Addio a Merlo, il meranese che inventò il rovescio a due mani

Merano. «È morto a 91 anni Beppe Merlo, un genio del tennis italiano. Due volte semifinalista a Parigi, due volte finalista a Roma e in quattro occasioni tricolore negli anni ’50, ha avviato una...



Merano. «È morto a 91 anni Beppe Merlo, un genio del tennis italiano. Due volte semifinalista a Parigi, due volte finalista a Roma e in quattro occasioni tricolore negli anni ’50, ha avviato una delle più durature rivoluzioni del gioco: il rovescio bimane (ovvero a due mani). Meno lottatore di Fausto Gardini, da cui perse una finale da corrida al Foro Italico, meno elegante di Pietrangeli e Sirola, Giuseppe “Beppe” Merlo, resta il più amato della generazione che ha portato l’Italia al vertice del gioco tra gli anni ’50 e ’60». Così ieri la Federtennis ha annunciato la scomparsa di uno sei pionieri italiani del grande tennis, nato a Merano l’11 ottobre del 1927 e che proprio in Alto Adige, nella sua Merano, prima di trasferirsi a Bologna quando iniziò la carriera nel tennis, avviò quella che fu una rivoluzione poi diventata la norma nel tennis, ovvero il rovescio effettuato tenendo la racchetta con due mani.

«Il “gracile dongiovanni della racchetta”, in questa veste spesso protagonista delle vignette di Slawitz sul Guerin Sportivo, figlio del custode del Tennis Merano, ispirava tenerezza con quel fisico leggero, con quel tennis di anticipo e tocco esaltato dalle corde poco tese. Ma con quel rovescio arrivò due volte in semifinale al Roland Garros», prosegue così la nota della Fit. «Impugnava la Maxima Torneo - scriveva Roberto Lombardi nel suo libro “100 anni di tennis in Italia” - con la destra in alto, così da essere costretto poi a giocare il dritto a mezzo manico, traendo dal rovescio bimane, frustato senza swing, e dal dritto corto, diretto come un punteruolo, colpi accelerati ai limiti della fisica», conclude il ricordo di Beppe Merlo della Federtennis.

In carriera, Merlo ha vinto 22 titoli internazionali, i Campionati di Sicilia (’56 e 57), il torneo di Reggio Calabria (in tre occasioni) e poi a Viareggio, Ortisei, Stresa, Bologna, Venezia, Napoli e Trieste. Chiuse la carriera nel 1969, con 22 tornei vinti in singolare e 2 in doppio. Commosso il ricordo da parte di Nicola Pietrangeli: «Un gran giocatore, buono come il pane. Era un po’ chiuso, molto fortunato a poker, aveva un gran successo con le donne. In tanti hanno pianto dopo averci giocato contro... Non era un gran giocherellone, però era davvero una persona buona. È una gran perdita».

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