La Cna: accesso al credito, penalizzate le piccole ditte 

Corrarati: «Difficoltà soprattutto per le imprese con meno di 20 addetti Vengono viste come una clientela difficile e che genera meno redditività»



BOLZANO. Accesso al credito, penalizzate le ditte con meno di 20 addetti. È quanto emerge da un’analisi del Centro studi Cna. «Senza prestiti e mutui non ci sarà la ripresa», sottolinea il presidente regionale dell’associazione di artigiani, Claudio Corrarati. «Il perdurare di difficoltà nell’accesso al credito rischia di trasformarsi nel vero freno alla ripresa della nostre imprese e della nostra economia. È inimmaginabile pensare di poter accompagnare compiutamente la ripresa, in presenza di una riduzione costante dello stock di credito a disposizione delle imprese. Le piccole imprese hanno pagato e stanno pagando più di altre gli effetti della crisi, ed è davvero difficile pensare che la ripresa della nostra economia possa prescindere dal sostegno ad un comparto tanto importante per il nostro sistema produttivo», ancora Corrarati, commentando l’analisi del Centro studi Cna sul tema «Può reggere la ripresa senza credito?»

“Nonostante i segnali di ripresa siano ormai sufficientemente saldi, seppur graduali, i dati relativi all’erogazione di credito al complesso delle attività produttive - rileva il Centro studi Cna - continuano ad essere negativi».

Nonostante gli interventi della Bce, la raccolta che migliora e l’economia che riparte, perdurano forti criticità nell’accesso al credito per le imprese, specie per quelle di minori dimensioni. Un’evidenza, questa, che si è acuita dopo gli interventi della Banca centrale europea. La variazione percentuale sui 12 mesi dei prestiti bancari alle imprese con meno di 20 addetti continua a muoversi in terreno negativo (- 1,4%, ultimo dato riferito a maggio 2017), mentre per le imprese più grandi il trend è tornato positivo dalla metà del 2016.

«Quando parliamo delle imprese con meno di 20 addetti - evidenzia Corrarati - parliamo di oltre il 98% del nostro tessuto produttivo, che contribuiscono al 58% dell’occupazione ed al 41% del valore aggiunto nazionale. Imprese per le quali ancora il credito bancario è l’unica fonte di approvvigionamento possibile, ma si trovano oggi di fronte ad un sistema bancario completamente fuori sintonia rispetto alle loro reali esigenze: questa è la vera emergenza che non si può più eludere». L’adozione di standard sempre più stringenti porta le banche a privilegiare sempre più imprese con bassissimo profilo di rischio, evitando così un aggravio degli accantonamenti e a ricercare maggiori garanzie per mitigare il rischio, così da mantenere bassi i potenziali impatti in termini di perdita attesa. Diventa pertanto fondamentale garantire complessivamente, istituzioni, sistema del credito e sistemi di rappresentanza delle imprese, un presidio valido, soprattutto affinché sia preservato da effetti negativi il nostro sistema imprenditoriale. Al contempo, occorre rigenerare l’interesse delle banche verso le piccole imprese.

«Non vogliamo però nemmeno che le banche rimandino alle cooperative di garanzia Confidi e Garfidi il compito di creare le condizioni per erogare credito alle Pmi. Noi piccoli veniamo visti come una clientela più difficile da analizzate e che genera minori margini di redditività, ma non possono essere questi i motivi per accantonare le pratiche delle piccole aziende per mandare avanti solo quelle delle aziende più strutturate. Non è pensabile che le banche, che oggi ricevono denaro a basso costo, anziché immetterlo sull’economia reale lo utilizzino per operazioni finanziarie che non creano posti di lavoro e non sostengano le imprese», conclude Corrarati.















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