«Non smontare le riforme fatte» 

Il 16 febbraio le assise di Confindustria, Pan alla politica: imprese, Italia e Europa per crescere insieme



BOLZANO. “L’Italia è a un bivio. Abbiamo davanti due opzioni: tornare rapidamente indietro e abbandonare la strada delle riforme o andare avanti e aspirare a diventare primo Paese industriale d’Europa”. Stefan Pan, vicepresidente di Confindustria, non esita a parlare di “momento storico”. Ed è per questo che invita tutti gli imprenditori a partecipare in massa alle Assise Generali che Confindustria organizza il 16 febbraio a Verona, dove sono attesi 5.000 imprenditori provenienti da tutta Italia, compreso l’Alto Adige. La giornata si concluderà con un intervento del presidente Vincenzo Boccia in cui saranno presentate le priorità degli imprenditori per il futuro dell’Italia e dell’Europa.

Stefan Pan, quali saranno i temi al centro delle Assise?

«Nel corso delle 14 Pre-Assise organizzate nei mesi scorsi da Confindustria ho avuto l’occasione di incontrare oltre 3.500 imprenditori di tutta Italia. Le esigenze sono emerse molto chiare. Le tre “missioni-Paese” sono più lavoro, più crescita, meno debito pubblico».

Cosa proporrete?

«Primo, non bisogna smontare le cose fatte in questi anni e che hanno dato effetti economici positivi. L’occupazione italiana è ai massimi storici, gli investimenti sono cresciuti del 30% nell’ultimo anno e l’export del 7%. Queste politiche - principalmente Jobs Act, Industria 4.0, riforma fiscale, sostegno alla promozione delle imprese all’estero - vanno valutate per gli effetti che hanno generato. Magari adattate per renderle più efficaci, se necessario, ma non depotenziate per motivi ideologici. Secondo, serve l’azione congiunta di 3 attori: le imprese, l’Europa e la politica italiana, a tutti i livelli, che deve realizzare le condizioni migliori per investire e creare lavoro».

I partiti sembrano avere altre priorità…

«Confindustria non propone un libro dei sogni. Propone un metodo che parta dagli obiettivi, individui gli strumenti, tenga conto delle risorse, valuti gli effetti, sappia modulare l’intensità degli interventi, là dove più necessario, in un’ottica di politica economica unitaria per tutto il Paese. Non chiediamo più spesa pubblica, ma spesa migliore. Non vogliamo l’aumento del debito pubblico che scarichi ancora una volta gli oneri sul futuro».

In concreto su cosa punterete?

«La nostra proposta si sviluppa su diversi ambiti che chiamano in causa le imprese, l’Europa e la politica italiana. Serve un Italia più semplice ed efficiente. Bisogna prepararsi al futuro: scuola, formazione e inclusione dei giovani sono decisivi. Vogliamo un Paese sostenibile: gli investimenti sono un’assicurazione sul futuro e vanno sostenuti attraverso il fisco. E poi c’è l’Europa: vogliamo che diventi ancora più forte e abbiamo l’ambizione di farla diventare il miglior luogo al mondo per fare impresa».

Come pensate di metterle in pratica?

«All’interno di ogni ambito declineremo le nostre proposte: alcune genereranno risorse - pubbliche, private e di provenienza comunitaria - che serviranno per finanziare investimenti in infrastrutture, capitale umano e ricerca; per premiare le imprese che creano lavoro, si innovano e vanno nel mondo; per rendere più semplice ed efficiente la mano pubblica».

In questo processo che ruolo gioca l’Alto Adige?

«Da protagonista. Il “processo di Bolzano” che abbiamo iniziato con il Business Forum tra Confindustria e industriali tedeschi del BDI è diventato un caposaldo della visione strategica dei due Paesi manifatturieri più forti della Ue. Siamo stati capaci di portare in Europa quel programma e quella visione che portiamo avanti concretamente come associazione in questa piccola Europa che è l’Alto Adige, trasmettendo idee e impulsi e rafforzando l’identità delle nostre imprese nel loro ruolo e nella loro responsabilità sociale». (m.d.)













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