Appello degli industriali «La Provincia ora ci aiuti» 

Giudiceandrea: o l'ente pubblico è in grado di tagliare la sua spesa corrente o non avremo più il contesto territoriale adatto per proseguire il nostro sviluppo


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Il messaggio che arriva da Lucio Giudiceandrea, forte e chiaro, è questo: le imprese devono fare la loro parte ma la Provincia deve fare la sua. Per dire: le aziende pagando 545 milioni di euro finanziano, da sole, il 100% della spesa sociale provinciale, in sostanza sostengono la totalità del welfare. E poi: "diamo lavoro a 37mila persone - elenca il presidente di Assoimprenditori - che, fatti due conti, significa che uno su cinque è impiegato nelle imprese private e dalle nostre 461 aziende vengono pagati il 40% in più rispetto alla media provinciale. Esportando poi merci per 2,5 miliardi in 170 paesi". Ovunque, visto che le nazioni riconosciute sono 200 o giù di lì. E il pubblico che fa? Appunto, non abbastanza. "Sappiamo che la Provincia ha i suoi problemi - hanno detto all'unisono i vertici della "Confindustria altoatesina" presentando ieri il loro bilancio di fine anno - conosciamo le compatibilità post crisi, ma delle due l'una: o l'ente pubblico è in grado di fare la sua spending review, di tagliare la spesa corrente, oppure non avremo più il contesto territoriale adatto per proseguire nel nostro sviluppo". Che è, dati alla mano, pari a quello delle regioni più innovative d'Europa. "Un' industria forte ha bisogno di un Alto Adige forte" è stato lo slogan. Che racchiude una serie di segnali.

1) La raggiungibilità. E' il tallone d'Achille del territorio. Code in autostrada, viabilità soffocata dall'assenza di soluzioni strutturali, aeroporto chiuso, capoluogo senza un piano della mobilità. E dunque gli imprenditori chiedono, nell'ordine: un aeroporto che funzioni ("pista corta o lunga che sia, l'importante è che l'Alto Adige abbia di nuovo un'opzione di fronte al tracollo degli altri sistemi") , un'autostrada capace di far fluire il traffico con una veloce terza corsia e infine soluzioni anche a breve e medio termine sul capoluogo . "C'è una via di mezzo tra l'aspettare decenni per avere soluzioni definitive come tangenziali e A22 in galleria ma, nell'attesa, non è che non si debba fare nulla. Si chiede dunque - insiste Giudiceandrea - qualche segnale da Bolzano, iniziative per snellire il traffico anche con le infrastrutture esistenti. Tempi, consegne, merci in attesa sono il nostro vero problema".

2) L'innovazione. Al centro c'è ancora la gestione del Techpark. "L'innovazione si fa con le aziende e nelle aziende" hanno detto in coro i vertici imprenditoriali, da Giudiceandrea a Stefan Pan, vice di Confindustria nazionale e poi Vinicio Biasi, Flora Kroess, Heiner Oberrauch, Nikolaus Tribus, Oswald Eller e Christian Krapf . "E l'innovazione nasce grazie ai cervelli e non grazie ai muri". Un chiaro avvertimento alla linea di avanzamento dei "Noi" che rischierebbe di essere una gran bella architettura ma non riempita di prodotti e produzioni innovative. "Molto positivo invece il rapporto con l'Università - ha chiarito il presidente - grazie soprattutto alla spinta del nuovo rettore Paolo Lugli".

3) Gli investimenti. Le imprese non vanno ostacolate nei loro percorsi insediativi anche perchè le zone produttive, ad oggi, occupano solo lo 0,25 per cento del territorio. E perchè sono aumentati gli investimenti in termini di sostenibilità: i consumi energetici sono infatti calati del 30%. Mentre diventa sempre più fondamentale il rapporto con la Lub in termini di selezione delle competenze.

E Bolzano resta decisiva. Nel capoluogo sono concentrati oltre 13mila addetti e più di 7mila nelle vicinanze. Quasi il doppio di tutti gli altri diffusi sul territorio.















Altre notizie

Attualità