«La Val Gardena? Troppo kitsch di difficile integrazione» 

La bocciatura di Federica Corrado, presidente di Cipra e docente di Tecnica Urbanistica «Sulle Alpi molte criticità non hanno l’aspetto clamoroso delle torri anni ’60 del Sestriere» 


di Elena Baiguera Beltrami


Contemporaneità di un territorio alpino, tra vecchio e nuovo, tra “usi” e abbandoni, tra natura e artificio, regalando uno sguardo diverso rispetto agli immaginari condivisi e agli stereotipi sedimentati della montagna. Questo il focus del seminario - accompagnato da una mostra- dal titolo ”Altri sguardi e immaginario alpino” che si è tenuto nei giorni scorsi presso lo Spazio Alpino SAT a Trento. Tra i relatori anche Federica Corrado Presidente di CIPRA Italia (Commissione Internazionale per la Tutela delle Alpi) e docente di “Tecnica e pianificazione urbanistica”. «Ci sono numerose realtà sull’arco alpino - ha detto, tra le altre cose, la docente - dove le criticità magari non hanno contorni così macroscopici come l’architettura fordista anni ‘60 del Sestriere, ma non per questo si possono considerare meno laceranti per il territorio».

Quali ad esempio?

«Penso a Cortina, che ormai è una rappresentazione di sè stessa più che di una comunità di montagna. Ora poi con il 2021 e i Mondiali di Sci Alpino sappiamo che nei prossimi 4 anni Cortina ospiterà complessivamente 28 gare internazionali di sci, fra Coppa del Mondo e Mondiali, oltre a una serie di appuntamenti di Coppa Europa e competizioni juniores. Una scelta che va in una direzione molto precisa. Ma non l’unica, penso per esempio alla Val Gardena dove i masi di montagna sono stati soppiantati da una proliferazione di alberghi a 5 stelle il cui stile architettonico sconfina spesso e volentieri in un kitsch difficile da ripensare e reintegrare in un contesto paesaggistico».

Passando in rassegna a volo radente il Piemonte, il Veneto e l’Alto Adige, il Trentino, secondo il suo punto d’osservazione, come si colloca?

«Ho seguito a distanza la proposta di un imprenditore della Val di Fassa che in cambio dello smantellamento di impianti sciistici improduttivi a Passo Rolle si sarebbe accollato un investimento per un progetto innovativo, con un approccio sostenibile nei confronti dell’offerta. Ecco, se posso dire, non mi aspettavo proprio che il Trentino non cogliesse al volo questa opportunità. Il progetto sarebbe stato un investimento promozionale strepitoso per la Provincia di Trento. Inoltre va riconsiderata la politica degli investimenti pubblici: sotto i 1200-1300 metri di altitudine oggi è impensabile continuare a investire. I cambiamenti climatici sono un fatto oggettivo, che deve porre i decisori politici di fronte a precise responsabilità».

A fronte delle criticità ci sono anche dati e progetti innovativi che magari non fanno notizia?

«C’è un recupero non tanto sulla quantità, ma sulla qualità delle trasformazioni, con il ritorno all’agricoltura di montagna e ad attività artigianali, nuovi insediamenti e piccoli, ma significativi, segnali di ripopolamento di zone non specificatamente vocate al turismo, che potranno trovare vitalità anche grazie a questi nuovi montanari per scelta. Spesso si tratta anche di giovani preparati con progetti e idee innovative». La mostra invece rimarrà aperta e visitabile fino al 31 marzo.













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