londra

Gran Bretagna: dimissioni a catena dei ministri, governo di Boris Johnson nel caos

Ma il premier non molla: «Nessuno vuole le elezioni anticipate»



LONDRA. Governo di Boris Johnson nel caos. Lo strappo martedì 5 luglio, quando il cancelliere dello Scacchiere e il ministro della salute hanno aperto la strada a una affida di dimissioni nel governo.

Una delegazione composta da almeno una mezza dozzina di ministri rimasti fedeli al primo ministro in seno al consiglio di gabinetto - sinedrio del governo britannico composto in totale da una trentina di membri – oggi (6 luglio) ha annunciato di volersi recare da Johnson per chiedergli di dimettersi sullo sfondo della crisi provocata dallo scandalo sessuale che ha travolto il vicecapogruppo dei conservatori Chris Pincher e dalla raffica di dimissioni in casa Tory.

Della delegazione fanno parte, secondo la Bbc, il ministro-capo gruppo (chief whip) Tory alla Camera dei Comuni, Chris Heaton-Harris, e i ministri dei Trasporti, Grant Shapps; dell'Irlanda del Nord, Brendon Lewis; del Galles, Simon Hurt.

Il premier britannico, che i più considerano ormai spacciato, ha lasciato ancora una volta intendere di voler cercare di resistere durante un'audizione di fronte al coordinamento bipartisan dei presidenti di commissione della Camera dei Comuni. Messo sulla graticola, Johnson ha in ogni caso negato la prospettiva di elezioni politiche anticipate: "Non credo che nessuno le voglia in questo momento" di crisi globale, ha detto. "Credo invece che noi dobbiamo andare avanti, servire gli elettori e affrontare le priorità che stanno loro a cuore".













Altre notizie

Attualità