente di essere ascoltato.













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