Il commercio online piace agli utenti, non alle ditte

Cresce anche in Italia la fiducia dei consumatori negli acquisti sui siti internet Le aziende invece temono le truffe. Monika Nardo: «Serve più collaborazione»



BOLZANO. Aumenta la fiducia dei consumatori europei nel commercio elettronico (+12,4%), specialmente negli acquisti transfrontalieri (+21,1%), ma le aziende restano riluttanti a vendere prodotti e servizi in altri Stati dell’Unione. Sono i dati che emergono dallo studio sulle “condizioni” dei consumatori nell’Ue pubblicato dalla Commissione europea.

Dal 2014 le condizioni dei consumatori nell’Unione Europea sono migliorate, ma restano grandi differenze nei vari Paesi: in generale, valutando tra gli altri fattori il livello di conoscenza da parte dei consumatori dei loro diritti, la loro fiducia nelle istituzioni, nella sicurezza dei prodotti e della risoluzione delle controversie, “stanno meglio” i consumatori nei Paesi nel nord e ovest dell’Ue, rispetto a quelli a sud ed est. Questo “benessere” permette ai consumatori di fare scelte più informate e qui risalta l’aumentata fiducia negli acquisti online (gli e-shoppers sono passati dal 30 al 55%). Le aziende invece non appaiono altrettanto pronte per il Mercato Unico Digitale (solo il 20% vende online). A intimorirle sono soprattutto le truffe e motivi fiscali, oltre a differenze nel diritto contrattuale dei vari Paesi. I consumatori che vorrebbero acquistare da un sito di un altro Stato membro molto spesso si devono confrontare con il rifiuto di accettare uno strumento di pagamento del loro Paese (12,8%) o di spedire il bene nel loro Paese di residenza (10,1%) o vengono reindirizzati al sito internet nazionale con prezzi più alti (6,2%). Per quanto riguarda i reclami nel settore dell’e-commerce, la maggior parte (34,5%) riguarda problemi legati alla consegna.

In generale, rispetto al 2014 i consumatori italiani - assieme a quelli tedeschi e spagnoli – si trovano in una condizione migliore; altri Paesi quali Francia, Irlanda e Regno Unito hanno invece aumentato in maniera significativa il livello di benessere dei consumatori.

Passando dalle parte delle aziende, emerge che rispetto alla media dell’Ue i professionisti italiani sono meno informati a proposito dei diritti dei loro clienti, soprattutto se paragonati a quelli tedeschi. In particolare per quanto riguarda la risoluzione delle controversie l’Italia registra purtroppo uno dei dati peggiori: le aziende italiane infatti sono al penultimo posto per quanto riguarda la conoscenza degli strumenti alternativi di risoluzione delle controversie.

“Siamo abbastanza soddisfatti dei dati che riguardano l’Italia - dice Monika Nardo, coordinatrice del Centro Europeo Consumatori Italia – ufficio di Bolzano - Da più di vent’anni informiamo i cittadini italiani a proposito dei loro diritti di consumatori, soprattutto negli acquisti transfrontalieri e ritengo che il miglioramento sia anche in parte riconducibile alle nostre varie attività. Ora dobbiamo concentrarci sul fronte del commercio elettronico e la collaborazione con le aziende sarà fondamentale”.













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