Le voci dell’anima, il ritorno a casa di Sanin e Bortolotti 

Musica classica. Grande appuntamento questa sera al Teatro di San Giacomo a Laives Protagonisti il primo violino di spalla dell’Orchestra Arena di Verona e la soprano bolzanina Il musicista di Vadena: «In tutta la carriera, non mi era mai capitato di suonare a Bolzano»


Daniela Mimmi


Bolzano. Due altoatesini che si ritrovano a condividere lo stesso palco dopo anni di latitanza dalla loro città. sono la soprano Bolzanina martina bortolotti e il violinista Günther sanin, originario di vadena, attualmente primo violino di spalla dell’orchestra arena di verona, che, insieme al pianista Armando anselmi, daranno vita al recital «la voce dell’anima», al Teatro di san giacomo di laives oggi 1 febbraio, con inizio alle ore 20.30 e ingresso libero. in scaletta ci sono brani di autori come mozart, brahms, lehár, dvorák, händel e altri, ma anche celebri colonne sonore. e poi piccole perle da opere e operette fra cui “la principessa della czarda”, “le nozze di figaro, le danze ungheresi di brahms e struggenti musiche da film. un tocco aggiuntivo lo conferirà allo spettacolo l’aspetto visivo: sullo schermo si susseguiranno infatti una serie di opere firmate dall’artista amadeus werner bortolotti, padre della soprano. martina bortolotti è da poco rientrata dalla bulgaria, dove ha effettuato incisioni in prima mondiale con la sophia philharmonic per l’etichetta naxos. poi, in primavera, partirà alla volta di malta ricoprirà il ruolo della protagonista nell’opera “edith cavell” di vassallo. Günther sanin, violinista classico di formazione tradizionale, vanta una carriera di altissimo livello tanto come solista che come orchestrale, muovendosi agilmente dalla musica da caffè viennese al gipsy swing, al tango. tra le tante collaborazioni, ricordiamo quelle con milva, franco battiato, astor piazzolla e lucio dalla, ma anche con giganti come muti, domingo, carreras, pavarotti, bocelli, gasdia, ricciarelli e molti altri. ed è lui che ci presenta il concerto. «io e martina abbiamo già fatto diversi concerti insieme, sia in italia che all’estero. il programma era già prestabilito, ma io ho cambiato qualche pezzo e ho inserito delle cose più leggere, come bacalov. per il resto, lei spazia come sempre e come sa fare, dalla lirica all’operetta».

Da quanto anni non suona a Bolzano?

Praticamente non ci ho mai suonato. Anche se ho suonato dappertutto in Alto Adige, da Merano a Bressanone, da Vipiteno a Brunico a Castel Tirolo. Ho mosso i miei primi passi con l’Orchestra Haydn. Avevo vinto il Concorso per entrare come violino, ma ero molto giovane, così ho preferito fare esperienze un po’ in giro. Sono i casi della vita. Alla fine sono finito a Verona.

Come pensa che sia suonare a casa sua? E’ diverso che suonare in altri posti?

È diverso il fatto che in sala ci saranno amici e parenti che non mi sentono da tanto tempo e con i quali dopo andrò a mangiare e bere.

Sia lei che Bortolotti siete ormai da anni lontani dall’Alto Adige. Come mai i migliori se ne vanno?

È normale, è una prassi per un musicista spostarsi, fa parte delle esperienze che ognuno di noi deve acquisire. Io dopo Bolzano sono stato alla Scala di Milano, al Maggio Fiorentino, ho suonato in Europa, tanto in Cina e Giappone. Con il mio Klassik Swing Italian Quartet ho suonato veramente dappertutto, compresa la Val Gardena, ma mai a Bolzano. Lo stesso con il mio trio Trio Verona Lirica, con il quale sono appena stato in Cina e Giappone. Si gira, poi ognuno trova la sua strada. Certo che Bolzano è casa mia, a volte ho un po’ di nostalgia, ma il destino mi ha portato lontano da lì.

Tornerebbe qui in pianta stabile?

Mai dire mai. Verona mi piace, è una città bellissima, con i suoi pregi e i suoi difetti. Tornerei a Bolzano se potessi fare quello che voglio e soprattutto quello che so fare.

Ha suonato per e insieme a grandi nomi della musica sia pop che classica. C’è un incontro che ricorda particolarmente?

Li ricordo tutti con immenso piacere. Bocelli è gentile, ma non mettiamolo vicino a Pavarotti. Se non altro perché usa il microfono. All’Arena di Verona non basta la bella voce, deve essere possente. Dalla era simpaticissimo. Abbiamo avuto il tempo di provare insieme mezz’ora e poi siamo andati in scena. Con Domingo eravamo amici e dopo i concerti andavamo sempre a cena insieme. Di Muti ho un ricordo straordinario, era un vero e proprio Maestro, in tutti i sensi.

Lei passa volentieri da un genere all’altro. Qual è la musica che le piace di più suonare e ascoltare?

Io suono sempre musica classica, e ci tengo a precisarlo. Il crossover non è una scorciatoia per attirare il pubblico. Vanno bene Bacalov, Morricone e Williams, ma devono essere suonati bene. Sono tanti i compositori che amo suonare: da Verdi a Puccini, dalla musica barocca a quella classica. Ma il mio preferito resta Brahms. Ma ascolto poca musica classica. Mi piace ascoltare il jazz e il rock. La mia band preferita restano tutt’ora i Pink Floyd…

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