La street art fonde classico e moderno all’interno del bunker 

Bunker Walls. A disposizione di tredici artisti dieci stanze del rifugio antiaereo di via Fago Promosso dalla cooperativa Talia, il progetto sarà documentato in tutte le sue fasi realizzative Il 12 settembre l’apertura al pubblico. A fare da filo conduttore alle opere il concetto del doppio 


Jimmy Milanese


Bolzano. In uno dei luoghi più misteriosi e sicuramente meno esplorati dai bolzanini nasce il progetto “Bunker Walls”.

Costruito tra il 1943 e il 1944 dalla Wehrmacht, il rifugio antiaereo di via Fago si sviluppa all'interno della montagna su una superficie di oltre 7000 metri quadrati fatta di tunnel, gallerie, passaggi e sale. Da otto anni è la cooperativa Talia ad occuparsi della gestione di questo gioiello a pochi passi dal centro della città. Nel suo interno, dopo un accurato lavoro di pulitura e sgombero detriti, oggi sono presenti ampi spazi i quali possono ospitare qualsiasi tipo di manifestazione.

Monumento storico capace di raccontare la storia recente di Bolzano, molto probabilmente costruito con il lavoro degli internati dei Lager di Bolzano, il Bunker di via Fago oltre ad essere un luogo della rimembranza è anche uno straordinario spazio dove far nascere progetti ed idee culturali. E di idee e progetti se ne intende, la cooperativa Talia, già protagonista con la mostra sul Guercino a Palazzo Mercantile e “A tavola con Bacco” all'Expo di Milano.

Un luogo completamente visitabile, che il 12 settembre si aprirà alla popolazione in una veste completamente nuova, dopo che tredici artisti provenienti da tutt'Italia avranno terminato di dipingere dieci stanze messe loro a disposizione. Street artists i quali, nell'arco di sei giorni, dovranno trasformare quelle stanze già utilizzate come magazzini, alloggi o cucine nel corso della seconda guerra mondiale. Allora, dopo l'8 settembre del 1943, l'Alto Adige entrava a pieno titolo sotto il controllo del Reich tedesco che a Bolzano ordinava al realizzazione di un Bunker antiaereo per le sue truppe. Dopo quasi ottant'anni da quella esperienza di distruzione e lutto, sarà liberà totale per il genio creativo degli artisti, anche se guidato da un tema comune per tutti, ovvero, il concetto del doppio. Quella dualità che si respira tutta, appena varcato l'ingresso del Bunker oggi adibito a spazio culturale ma che porta ancora intatti i segni di una tragica esperienza. Un viaggio moderno, ma attraverso miti e personaggi della cultura classica, che hanno fatto della dualità espressiva una delle caratteristiche essenziali della loro produzione. E allora, agli artisti sarà richiesto di trovare il punto di incontro tra distruzione e rinascita, schiavitù e liberazione, quindi, luce e buio. Contrapposizioni che perfettamente si applicano agli angusti spazi del Bunker. Opere d'arte che simboleggeranno l'incontro tra coppie di concetti apparentemente agli antipodi ma che si realizza sempre nei momenti di transizione: nella ricostruzione dopo la tempesta, nella trasformazione della repressione in libertà e nell'intermezzo che luce e buio realizzano quando appare l'ombra che si respira all'interno del Bunker. «Anche questo, come tanti altri eventi organizzati dalla cooperativa Talia, non partono da un finanziamento pubblico, ma si reggono sulle loro gambe e sul lavoro di tanti ragazzi che gratuitamente dedicano anima e corpo a progetti auto organizzati», ha voluto sottolineare Claudio Montresor, prezioso collaboratore della cooperativa, aggiungendo come siano ormai diversi gli spettacoli ed eventi realizzati nel Bunker, oltre alle visite di scolaresche.

Quindi, a partire dalle prossime ore, ai tredici artisti sarà assegnata una stanza che per sei giorni diventerà il luogo dove dovranno abitare, mentre in corso di realizzazione delle opere la cooperativa si occuperà di foto documentare la nascita e realizzazione di ogni singola creazione. In collaborazione con Contro Tempo Teatro, Zeitroom, MurArte e Cooltour, nella giornata del 12 settembre il Bunker verrà quindi aperto con una serie di manifestazioni musicali e d'intrattenimento, oltre alla possibilità per gli interessati di visitare i suoi spazi e le dieci nuove sale trasformate in opere d'arte.

E sarà un viaggio nella storia, ma visto con gli occhi di un gruppo di artisti che dovranno trovare una chiave interpretativa del mito classico che però si incastri non solo negli spazi messi loro a disposizione, ma che dialoghi con una struttura del tutto fuori dal comune, tanto da essere recentemente stata utilizzata perfino da Abel Ferrara per la realizzazione del suo film su Van Gogh interpretato da Willem Dafoe. Dove una volta la Wehrmacht nascondeva i suoi soldati e le sue armi in occasione degli attacchi alleati, oggi si fa cultura, trasformando il buio di una caverna e i suoi tredici gradi costanti di temperatura in un luogo pieno di colori e di quel calore dei murales che di solito trovano la loro collocazione sulle pareti di edifici o nelle periferie delle metropoli.













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