«Ormai è troppo tardi, ci aspetta l’estinzione» 

Intervista a Leonardo Caffo. Il filosofo oggi sarà ospite del Festival Oriente Occidente «La lezione del Covid passerà in fretta e non vedo traghettatori verso un mondo nuovo»


Katja Casagranda


Rovereto. Non solo danza il Festival Oriente Occidente affianca agli spettacoli il cartellone di incontri di approfondimento sul contemporaneo Linguaggi. Ospite quest’oggi, 6 settembre, alle ore 11 in Sala Conferenze del Mart di Rovereto, il filosofo Leonardo Caffo che incontra il pubblico per un dibattito su “Dopo il Covid 19: estinguersi o cambiare”. Filosofo e co-curatore del Public Program 2020 di Triennale Milano, Caffo è insegnante di Filosofia teoretica al Politecnico di Torino e Fenomenologia delle arti visive contemporanee alla NABA di Milano. Della deriva ambientale e sociale, evidenziata dalla recente situazione sanitaria ma già fin troppo drammaticamente sotto gli occhi di tutti pure prima, ha anticipato in attesa di approfondire quest’oggi a Rovereto.

Ambiente ed emergenza sanitaria come si legano per una riflessione sul tema della sopravvivenza?

A Rovereto mi intratterrò su tematiche che parlano di emergenza ambientale come già espresso nel mio ultimo libro ”Quattro capanne” che immagina un mondo sostenibile. Difficile interpretare come occasione una tragedia, sebbene durante la quarantena si sia potuto vedere l’impatto sulla natura dell’uomo nel bene e nel male. Quindi non si deve trascendere ma condizionare un nuovo modo di relazionarsi con la natura. Quello che è evidente che i campanelli d’allarme ci sono vanno presi sul serio e va sottolineata la necessità di cambiare.

Cambiare come?

Con strategie post Covid che in qualche modo vanno in larga scala ampliate per portare un cambiamento più evidente. Vanno introdotti investimenti ambientali che evitino i combustibili fossili che hanno un impatto negativo sull’ambiente. Si deve puntare su infrastrutture virtuose e cambiare un regime alimentare oggi sbilanciato in modo negativo verso il consumo di carne.

D’altronde tutti durante la quarantena abbiamo visto in pochi giorni il mondo rifiorire in modo naturale, intende questo?

Da un lato abbiamo scoperto l’acqua calda nel momento in cui è ovvio la relazione ambientale se viene dato uno stop all’attività umana va a favorire la natura, tuttavia è evidente che il lockdown non può diventare un modo di vivere. Il vero sforzo consiste nella riconversione industriale che però vede nel mezzo purtroppo tanta economia, finanza e guerre che non ne permettono l’attuazione. Dovrebbe nascere un fenomeno sociale ed economico con un pensiero radicale in cui l’ecologia sia al primo posto.

Quindi si parla di una coscienza sociale?

Di una presa di posizione egoistica. La terra, la natura e il mondo continueranno ad esistere in un modo o nell’altro, non facciamo nulla in nome dell’ambiente, lo facciamo per garantire la nostra sopravvivenza. Non è che salviamo la natura, salviamo il nostro habitat naturale, quello che si permette di sopravvivere. Quindi in fin dei conti basterebbe ragionare in modo egoistico ai fini della nostra sopravvivenza. Eppure gli uomini in generale sono “corti”. Benchè sul pacchetto di sigarette ci sia l’ammonimento che il fumo fa male l’uomo fuma, poi magari scopre di avere un tumore e smette, e quando dovesse superare il problema e ritrovasse la salute molto probabilmente riprende a fumare. Ecco noi razza umana siamo così, ci adopereremo quando sarà tardi e il problema ci investirà in prima persona.

Eppure proprio durante la quarantena in molto si sono sensibilizzati verso tematiche di salvaguardia dell’ambiente, non le pare?

Non ci credo e comunque il problema non può essere risolto dal singolo. In un mondo dove c’è la plastica non fa la differenza che una persona decida di non adoperarla, anche perché sarebbe quasi impossibile. Una cosa è sapere cosa sia giusto fare e un’altra è poterlo fare. E’ l’economia che va ripensata spendendosi e creando un’etica ecologica. Insomma va adottata una politica ecologica condivisa, e non intendo i politici che sono solo burattini, ma l’alta finanza che si converta in tal senso con strategie di avvantaggiamento per l’ecologia. Se fosse più vantaggioso ciò potrebbe realizzarsi. Ma poiché non è così siamo destinati all’estinzione e non se ne esce. Non c’è spazio per l’idealismo in un momento in cui ci vogliono strategie mondiali condivise di vantaggio ecologico. La sopravvivenza va di pari passo con l’imminente implosione del sistema e siamo lontani mille miglia da una riconversione

Quindi non c’è speranza?

Allo stato attuale no. Non servono dimostrazioni da palcoscenico, ma fatti. La classe dirigente invece mostra un analfabetismo diffuso e non ci sono sognatori in grado di traghettare un mondo in bilico sull’orlo del baratro.













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