«Salario minimo? Qui non serve»

Serafini: meglio la contrattazione. Reddito vitale: in Alto Adige ne beneficiano 4.600 famiglie


di Maurizio Dallago


BOLZANO. Salario minimo e reddito minimo garantito. Uno o l’altro, oppure tutti e due insieme. Dell’argomento se ne è discusso ieri un un convegno organizzato a Bolzano dall’Istituto promozione lavoratori (Ipl). «Il salario minimo non è lo strumento migliore, più utile contrattare con le controparti gli aspetti salariali», sottolinea ad esempio, Toni Serafini, presidente Ipl e segretario provinciale della Uil. E se in Italia il welfare è da considerarsi «poco universale», come afferma la sociologa Chiara Saraceno, al contrario su questo aspetto - anche se con alcuni punti critici - l’Alto Adige può vantare un sistema di assistenza economica sociale che arriva a sostenere chi ha un bisogno effettivo per tirare a campare. «In provincia di Bolzano, il sistema funziona, al massimo si tratta di riaggiornarlo», ancora Serafini.

Agire quindi sui redditi o sulla distribuzione assistenziale? «In Germania si è deciso di introdurre il salario minimo garantito», dichiara Reinhard Bispinck, uno dei relatori. Dal 2015 entrerà in vigore una salario minimo di 8,5 euro l’ora. In questo modo Berlino si allinea a 21 dei 28 Stati membri dell’Ue. Interessante la relazione di Luca Critelli sul reddito minimo di inserimento e sull’assistenza economica sociale in Alto Adige. «Il carattere universalistico del sistema altoatesino è forse il tratto che maggiormente lo contraddistingue dalle esperienze di altre regioni italiane. Pur non trattandosi di un diritto soggettivo perfetto, non vi sono limitazioni date dalla disponibilità finanziaria né altre limitazioni di tipo quantitativo all'intervento, se non quelle definite dai criteri di accesso previsti», così il direttore della ripartizione provinciale Politiche sociali.I due cardini del sistema sono il reddito minimo di inserimento ed il contributo per locazione e spese accessorie. Nel primo caso il “fabbisogno” è al momento fissato, a titolo esemplificativo, in 600 euro per una persona, 785 euro per due persone e 1.020 euro per 3 persone. Attualmente sono circa 4.600 i nuclei familiari beneficiari della prestazione «reddito minimo», pari a circa il 2% della popolazione altoatesina e per una spesa annua di circa 10, 8 milioni di euro. Complessivamente il volume di spesa degli interventi di assistenza economica sociale è di circa 35 milioni di euro.

Tra i punti di forza la capillarità dell’erogazione delle prestazioni attraverso i distretti sociali. Le criticità? «Vi è una presenza relativamente significativa di assistiti “di lungo corso”, oltre al rischio di disincentivazione della ricerca di lavoro per via delle prestazioni relativamente generose», chiude Critelli.













Altre notizie

Attualità