«Questo lavoro di Miller è terribilmente attuale» 

Intervista a Alessandro Haber. L’attore a Bolzano con “Morte di un commesso viaggiatore” Lo spettacolo Tsb resterà fino a domenica e poi andrà a Merano. Vipiteno, Brunico e Bressanone


Daniela Mimmi


Bolzano. Forse perchè racconta la storia di un sogno, la storia di un piccolo uomo e del suo sogno più grande di lui. Per mille altre ragioni “Morte di un commesso viaggiatore” è uno dei testi più famosi della letteratura americana Time, agli inizi dell’anno 2000, come uno dei dieci lavori teatrali più significativi del Novecento . Adesso lo porta sul palcoscenico Alessandro Haber, insieme a un nutrito gruppo di attori, con la regia di Leo Muscato. Il dramma di Miller sarà al Teatro Comunale di Bolzano, da oggi 27 febbraio all’1 marzo, per fare poi tappa al Puccini di Merano martedì 3 marzo, al Comunale di Vipiteno mercoledì 4 marzo, all’Haus Michael Pacher di Brunico lunedì 9 marzo e al Forum di Bressanone martedì 10 marzo sempre alle 20.30. Scritto nel 1949 da Arthur Miller, la commedia dolce-amara ha debuttato al Morosco Theatre di New York lo stesso anno con la regia di Elia Kazan. In Italia è arrivato nel 1951 al Teatro Eliseo di Roma, per la regia di Luchino Visconti con Paolo Stoppa. Dopo di lui hanno ricoperto il ruolo del commesso viaggiatore Willy Loman, Tino Buazzelli, Giulio Bosetti, Enrico Mara Salerno, Umberto Orsini ed Eros Pagni. Sul grande schermo è stato trasposto nel 1951 con la regia di Laszlo Benek e nel 1985 con l’interpretazione di Dustin Hoffman. Al dramma di Miller è ispirato anche “Il Cliente” che vinse il Pemio Oscar nel 2017. Lunga e prestigiosa storia alle spalle per questo dramma che racconta la storia di Willy Loman, un commesso viaggiatore di 63 anni, ossessionato dall’idea del successo e dal perseguimento ad ogni costo della felicità che solo i beni materiali sanno dare, mito per decenni della società americana. A interpretarlo, questa volta c’è Alessandro Haber, attore di calibro (ma anche regista e cantante) dalla carriera quanto mai sfaccettata: ha recitato, tra gli altri, per Leonardo Pieraccioni e Marco Bellocchio, Bernardo Bertolucci e Nanni Moretti, Pupi Avanti e Maurizio Nichetti, Marco Risi e Mario Monicelli, Giuseppe Tornatore e Ermanno Olmi e Gabriele Salvatores. Insomma, gran parte dei registi italiani per un numero incontabile di film. L’abbiamo intervistato.

Com’è il “suo” Willy Loman? Non ho visto né i film né gli allestimenti teatrali, quindi non posso fare paragoni. Ho riscritto il personaggio secondo un mio percorso e la mia sensibilità, insieme al regista e gli attori che sono con me sul palco. Muscato ha ridotto il lavoro da 3 ore e 40’ che era l’originale a 2 ore e mezza. Ne è venuto un lavoro bellissimo, che finora ha riscosso molto successo con molte standing ovation.

In che rapporto è con il suo personaggio?

Loman non è un uomo simpatico, è ostico, superficiale, un insoddisfatto in preda a continui cambi di umore. Vuole il massimo per i figli e li destabilizza: vorrebbe che fossero popolari, sportivi, belli, di successo. È uno che dice “non importa quello che dici, ma come lo dici”. È un piccolo uomo che mente sapendo di mentire. Che sogna perché sognare non costa niente. Tutto si svolge in 24 ore, con diversi flash back 20 anni prima. Lui resta sempre uguale, cambia solo la postura. È un personaggio che mi strazia e un ruolo che mi coinvolge. Dal punto di vista emotivo è molto pesante e alla fine di ogni recita io sono distrutto.

Perchè secondo lei questo testo continua a essere rappresentato, e con successo, dopo più di 70 anni?

Perché oltre a essere spiazzante e irriverente, ed essere scritto benissimo con un ritmo che toglie il fiato, è ancora drammaticamente attuale. Quanti hanno problemi ad arrivare alla fine del mese? È un dramma contemporaneo. Se riguardo indietro la mia vita, mi immagino Haber fallito, mi vedo in una pozzanghera. Tutti noi abbiamo dei sogni che a volte realizziamo e a volte no, per mancanza di doti intellettuali o di talento. Nel caso di Loman, quando si sgretolano i sogni, si sgretola l’uomo. Nella mia vita ho recitato tanti ruoli, alcuni antipatici, ostici, patetici, ma cerco di non essere mai banale, ci dò dentro fino in fondo. E lo stesso faccio con Willy Loman. Nel mio caso, il mio sogno si è avverato, ma io non ne approfitto, anzi cerco sempre di aiutare i giovani di talento. E mi metto sempre in discussione.

I suoi ultimi film sono tutti e due per la televisione: “Il fulgore di Dony” di Pupi Avanti e “Maledetti amici miei” per Rai2. Come sta il cinema italiano?

Il cinema in sala non morirà mai, ma adesso ci sono anche altri modi di usufruire del cinema, a partire dall’on demand. Gli incassi non sono più quelli di una volta. Nel cinema italiano ci sono tanti talenti, sia tra i registi che tra gli attori, e ci sono anche tanti giovani molto bravi, che non valgono certo meno degli americani che però hanno a loro vantaggio la lingua, più soldi e più possibilità. Dovremmo uscire dalla formula trita e ritrita della commedia, sulla quale continuiamo a crogiolarci. Non abbiamo il coraggio di fare film più spiazzanti e coraggiosi, come Joker…















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