Bubi imbattuto Tiago Daga è l’arma in più 

L’intervista. Trentasette anni, l’italo-brasiliano alla prima stagione  in giallorosso in passato ha vestito la maglia della nazionale azzurra Sei gol nelle prime sei gare e tanto entusiasmo: «Il club mi ha accolto alla grande, ma giocare così a singhiozzo rende tutto più difficile»



Merano. In questa stagione di A2 il Bubi Merano ha un'arma in più. Si tratta di Tiago Daga, 37enne “universale” italo-brasiliano, con un passato in A1 e anche nella nazionale azzurra, che ha portato tanta esperienza, altrettanto entusiasmo e anche diversi gol. Ne ha segnati sei nelle sei presenze disputate sinora in un campionato che ha visto i giallorossi disputare solo metà delle partite in programma. «Ci sono problematiche mai viste prima e ci troviamo ad affrontare tutto questo per la prima volta - dice Daga -. Noi stiamo cercando di fare il massimo per mantenere la forma fisica, ma il ritmo gara, che è un aspetto molto importante, purtroppo ci manca. Prima che iniziassimo la stagione sapevamo che forse ci sarebbero state queste difficoltà. Le stiamo comunque affrontando con molta serenità, senza drammi, cercando di guardare tutto con un occhio positivo».

Nonostante i tanti problemi, dovuti ai rinvii e ai conseguenti recuperi, siete ancora imbattuti.

Sinora le nostre partite sono state tutte molto combattute. Nonostante ci manchi ancora il ritmo gara, si è vista sempre una squadra molto compatta, che ha giocato con grande spirito di sacrificio. E questo ci fa ben sperare. Nei momenti difficili che si possono attraversare durante una gara, abbiamo saputo soffrire e siamo riusciti a uscirne. Siamo contenti della strada percorsa fin qui e credo che ci sia ancora un margine di miglioramento. Sono molto fiducioso.

Come si trova a Merano?

Molto bene. A livello di squadra sono stato accolto a braccia aperte, a partire dal presidente, dallo staff, dai ragazzi, che sono tutti incredibili. Quando cambi realtà c'è sempre un periodo di adattamento, ma loro sono stati fantastici. Mi sento già a casa. La città, purtroppo, l'ho conosciuta poco, perché questo virus condiziona la vita sociale, però sono rimasto colpito dal panorama e dall'accoglienza.

In campo, oltre a garantire tanta esperienza, si sta rivelando un uomo-chiave anche in zona-gol ed è stato prezioso in questo senso durante l'assenza di Vacca per infortunio.

Noi abbiamo un gioco molto verticale e Vacca è il nostro punto di riferimento. Se sono riuscito a segnare è anche merito dei ragazzi che lo hanno sostituito, come Manzoni e Ikoma, che si sono dovuti adattare da pivot e l'hanno fatto alla grande. A fare la differenza è stato l'aspetto collettivo, mentre io sono stato fortunato a poter finalizzare le nostre giocate.

Qual è l'obiettivo di questo Bubi?

È un campionato molto equilibrato e credo che il traguardo minimo sia una salvezza tranquilla. Però non ci poniamo obiettivi, perché l'ansia da prestazione può fare male. Noi lavoriamo sereni, poi ovviamente siamo ambiziosi e vogliamo fare bene, ma pensiamo a proseguire sulla nostra strada e vediamo cosa esce.

Da quanto tempo è in Italia?

Penso che questa sia la mia 17esima stagione. Mi sono trovato subito molto bene e l'Italia è diventata la mia seconda casa. Questa vita divisa tra Brasile e Italia mi piace e mi dà tanti stimoli.

Ormai ha messo radici...

Mi ritengo un gran lavoratore. Quando intraprendo certi progetti penso a dare tutto me stesso. L'avventura italiana è iniziata un po' per caso, non avevo intenzione di arrivare qui così giovane. Invece è capitato e da lì è stata sempre una nuova scoperta. Ho affrontato ogni esperienza con tanto entusiasmo, amo scoprire una nuova cultura e imparare una lingue diversa. È stimolante e spero di restare in Italia ancora per un paio di anni.

È in tutte queste stagioni ha avuto molte esperienze importanti.

Ho giocato in A1, A2 e B, vincendo qualche campionato. Ho fatto qualche presenza in nazionale, disputando diversi stage nel 2006, 2007 e 2008 e ho giocato due partite ufficiali. È stata un'esperienza importante, che tengo come uno dei ricordi più belli. Rappresentare la nazionale, anche se per poche volte, è stato un onore. Poi ho amici sparsi ovunque, e per me questo conta tanto. Mi ritengo fortunato. In Alto Adige ho trovato una realtà interessante, vedo persone umili e grandi lavoratori. Speriamo che si possa fare bene e che nel futuro, magari, si riesca a portare il Bubi in A1. Sarebbe il massimo.

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