«Più lavoro, più crescita, meno debito» 

Serve un’Italia più semplice e efficiente con rinnovata attenzione ai tempi di realizzazione delle cose che si decidono di fare



VERONA. Assise generali di Confindustria con settemila imprese presenti, ieri alla Fiera di Verona, a poche settimane dalle elezioni. Per chiedere alla politica di agire senza se e senza ma. Tre gli obiettivi, i pilastri del progetto di politica economica che Confindustria ha offerto alla discussione generale del Paese. Tre temi così sintetizzati dal presidente Boccia: «Più lavoro a partire dai giovani, più crescita, meno debito pubblico».

Tre missioni-Paese con effetti quantificati sull’economia reale, tre attori principali, sei assi prioritari d’intervento. Sono questi i capisaldi che definiscono il progetto Paese della Confindustria presentato ieri a Verona alla presenza del presidente altoatesino di Assoimprenditori Federico Giudiceandrea. Il quale in mattinata ha preso parte al tavolo di lavoro sulla formazione. E proprio qui l’Alto Adige ha fatto da modello per il documento nazionale, soprattutto per quanto riguarda la cosiddetta formazione duale. «L’abbiamo fortemente riproposta - così Giudiceandrea - come riferimento per l’intero paese per supplire alla carenza di tecnici specializzati. Confindustria già l’aveva più volte proposta, e infatti è già stata adottata dalla Lombardia. Ora si chiede che il modello altoatesino venga adottato dall’intero Paese».

Tornando al progetto globale di Confindustria, nasce dall’ascolto di migliaia di imprenditori incontrati nelle quattordici tappe - da Pordenone a Gioia Tauro - che hanno preceduto e preparato le Assise, e dal recepimento di centinaia di suggerimenti venuti dal sistema.

Il piano non solo dice cosa va fatto, ma anche come, con quali risorse, e con quali effetti sull’occupazione, la crescita, il debito pubblico, l’export. Se non si smontano riforme fondamentali e si attua un programma di medio termine basato su modernizzazione, semplificazione ed efficienza, secondo Confindustria è possibile ottenere nell’arco di una legislatura di 5 anni: oltre 1,8 milioni di occupati in più; una riduzione di più di 20 punti del rapporto tra debito pubblico e Prodotto Interno Lordo; una crescita cumulata del Pil reale vicino a 12 punti percentuali; una crescita dell’export consistentemente superiore alla domanda mondiale. Gli effetti sono complessivi. Incorporano cioè sia il tendenziale di lungo periodo nel presupposto che continuino ad operare gli strumenti che hanno favorito la crescita nell’ultimo anno come Industria 4.0 e il Jobs Act, sia l’apporto aggiuntivo delle azioni proposte da Confindustria. «Queste sono determinanti per far compiere al Paese quel salto di scala e di efficienza nei risultati che consente di passare dall’inversione di tendenza a una vera e propria ripresa con ricadute apprezzabili e visibili come nel caso dell’occupazione dove più di 800mila nuovi posti di lavoro sono imputabili al piano confindustriale». Questi obiettivi possono essere realizzati attraverso il reperimento e l’impiego di 250 miliardi di euro, sempre in cinque anni.

Un’Europa che libera risorse per investire in infrastrutture, formazione, ricerca e innovazione potrebbe inoltre contribuire fino a 93 miliardi di euro.

Un settore privato che investe nell’economia reale e si orienta su obiettivi di politica economica potrebbe contribuire fino a 38 miliardi di euro.

Ulteriori azioni sul bilancio pubblico potrebbero contribuire fino a 120 miliardi di euro.

Spetta a tre attori, l’Europa, le imprese, le istituzioni nazionali a tutti i livelli di governo, «agire per far sì che queste risorse vengano raccolte e poi impiegate in modo produttivo per raggiungere le tre missioni Paese: un’Italia che include, attraverso la creazione di opportunità di lavoro, soprattutto per i giovani; un’Italia che cresce, di più e in modo costante; un’Italia che rassicura, con il graduale rientro del debito pubblico». Le azioni per raggiungere gli obiettivi delle tre missioni-Paese sono molteplici, toccano tutti gli ambiti dell’economia, richiedono spesso cambiamenti organizzativi, a volte risorse pubbliche e/o intensità differenziate per territorio. Dovranno svilupparsi lungo sei assi prioritari d’intervento: 1) Italia più semplice ed efficiente con rinnovata attenzione ai tempi di realizzazione delle cose che si decidono di fare; 2) prepararsi al futuro: scuola, formazione, inclusione giovani per un più facile ingresso nel mondo del lavoro; 3) un Paese sostenibile: investimenti assicurazione sul futuro nell’ottica di avere un Paese più competitivo e meglio connesso al suo interno e verso l’esterno; 4) l’impresa che cambia e si muove nel mondo accettando di aprire il capitale, di assumere competenze innovative, magari tra loro distanti per formazione o esperienza, di diventare eccellenti in ogni funzione aziendale, di affacciarsi su nuovi mercati; 5) un fisco a supporto di investimenti e crescita e che premia le imprese che investono, assumono e innovano, diventando fattore di competitività per il Paese; 6) Europa miglior luogo per fare impresa e istituzione che semplifica la vita dei cittadini supportando lo sviluppo della conoscenza, della ricerca e dell’innovazione contribuendo altresì alla definizione di un quadro macroeconomico stabile.(da.pa)

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