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«Innovazione, il Techpark diventi un aiuto per le Pmi»

BOLZANO. Piccole imprese poco innovative? Palla al piede del sistema produttivo italiano? Luoghi comuni, sconfessati da un’indagine condotta per scoprire strategie e modelli di innovazione da Cna e...



BOLZANO. Piccole imprese poco innovative? Palla al piede del sistema produttivo italiano? Luoghi comuni, sconfessati da un’indagine condotta per scoprire strategie e modelli di innovazione da Cna e Fondazione Cotec su un campione rappresentativo di micro e piccole imprese, che nel complesso in Italia sono circa 4,3 milioni. La ricerca è stata presentata in occasione di “Cna è Innovazione - La rete dei Dih della Cna”.

«Il Noi Techpark di Bolzano deve diventare sempre di più Digital Innovation Hub per le Pmi altoatesine, il sistema Cna mette la sua esperienza e il suo network a disposizione per rafforzare il tessuto economico locale caratterizzato da micro e piccole imprese che necessitano di sostegno per affrontare la sfida della digitalizzazione. Le nostre ditte ci provano, mentre il sistema Paese è lento nel mettere in campo azioni e investimenti in aiuto alle aziende. Da soli siamo bravi, ma con il Paese che crede nelle sue aziende e le agevola, si andrebbe ancora più lontano. Occorre collegare la ricerca alle imprese», commenta Claudio Corrarati, presidente regionale di Cna/Shv .

Nel corso dell’iniziativa è stato presentato il progetto Cna hub 4.0, il network territoriale coordinato dalla Confederazione di Digital innovation hub, i centri previsti dal piano Calenda per creare un ponte tra impresa, ricerca e finanza.

L’indagine rivela che tra il 2014 e il 2016 le imprese innovative sono state circa il 42% del campione, con punte di eccellenza tra quante forniscono servizi alle imprese (52,7%) e nelle imprese con oltre dieci dipendenti (50,4%). Performance raggiunte nonostante l’assenza o quasi di collaborazione tra imprese da una parte, centri di ricerca pubblici e università dall’altra. Una collaborazione addirittura nulla nel Mezzogiorno. Dalla indagine risulta che, nel triennio, ha introdotto innovazioni di processo il 37,5% delle imprese con picchi del 48% nel manifatturiero e del 56,3% nelle attività con oltre dieci addetti. Il 79,9% delle imprese innovatrici ha agito sui processi di produzione. Relativamente alle modalità il 55,7% delle imprese ha realizzato le innovazioni al proprio interno, il 41,8% in associazione con altre imprese e solo il 2,5% in collaborazione con enti pubblici di ricerca oppure università. Il miglioramento della qualità dei prodotti e l’incremento della capacità di produzione rappresentano gli obiettivi principali delle imprese innovatrici.

Tocca il 47,1% la quota di imprese che nel triennio 2014/2016 ha introdotto innovazioni organizzative o di marketing, con punte del 51,1% nei servizi alle imprese e del 69,7% nelle imprese con oltre dieci addetti. Le nuove tecniche di commercializzazione/marketing e le nuove modalità di organizzazione del lavoro sono i target dei processi imprenditoriali. Due i limiti veri segnalati dalle imprese nell’attività di innovazione tecnologica: l’assenza di agevolazioni e la carenza di mezzi finanziari.

«Siamo il paese delle Pmi, bisogna farsene una ragione. - afferma il presidente Claudio Corrarati - Se l’Italia è il secondo Paese manifatturiero d’Europa è anche merito di questo modello. Servono, allora, strumenti concreti adatti al modello di cui disponiamo. Si deve cercare di collegare fattivamente mondo della ricerca e mondo delle imprese».













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