La Luna si sta restringendo, ha perso 45 metri in milioni di anni



<p>La Luna si sta restringendo: la sua circonferenza si è ridotta di oltre 45 metri come conseguenza del graduale raffreddamento del nucleo nelle ultime centinaia di milioni di anni. La conferma arriva da uno studio guidato dall’Istituto americano Smithsonian e <a href="https://iopscience.iop.org/article/10.3847/PSJ/ad1332">pubblicato </a>sulla rivista The Planetary Science Journal, che ha dimostrato che, un po’ come l’uva raggrinzisce trasformandosi in uva passa, anche il satellite della Terra ha sviluppato pieghe e faglie nei punti in cui parti di crosta lunare si scontrano l’una contro l’altra. Questo fenomeno, però, provoca terremoti e frane che costituiscono un pericolo per le future missioni umane: il continuo restringimento, infatti, ha portato a notevoli deformazioni della superficie anche nella regione del polo Sud, dove dovrebbe atterrare la missione Artemis III della Nasa.</p> <p>I ricercatori guidati da Thomas Watters hanno collegato un gruppo di faglie situate nella regione polare meridionale della Luna, recentemente individuate dal Lunar Reconnaissance Orbiter della Nasa, ad uno dei più potenti terremoti registrato oltre 50 anni fa dai sismometri posizionati durante le missioni Apollo. Proprio come avviene sulla Terra, gli eventi sismici sul nostro satellite possono essere abbastanza forti da danneggiare edifici, attrezzature e strutture realizzate dall’uomo ma, invece di durare solo pochi secondi o minuti, possono protrarsi per ore. Proprio come quello oggetto dello studio, che raggiunse magnitudo 5.0 e durò un intero pomeriggio.</p> <p>Ciò significa che i terremoti lunari possono devastare i futuri insediamenti umani. “I nostri modelli suggeriscono che terremoti superficiali capaci di produrre forti scuotimenti del terreno sono possibili”, afferma Watters. “La distribuzione globale delle nuove faglie, la possibilità che siano attive ed il rischio che formino altre faglie in seguito alla contrazione globale in corso, sono fattori che dovrebbero essere presi in considerazione – conclude il ricercatore – quando si pianifica la posizione e la stabilità dei futuri avamposti permanenti sulla Luna”.</p>









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