«La grande prua» di Pomodoro in ricordo di Fellini 

Arte. A Madonna di Campiglio è esposta l’unica copia dell’opera del grande scultore che abbellisce la tomba del regista premio Oscar. L’amicizia della famiglia Leonardelli con Giulietta Masina, le visite a Montagnaga di Piné e due misteri: un quadro e cento rose rosse


Giorgio Dal Bosco


Trento. Di questi tempi, a Madonna di Campiglio il Trentino si è arricchito di un’altra importante scultura di Arnaldo Pomodoro. Dopo la grande opera di proprietà delle Cantine Ferrari a Ravina di Trento – Gino Lunelli, uno dei fratelli titolari della famosa cantina spumantistica è un vecchio amico dello scultore (94 anni) – sono stati i fratelli Orler, originari del Primiero, galleristi di opere d’arte, gioielli e tappeti. A Madonna di Campiglio in questi giorni hanno acquisito ed esposto davanti alla loro galleria in piazzetta Lorenzetti una copia, l’unica esistente, de “La grande Prua”. È una scultura eseguita su commissione del Comune di Rimini che abbellisce, impreziosendola anche nel suo significato metaforico, la tomba di Federico Fellini e di sua moglie Giulietta Masina, lui morto il giorno dopo le nozze d’oro (31 ottobre 1994), lei morta cinque mesi dopo.

Ma in questo quadro, di trentino, c’è anche molto altro ed anche di inedito: c’è soprattutto un affresco di umanità con protagonisti Giulietta Masina e Federico Fellini, c’è l’albergo Posta di Montagnaga di Piné (teatro di questa umanità) con la contitolare Anna Leonardelli (1894-1980). C’è un floricoltore trentino e c’è, infine, ma non ultimo, il più autorevole critico d’arte delle opere di Arnaldo Pomodoro, Danilo Eccher.

Raccontiamo questa inedita storia seguendo per semplicità il filo cronologico. A quindici anni (dunque circa nel 1910) Anna Leonardelli, trentina di Montagnaga, come tante altre ragazze trentine, va a Roma come donna di pulizie e babysitter. Dopo alcune esperienze lavorative viene assunta in casa Masina dove nel 1921 – Anna Leonardelli ha 27 anni – nasce Giulietta. È Anna che le fa da tata e che la vede crescere giorno dopo giorno. Tra le due c’è un affetto fuori del comune, neanche Giulietta fosse figlia sua.

Prima che scoppi la seconda guerra mondiale Anna Leonardelli ritorna a Montagnaga dove sposa un vedovo “fresco” di lutto che probabilmente piangeva la vedovanza solo con un occhio. In paese il matrimonio desta un vespaio di chiacchiere maligne che ancor di più si alimentano per altri motivi. I paesani si danno di gomito accorgendosi che Anna mantiene contatti epistolari e talora telefonici troppo frequenti con Giulietta. E si commentava allora (e qualcuno tuttora osserva) malignamente che negli anni Venti per un paio di lustri Anna era rimasta incollata a Roma e che non aveva mai fatto visita alla sua famiglia d’origine a Montagnaga.

Siamo ormai a metà degli anni ’50 e Giulietta Masina è già un’attrice affermata soprattutto per il film ’La strada’ diretto dal marito sposato nel 1943. E quasi ogni anno Giulietta raggiunge a Montagnaga la sua vecchia “tata” con cui passa intere giornate osservando i lavori nella campagna famigliare.

Qualche anno dopo, questa volta accompagnata dal marito Federico Fellini, Giulietta arriva a Montagnaga quando i due sono già molto famosi (epoca “La dolce vita”) ma la loro visita rimane molto discreta. In città, a Trento, nessuno sa che a venti chilometri soggiorna per alcuni giorni la coppia forse più famosa d’Italia. Mentre Giulietta si gode la compagnia della sua vecchia tata, Federico si diletta a disegnare lasciando spesso sulla tavola disegni o soltanto abbozzi.

Tra questi disegni Achille Leonardelli, il nipote di Anna e attuale contitolare con il fratello dell’albergo Posta, “rivede” con nitidezza il disegno che il regista fece a Montagnaga in occasione della nascita del loro figlio Federichino, morto prematuramente undici giorni dopo. È un foglio che in casa, non conoscendone la possibile importanza, va da un cassetto all’altro, da una mensola all’altra e finisce chissà dove assieme ad altri disegni sempre del regista. Il disegno per Federichino non è nulla di straordinario, ma è pur opera di Federico Fellini: una cicogna che vola portando sotto di sé il classico lenzuolo in cui dorme il neonato. Achille ricorda perfettamente la scritta sotto il disegno: “È nato Federichino”.

Quando nasce un nipote di Achille, cui in memoria di quelle importanti visite di cotanto personaggio, vien dato il nome Federico, dopo molti anni quel foglio con il disegno non c’è più. È sparito assieme ad alcune fotografie scattate in casa con i due famosi personaggi. I genitori avrebbero voluto fare l’annuncio stampando facendo stampare proprio quel disegno con quella scritta. Qualcuno in zona pinetana dovrebbe o potrebbe sapere di più sulla “fine” che hanno fatto quei disegni. Ma si tace.

Adesso siamo nella primavera del 1978 ed è sempre Achille Leonardelli che racconta: «Mia nonna Anna mi prega di andare in automobile alla stazione ferroviaria a Trento per aspettare il treno da Roma con cui arriva Giulietta Masina. Con orgoglio, anche perchè ho 18 anni e sono neo patentato, porto l’attrice a Montagnaga. Qualche giorno dopo arriva anche Federico Fellini che, tirandomi in disparte, mi chiede se conosco in città un fioraio molto riservato. Assieme ai soldi per pagare cento rose rosse mi dà una busta da consegnare al fioraio di cui vuole il numero telefonico. Il problema è che quelle cento rose rosse che presumevo arrivassero a Giulietta a Montagnaga non sono mai arrivate. In una seconda occasione Federico mi prega di fare la medesima trafila. E di rose rosse a Montagnaga non arriva nemmeno questa volta neanche uno stelo. Giulietta Masina passa la giornata con mia nonna Anna e lui, la giornata, la passa forse a Trento o chissà dove. Mistero».

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