il personaggio

Ciervo, la fantasia al potere. Con la garanzia di Bruno Conti

Il furetto che sabato scorso contro l’Ascoli ha devastato la retroguardia marchigiana con finte, controfinte accelerazioni è stato scoperto in un campetto di periferia dal campione del mondo


Filippo Rosace


BOLZANO. Mi manda Bruno Conti. E’ il biglietto da visita di Riccardo Ciervo, il furetto che sabato scorso contro l’Ascoli ha devastato la retroguardia marchigiana con finte, controfinte accelerazioni e, udite udite, duelli uno contro uno che hanno richiamato il calcio seppiato. Calcio datato ma pur sempre valido ed entusiasmante.

E come l’ex campione del mondo di Nettuno, nell’ampolla del talento del ventunenne attaccante di Latina c’è tutto l’estro e l’imprevedibilità utile a far saltare ogni dispositivo avversario. Conti ha rivisto nelle qualità di Ciervo il Conti del “futuro”… tranne il numero di maglia perché quella di Ciervo è la numero 11, cifra appiccicata addosso sin dai tempi della Polisportiva Carso.

"Ho iniziato la mia carriera nella Polisportiva Carso, a Latina, e giocavamo in un campo che non era uno dei migliori… era un campo di terra e lì mi sono fatto le ossa. Devo tutto a mister Del Prete che mi ha cresciuto fin da piccolo".

Così ebbe a dichiarare Ciervo in una intervista nella quale il ragazzo, oltre a fotografare la cantera di provincia, ha spiegato al calcio dei grandi che un nuovo enfant prodige si sarebbe ben presto saputo ritagliare un posto in copertina. Bruno Conti decise che era venuto il momento di far vestire la maglia giallorossa a quel biondo quattordicenne che “dialogava” con il pallone alla sua maniera (quella di Conti), quasi danzando con la sfera di cuoio e facendo ammattire gli avversari.

«Il mio passaggio alla Roma è arrivato dopo sei anni alla Polisportiva Carso. Ero molto emozionato di andare alla Roma perché da piccolo chiunque vorrebbe giocare con la maglia giallorossa. Il settore giovanile della Roma mi ha insegnato tanto: sono cresciuto sia come persona che come calciatore. Come punto di riferimento ho avuto Lorenzo Pellegrini, specialmente nell’ultimo periodo, che mi ha dato tanti consigli su come affrontare il mondo dei grandi. Il primo allenamento con la prima squadra è stato emozionante. Giocare a fianco di giocatori come Dzeko e Pellegrini è sempre un onore. Avevo il cuore a duemila. Non parlavo tanto, ma è stata un’emozione grandissima”.

Con la tuta della Roma, Riccardo Ciervo ha fatto tutta la trafila del settore giovanile, maturando al sole dell’idea del club che lo aveva posto in cima ai desiderata del club capitolino del futuro. Intenzioni che spinsero i dirigenti della Roma, in primis Conti, a rifiutare ogni richiesta di trasferimento del ragazzo.

Ciervo è stato un predestinato del pallone, anche se il suo percorso nella Roma non ha mai conosciuto l’esordio in prima squadra. Tante sono state le convocazioni in Europa League, unita a quella della sfida di Torino contro la Juventus (6 febbraio 2021), ma l’esordio con l’amata maglia della città non c’è mai stato. Un esordio rimandato di qualche mese e con un’altra maglia.

Sorriso che ha descritto la soddisfazione dell’imprendibile esterno una volta passato alla Sampdoria. In s rie A con i colori blucerchiati Ciervo ha messo da messo a registro 12 presenze, per poi tornare nella disponibilità della Roma che, evidentemente, aveva già cominciato a pensare al dopo Ciervo. Tornato nella capitale, Ciervo è stato immediatamente ceduto al Sassuolo che, nella passata stagione, lo ha fatto svernare prima nel Frosinone e, nel girone di ritorno, con il Venezia. 29 presenze totali che non hanno reso merito al giovane di Latina, trovando la corsia occupata da calibri più esperti. Il talento di Ciervo è ancora tutto da scoprire. Questo è stato il pensIero dominante del Ds Paolo Bravo quando decise di puntare sul ragazzo, non solo su quelle qualità garantire da Bruno Conti ma anche sull’inesauribile voglia dell’esterno di rimettersi in gioco, come fosse ancora uno degli elementi promettenti della Polisportiva Carso.













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