Arbitri e Federghiaccio cercano di evitare il rigore 

Hockey. La protesta, a “braccia incrociate”, dei fischietti italiani sarebbe legata a una richiesta di aumento di 10 euro a partita e si lavora a una risoluzione pacifica «per il bene dello sport»


MARCO MARANGONI


Bolzano. La querelle tra arbitri italiani di hockey e Federghiaccio sembra intravvedere sprazzi d’azzurro all’orizzonte. Lettere, documenti, botte e risposte, telefonate-fiume e prese di posizione, in realtà a questo punto rischiano solo di ingarbugliare una situazione già molto tesa. Con il Gahg (Gruppo arbitri hockey ghiaccio) sulle barricate a bloccare i campionati nazionali – mai accaduto in Italia in uno sport olimpico – contestando il blocco delle tariffe (dal 2009 non vengono aggiornate) e ritardi nei pagamenti, ma dicendosi comunque pronto al dialogo, la Federghiaccio respinge fermamente le accuse al mittente e, tramite il presidente Andrea Gios, pare disponibile ad aprire ad un «incontro già per questo fine settimana».

Come aveva annunciato Gios, ieri mattina è stata inviata alle società la comunicazione della delibera d’urgenza numero 362 datata 9 ottobre 2019 attraverso la quale, al fine di garantire la continuità dell’attività agonistica, vengono autorizzati «tecnici, dirigenti e giocatori maggiorenni tesserati presenti a sostituire gli arbitri assenti», per dirigere le partite dei campionati giovanili, della IHL Division I e della IHL Women, il campionato femminile. Una soluzione tampone che ha fatto storcere il naso a diverse società.

Il capo degli arbitri, Renzo Stenico, nel ribadire che è stato un «semplice portavoce degli arbitri» e che «la decisione di astensione non è sua», ha affermato che «la richiesta di aumento era di circa 10 euro ad arbitro/linesmen a partita».

Capi arbitri e guardalinee chiedono un aumento dei compensi, più puntualità nei rimborsi, divise con eventuali sponsor aggiornati e, a loro volta, chiedono un programma di sviluppo e reclutamento di nuovi arbitri, prima di dover lanciare un nuovo allarme, quello per “mancanza di vocazioni”.

Ieri pomeriggio il presidente della Commissione di disciplina del Gahg, Giuseppe Coceano, ha scritto una lettera ai vertici federali e, nel riassumere quanto accaduto scagionando Stenico da qualsiasi responsabilità, ha gettato acqua sul fuoco rifacendosi «ad una pacifica risoluzione per il bene e in nome dello sport».

In serata non si è fatta attendere la risposta del numero uno della Federghiaccio, che ha rimarcato la necessità – effettivamente urge per il bene di tutto l’hockey italiano – di «un programma di interventi qualificati per il miglioramento psico/fisico, tecnico e attitudinale dei singoli arbitri che preveda (...) meccanismi premianti per quelli che si preparano adeguatamente e che arbitrano correttamente».

Il presidente della Fisg, Gios, ha quindi tenuto ribadire un concetto: quello secondo il quale «a oggi, della stagione passata, a parte 8 note spese del para-ice hockey, tutte le pendenze sono state regolarizzate» e che «i ritardi del 2018 sono stati causati dalla chiusura della sede romana (riduzione di due unita lavorative in amministrazione) e del budget 2018 finito prima del termine della stagione per incremento costi».

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