Ippica

Al Gran Premio di Merano il duello è Macaire-Mullins

Ieri la dichiarazione dei 13 partenti dell’edizione 2016. Manca un vero favorito, le speranze italiane affidate ad High Master e Dominato


di Simone Facchini


MERANO. Cosa può desiderare un appassionato di ippica più di una corsa senza un chiaro favorito, dalle mille variabili e dalle altrettante incognite? Potrà abbandonarsi al suo esercizio preferito fra lo studio delle linee e l'intercettazione dei sussurri della vigilia, mai così lunga e tambureggiante come quella del Gran Premio Merano che in questa 77ª rappresentazione esordisce nell'abbinamento al marchio "Alto Adige/Südtirol". Ieri la dichiarazione dei partenti ha sfornato 13 nomi: né troppi né troppo pochi, in linea con le edizioni più recenti. E una babele di protagonisti a fare da cartina tornasole alla globalizzazione di questo sport e all'internazionalità di Maia. Lo "scarto" di Le Costaud lasciato a casa da Guillaume Macaire ha aperto nuovi scenari. Nella nuova distribuzione delle ambizioni il top-trainer francese, uomo dai quattro Gran Premi e dalle infinite risorse, conserva un posto al sole: Allen Voran, spedito a Maia già qualche anno fa con alterne fortune, sarà pure un ripiego ma dal logaritmo fra rating, esperienza e monta (l'inglese James Reveley) scaturisce un verosimile protagonista.

Contraltare del francese è Alelchi Inois. Il van dall'Irlanda è partito ieri ed è atteso entro oggi a Borgo Andreina, dove i più curiosi andranno a sbirciare il fisico di questo cavallo scelto da Willie Mullins per prendersi la rivincita dalla sfortunata esperienza dell'anno scorso. Parlare di Mullins oltre il canale della Manica, dove l'ippica si spartisce con il calcio i televisori dei pub, è un po' come in Italia parlare di Ancelotti: allenatore dal serafico carisma, saggio e straordinariamente vincente. Lui arriverà all'ultimo minuto assieme al fantino Ruby Walsh, "mister 2000 vittorie". Alelchi Inois rappresenta dunque, aldilà di ogni analisi da specialista, la fascinazione. Che diventa dualismo Macaire-Mullins e allo stesso tempo, mancando di solidità granitica, apre un credito alle speranze italiane, in attesa del Messia da quando Sharstar, sette anni fa, fece sussultare le tribune. Paolo Favero ci crede, ci crede eccome in High Master, il cui percorso gli ricorda quello di Halling Joy che gli regalò il primo Merano. Ci crede pure Romano che con il suo amico di sempre e avversario di oggi Favero condivide la caccia al primato: quarto Gp da trainer l'uno, quarto da fantino l'altro. Dominato è cavallo che ha coagulato consensi dopo la promenade del Richard.

A caccia di gloria Larsen Bay per l'equipe tutta altoatesina Pirone-Taber, Nelly Darrier unica femmina della compagnia per la gloriosa Dormello, e Mighty Mambo che forse dirotterà sul Nazioni. Chiffre d'Affaires è l'altro francese, l'allenatrice Louisa Carberry che s'affida al fantino Philip Carberry, suo marito: dovesse sbagliare qualcosa, non vorremmo essere a casa loro domenica sera. Falconettei è il tedesco con cui Vovcenko e Chan anelano a un difficile bis. E poi rimangono i cechi, enigmatici come non si ricorda da quando c'era la cortina di ferro. Sono quattro, tutti targati Vana. Mazhilis e Alcydon Fan (per la proprietà italiana di Roberto Cova) viaggiano a corrente alternata; Alpha Two è apparso un po' appannato al rientro ma insegue la storia, lui trionfatore nel 2013 e '14; Fafintadenient avrebbe potuto maramaldeggiare nella Gran Siepi e invece eccolo qua, tutto da decifrare. A che gioco gioca Vana?

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