«Mancano i concerti e anche aiuti concreti a chi vive di musica» 

L’intervista. La coppia del jazz Helga Plankensteiner e Michael Lösch sul difficile momento «In Italia i soldi per la cultura sono pochi, figuriamoci per un settore di nicchia come il nostro Ora è impossibile anche fare un cd, speriamo di poter riproporre in aprile la rassegna di Lana»


Daniela Mimmi


Bolzano. Lei, Helga Plankensteiner è sassofonista, compositrice, cantante, docente, direttrice d’orchestra Lui, Michael Lösch è pianista, arrangiatore, compositore. Insieme sono da sempre la coppia più bella del jazz italiano.

Helga ha dato vita a decine di ensemble che spaziano dalla musica jazz a quella balcanica, ha cantato in “L’opera da tre soldi” e “Rocky Horror Show”, ha collaborato con il Teatro Comunale di Bolzano, ed è membro stabile della Carla Bley Bigband, della Torino Jazz Orchestra e dell’Italian Sax Ensemble, nonchè compositrice per l’Ensemble Windkraft. Inoltre dirige l’orchestra Sweet Alps. Nel 1999 ha vinto il concorso della Big Band della AMJ a Siena, nel 2000 è stata finalista del concorso del Orchestra National de Jazz a Parigi, nel 2009 è stata nominata dalla rivista Musica Jazz tra i dieci migliori nuovi talenti e nel 2018 le è stato assegnato il Premio Jazz della Città di Innsbruck.

Le composizioni e gli arrangiamenti di Michael Lösch sono eseguiti da diverse orchestre e ensemble in tutta Europa. Tra i tanti brani jazz che ha consisto ci sono quelli per la band “Sweet Alps”, la suite “Voyage”, “Heroes” per il Südtirol Jazz Festival, nonché per l’Orchestra Haydn e l’Orchestra Sinfonica Giovanile dell’Alto Adige e in generale per il teatro e il cinema. Attualmente suona con band come Plamkton, il gruppo jazz balcanico Revensch, e la Wolfgang Schmidtke Orchestra con cui ha registrato il cd “Monk”. Insieme sono i direttori artistici della rassegna Lana Meets Jazz e della rassegna All that Music al Laurin Bar di Bolzano, nonché gli ideatori e conduttori del programma radiofonico settimanale “Abenteuer Jazz”, in onda tutti i lunedì alle 19,40 su Rai Alto Adige.

Parliamo con loro della situazione della musica jazz sia in Italia che in Europa perché, se soffre tutta la cultura, la musica jazz, che è sempre stata una musica di nicchia, soffre ancora di più. «La musica jazz starebbe benissimo se la si potesse suonare - dicono -. Lo streaming può servire solo per questo momento di emergenza, per far suonare i musicisti. Serve per farsi conoscere in Argentina o in Giappone, per trovare delle scritture. Ma gli ascoltatori sono comunque pochi, una ventina per concerto. Bisogna inventare qualcosa di nuovo. Ma cosa?».

Voi cosa fate in questo momento? E cosa fanno i musicisti jazz?

Noi conduciamo la nostra trasmissione radiofonica sul jazz e cerchiamo di dare spazio ai musicisti locali nella rubrica Local Heroes, e come tutti gli altri suoniamo, proviamo, componiamo. Però, ad esempio, non possiamo registrare nessun cd perché per farlo abbiamo bisogno di provare insieme e i musicisti sono di Roma o Milano o della Germania e non possono venire.

La musica jazz qui sta peggio che all’estero?

Sì, decisamente. Qui nella maggior parte dei casi i musicisti hanno avuto i 600 euro iniziali e basta. In Germania si parla di aiuti sugli 11.000 euro anche per i musicisti stranieri, così come anche in Francia. Un bravo musicista jazz italiano adesso fa l’imbianchino. In Italia non ci sono mai soldi per la cultura, men che meno per il jazz! Inoltre qui è tutto complicatissimo. Noi non siamo riusciti ad accedere a nessun aiuto per quanto era complicato chiederlo. Qui non si può vivere di solo jazz, quasi tutti i musicisti fanno altri lavori part time o insegnano. Chi non lavora, non ha protezione e neppure la pensione.

A voi cosa manca soprattutto in questo momento?

I concerti dal vivo, l’interazione con il pubblico, il suo calore, i suoi applausi. Il concerto jazz nasce dall’unione tra il musicista e il pubblico.

Chi soffre di più di questa situazione? I giovani o i grandi?

Secondo noi i giovani sono più protetti, almeno dalle famiglie. È dura per gli adulti che rischiano di perdere la passione, l’ispirazione, l’entusiasmo. La situazione è veramente frustrante, anche perché non si sa quando finirà.

Che ne è delle rassegne che curate, Lana Meets Jazz e All That Music?

Lana Jazz è stato spostato due volte e poi disdetto lo scorso anno. Quest’anno dovrebbe svolgersi dal 30 aprile al 4 maggio, ma ancora non sappiamo niente e non possiamo organizzare niente. Al Laurin abbiamo organizzato alcuni concerti estivi poi tutto si è fermato di nuovo. Non sappiamo ancora se potremo fare qualche concerto in estate o rimandare tutto all’autunno. Anche i tre concerti dell’Orchestra Giovanile sono stati cancellati e speriamo di riprenderli in estate o in autunno. Speriamo che arrivino i vaccini e che per allora questo incubo sarà finito!

Qualche consiglio per l’ascolto in questo periodo?

“Life goes on” di Carla Bley / Andy Sheppard / Steve Swallow, “Axiom” di Christian Scott aTunde Adjuah , “Valentine” di Bill Frisell, “Data Lords” della Maria Schneider Orchestra, “Source” di Nubya Garcia e infine “Space sailors” di Rymden. Buon ascolto!















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