Oberrauch: «Le grandi catene non uccideranno il commercio»

Il patriarca dei commercianti: la clientela è stanca di vedere sempre la stessa vetrina in tutto il mondo



BOLZANO. Visionario ed energico con i suoi 82 anni portati magnificamente, Heinrich Oberrauch, il patriarca della dinastia di imprenditori del tessile e dell’abbigliamento, festeggia il 50° anniversario della sua creazione, la catena di negozi Globus.

I dieci lustri se li ricorda uno per uno, trascorsi al lavoro fin da ragazzino. Una memoria storica del commercio e della città, ma anche una visione chiara del futuro del commercio dell’abbigliamento, contro ogni aspettativa in controtendenza rispetto ai pessimisti che vedono nelle grandi catene internazionali o nei bazar cinesi una concorrenza troppo spietata per poter resistere a lungo. Il segreto, sussurra Oberrauch, "è non pensare ai soldi e al successo come un obbiettivo, ma come legittima conseguenza dello sforzo tutto rivolto alla qualità e all’eccellenza; il resto viene da sé".

Cinquant’anni sono un bel traguardo.

“All’epoca non sembrava un’impresa facile e invece… Ci è costata tanta fatica e molte rinunce, ma siamo fieri di essere arrivati fino a qui con questi ottimi risultati. All’epoca eravamo otto dipendenti e vendevamo 5 mila capi l’anno, oggi siamo più di cento e ne vendiamo quasi mezzo milione. Nel ’62 le attività di famiglia stavano risorgendo dopo le ceneri della gestione poco fortunata di mio nonno, che non era un vero esperto di questo settore, e riuscimmo a mettere in piedi questo negozio solo grazie alla fiducia dei Marzotto, che ci finanziarono il 100% dell’investimento, solo perché credevano in noi”.

Ma lei aveva già iniziato da tempo a lavorare nel campo dei tessuti.

“Mi resi conto già da ragazzo che dovevo imparare molto, non riuscivo a capire perché una stoffa era meglio di un’altra, e allora passai un paio di estati a lavorare in piccole imprese tessili vicino Schio; fu il mio battesimo del fuoco, avevo solo 17 anni. Dopo qualche anno, nel ’56 presi le redini dell’impresa di famiglia, e iniziammo a rinascere”.

All’epoca, un negozio per famiglie era quasi una rivoluzione, come è giunto a questa strategia commerciale?

“Negli anni ’60 non c’erano i grandi negozi, e spesso capitava di avere una scelta limitata sia come taglie che come modelli, noi pensammo a qualcosa di innovativo, con cento taglie e molta varietà, e questo è ancora il nostro stile: seguire i nuovi trend è il segreto di qualsiasi buon commerciante, bisogna sempre saper capire quali sono i bisogni dei clienti e saper assecondarli. Nei primi mesi d’apertura provammo a vendere solo moda uomo, ma ci rendemmo subito conto che non poteva andare, e allargammo il catalogo a donna e bambino quasi immediatamente. Però non abbiamo mai ceduto sul rapporto qualità prezzo, anche da giovane il mio hobby era quello di scovare i prodotti migliori al miglior prezzo, oggi abbiamo buyer che girano in tutta Europa per continuare ad aggiornare i rapporti con i fornitori. Purtroppo però la crisi sta mietendo molte vittime nel campo tessile, abbiamo perso molti fornitori in tutta Europa per chiusure e fallimenti”.

Come vede il futuro di questo settore? Oltre la crisi ci sarà il sereno o il mercato delle grandi catene è destinato a cancellare le imprese familiari?

“Il futuro non potrà essere delle grandi catene. La gente sta tornando alla concezione dell’individuale e dell’originale, è già stanca di vedere sempre la stessa vetrina in qualunque strada del mondo. Ma questo non significa che sarà facile, oggi la priorità è l’aggiornamento continuo sulle tendenze, saper cogliere al balzo l’innovazione e fare tesoro del grande strumento che è internet; ma soprattutto è fondamentale avere una rete di acquisti efficiente e ben calibrata, altrimenti non si va da nessuna parte”.

Internet come strumento, quindi, ma non come concorrente?

“Per fortuna ancora no, la gente preferisce provare i vestiti e toccarli con mano, quindi la concorrenza virtuale non ci fa ancora paura; e nemmeno quella dei super discount che stanno aprendo in giro, oggi chi compra cerca pura lana, o lino o puro cotone, e per quel genere di prodotti non c’è discount che tenga.

Cinquant’anni dietro al bancone, qualche rimpianto?

“Ho viaggiato poco, e ho promesso a mia moglie che ci rifaremo presto”.(r.v.)













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