Lazzari: Dolomiti Superski punta su italiani e tedeschi

Il presidente: «Assieme valgono i due terzi del mercato. A ruota, i Paesi dell’Est» Senza il black-out di dicembre «si potevano superare i 160 milioni di passaggi»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Il presidente di Dolomiti Superski Sandro Lazzari è convinto che ci siano le condizioni per chiudere la stagione invernale «almeno in pareggio, eguagliando i 160 milioni di passaggi dello scorso anno, soprattutto grazie alle conferme sui mercati tradizionali». Anzi, di più. Se non fosse stato per il black-out di fine dicembre in Alta Pusteria c’era la possibilità di fare meglio, alla faccia della crisi. Confermata, invece, la tendenza della vacanza breve. I «fedelissimi» dello sci alpino restano tre, quattro giorni e magari tornano un paio di volte nel corso dell’inverno. Albergatori e impiantisti non possono che adeguarsi, visto che alla fine i conti tornano.

A inizio anno nell’area di Dolomiti Superski sono stati ritoccati leggermente anche i prezzi dei giornalieri. Ci sono stati contraccolpi negativi?

«Gli adeguamenti dei prezzi sono stati minimi e legati all’inflazione e ci consentono di tenere alta la qualità dei servizi che offriamo. Non siamo intervenuti, invece, sugli stagionali e sui pacchetti per le famiglie. Questa scelta si è rivelata vincente. Se non fosse stato per i noti problemi legati al black-out a dicembre avremmo potuto anche migliorare i numeri registrati lo scorso anno».

Ciò significa che sono tornati anche gli italiani?

«Ammetto che avevamo un po’ di paura, ma i risultati sono stati persino superiori alle aspettative. Gardena e Badia, in Alto Adige, restano lo zoccolo duro, mentre in Pusteria abbiamo pagato i problemi di fine dicembre».

Quanti giorni di mancato incasso avete dovuto mettere in conto?

«Almeno tre e quelli sono passaggi che non possiamo più recuperare. Nel nostro settore non esiste il “magazzino”».

Italiani e tedeschi restano lo “zoccolo duro” della clientela?

«Assieme valgono almeno i due terzi del mercato. Gli italiani, soprattutto nel periodo natalizio, hanno mantenuto le aspettative».

Ma i russi sono davvero in netta crescita?

«All’Epifania sulle piste si parlava russo, fatto questo che dovrebbe far pensare. Ma ci sono incrementi non trascurabili anche per ucraini, polacchi, bulgari e ungheresi. I nuovi mercati stanno dando un contributo importante».

Quest’anno Pasqua cade molto «avanti», il 20 aprile. Pensa che ci siano le condizioni per tenere aperti gli impianti?

«No, difficilmente. Dolomiti Superski è legato gioco-forza all’apertura degli alberghi, ma penso che - salvo eccezioni in alcune zone - la maggior parte degli impianti chiuderà il 6».

Una riflessione sul fuoripista. Le tragedie sono evitabili?

«Noi facciamo la nostra parte ma siamo impotenti contro chi non rispetta le regole».

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