Gli orchestrali della Haydn in cassa integrazione 

La crisi Coronavirus. La segreteria generale: «Abbiamo resistito, ma ora è impossibile» Il provvedimento che tocca tutti e 45 i musicisti, scatterà da domani Valeria Told: «Stiamo pensando alla ripartenza. Speriamo già da metà luglio»


Daniela Mimmi


Bolzano. Da domani, i 45 musicisti dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento sono in cassa integrazione. A loro si aggiunge il personale amministrativo e tecnico, in tutto un’altra ventina di persone. La notizia era nell’aria ormai da tempo ed è stata, purtroppo, una decisione sofferta, ma inevitabile. L’Orchestra è ferma da più di un mese e non ci sono spiragli per il futuro immediato.

«Finora ce la siamo cavata con i turni – ci dice Valeria Told, segretario generale della Fondazione Haydn. – Ma adesso non è più possibile, l’Orchestra non può mettersi insieme per provare e non abbiamo trovato altra soluzione. Noi siamo l’ultima orchestra a mettere in cassa integrazione i propri musicisti. Le altre orchestre lo hanno già fatto in marzo».

Fino a quando durerà?

Per ora per le previste 9 settimane, quindi fino al 14 giugno. Alcuni, tra il personale amministrativo, sono in cassa integrazione al 50%, e per l’altro 50% lavorano in smartwork.

E dopo, cosa succederà?

Ci stiamo già pensando e cerchiamo di essere pronti. Io sono nel Consiglio di Presidenza dei Teatri di Tradizione, quindi mi confronto ogni giorno in videoconferenza con tutti gli altri teatri italiani. Sarà una riapertura graduale, per cui dobbiamo immaginare nuovi spazi, nuovi organici e anche nuovi repertori, perchè non si può suonare una sinfonia con un’orchestra da camera. Stiamo deliberando proprio in questi giorni, perchè dobbiamo innanzitutto tutelare la salute dei musicisti e del pubblico.

In pratica come?

Ad esempio immaginando concerti in spazi aperti, nelle piazze, nelle strade, nelle città, ma anche nei paesi. Ad esempio un concerto di 5 minuti in piazza Walter. Oppure portare la musica in posti dove la musica non è mai arrivata, anche nei piccoli paesini di montagna. Dobbiamo escogitare il modo di portare la musica alla gente, ma in totale sicurezza. E soprattutto lo faremo gratis.

L’entrata dalla vendita dei biglietti copre una percentuale minima delle spese di un’orchestra. Ma senza neppure quella?

Abbiamo messo in bilancio di non avere entrate nel 2020.

Quando ipotizzate che la musica potrà ripartire?

Noi pensiamo dalla metà di luglio, con le modalità che le ho detto: sicurezza, tutela, distanza sociale. Ci sono tante idee e progetti da sviluppare e sperimentare. Forse inventeremo un nuovo modo di fare musica, di stare insieme, ma distanziati, scopriremo nuove modalità, troveremo spazi a cui non avremmo mai pensato e repertori che magari non avremmo preso in considerazione.

Lei personalmente è più favorevole alla chiusura totale o alla riapertura con le giuste cautele?

Fermo restando che la tutela della salute pubblica è la priorità, penso anche la gente abbia bisogno della spinta di positività che dà la musica in particolare e delle cultura in generale. Bisogna ricostruire la fiducia. Almeno finchè la scienza non ci aiuterà: o si troveranno dei farmaci, oppure dei vaccini che diano a tutti noi la possibilità di riavvicinarci senza paura. Nel frattempo però bisogna dare dei messaggi positivi, dei messaggi di fiducia, dei messaggi in musica. Perchè la musica è il benessere dell’anima...

Si conferma dunque tutto il momento di difficoltà legato al Coronavirus anche se, va detto, la strada intrapresa dall’Orchestra Haydn è la stessa di tante altre istituzioni culturali in Italia.

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